Nei pazienti con orticaria cronica spontanea il trattamento con dupilumab per 24 settimane ha portato a miglioramenti significativi nella gravità della malattia
Nei pazienti con orticaria cronica spontanea il trattamento con dupilumab per 24 settimane ha portato a miglioramenti significativi nei punteggi relativi alla gravità e all’attività della patologia, con un profilo di sicurezza in linea con quello già dimostrato dal farmaco. Sono i risultati dello studio di fase III LIBERTY-CSU CUPID presentati al congresso 2024 della European Academy of Dermatology & Venereology (EADV).
L’orticaria cronica spontanea è una patologia infiammatoria cronica della cute caratterizzata dalla recidiva di pomfi e/o angioedema per almeno 6 settimane. La condizione influisce sulla qualità della vita correlata alla salute attraverso sintomi fisici come lesioni cutanee e prurito, ma interferisce anche con il benessere emotivo impattando sulle attività quotidiane e le prestazioni lavorative/scolastiche dei pazienti.
«L’orticaria cronica spontanea ha un andamento cronico, con una durata che può essere anche di anni, e si manifesta clinicamente con dei pomfi cioè delle lesioni cutanee che tendenzialmente durano meno di 24 ore ma che sono associate a prurito intenso» ha spiegato a Pharmastar il prof. Angelo Valerio Marzano, Direttore della Dermatologia, Fondazione IRCCS Cà Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e membro del Direttivo della SIDeMaST. «La patologia ha una patogenesi autoimmune o auto-allergica nella maggioranza dei pazienti. Più di recente si è visto che la cosiddetta infiammazione di tipo 2, che è mediata dalle interleuchine 4 e 13, svolge un ruolo patogenetico co-ancillare nella patogenesi e dupilumab, che conosciamo bene nel trattamento della dermatite atopica, blocca proprio queste due citochine».
«Finora il gold standard del trattamento dei casi più gravi di orticaria cronica spontanea era omalizumab, un anticorpo monoclonale anti-IgE da utilizzare nei soggetti non responsivi agli antistaminici, che sono il primo step terapeutico, anche con un aumento delle dose fino a quattro compresse al giorno (off label)» ha continuato. «Tuttavia ci sono pazienti intolleranti o non responsivi all’antistaminico e a omalizumab e quindi, considerando appunto il ruolo dell’infiammazione di tipo 2 e l’efficacia provata di dupilumab nella dermatite atopica, si pensato di usare il farmaco anche nell’orticaria cronica spontanea. Al congresso abbiamo avuto i primi dati di due studi di fase III che ne hanno dimostrato l’efficacia proprio nei pazienti non responsivi agli antistaminici e a omalizumab.
Studio in pazienti sintomatici nonostante la terapia standard
Al congresso sono stati presentati gli esiti di sicurezza ed efficacia di dupilumab nello studio di fase III LIBERTY-CSU CUPID, randomizzato, controllato con placebo, della durata di 24 settimane, che ha coinvolto pazienti con orticaria cronica spontanea sintomatici nonostante l’assunzione di antistaminici H1 (fino a 4 volte la dose approvata) e naïve a omalizumab (Studio A, età ≥6 anni) oppure intolleranti/responder incompleti a omalizumab (Studio B, età ≥12 anni).
I pazienti hanno ricevuto dupilumab (300 mg) per via sottocutanea ogni 2 settimane (Studio A/Studio B: n=70/n=54) o placebo abbinato (Studio A/Studio B: n=68/n=54). Gli endpoint di efficacia includevano l’Urticaria Activity Score su 7 giorni (UAS7; intervallo 0-42; endpoint primario per l’Unione Europea e secondario chiave per gli Stati Uniti) e l’Itch Severity Score su 7 giorni (ISS7; intervallo 0-21; primario per gli Stati Uniti /secondario chiave per l’Unione Europea).
Con dupilumab miglioramenti significativi della gravità e dell’attività della patologia
Nello studio A la variazione media dei minimi quadrati (LS) alla settimana 24 rispetto al basale (dupilumab/placebo) nel punteggio UAS7 è stata di −20,5/−12,0 (P=0,0003) e nel punteggio ISS7 è stata di −10,2/−6,0 (P=0,0005).
Nello studio B, la variazione media LS alla settimana 24 rispetto al basale nel punteggio UAS7 (dupilumab/placebo) è stata di −14,4/−8,5 (P=0,0390; statisticamente significativa come endpoint primario UE; nominalmente significativa come endpoint secondario chiave USA). Il miglioramento numerico nel punteggio ISS7 alla settimana 24 (dupilumab/placebo: −7,7/−4,8) non è invece stato significativo (P=0,0449; significatività a P<0,043).
L’incidenza di eventi avversi emergenti dal trattamento per dupilumab/placebo è stata di 38 (54,3%)/40 (58,8%) nello studio A e 33 (61,1%)/29 (53,7%) nello studio B.
In conclusione, lo studio A ha raggiunto gli endpoint primari UE/USA (UAS7/ISS7) mentre lo studio B ha raggiunto l’endpoint primario UE (UAS7) ma non quello primario USA (ISS7; P=0,0449), con una tollerabilità complessiva coerente con il profilo noto di dupilumab.
Referenze
Maurer M et al. Results From Two Phase 3 Studies of Dupilumab in CSU. Presented at the 33rd Annual Congress of the European Academy of Dermatology & Venereology (EADV); Amsterdam, Netherlands; September 25–28, 2024.