Artrite psoriasica: bimekizumab efficace nei pazienti più difficili da curare


Artrite psoriasica: bimekizumab ha mostrato una risposta consistente sia nei pazienti naïve ai biologici che in quelli che hanno fallito la terapia anti-TNF

Artrite psoriasica: secondo un nuovo studio le articolazioni tumefatte sono l'indicatore migliore di sinovite rispetto a quelle che provocano dolore

Nel trattamento degli adulti affetti da artrite psoriasica la doppia inibizione dell’interleuchina 17A/F con bimekizumab ha mostrato una risposta consistente sia nei pazienti naïve ai biologici che in quelli che hanno fallito la terapia anti-TNF. L’esperienza della pratica clinica reale conferma i risultati mostrati dagli studi clinici.

Il 30% dei pazienti con psoriasi può sviluppare l’artrite psoriasica nel corso della vita e nell’84% dei soggetti con entrambe le patologie la prima precede l’insorgenza della seconda. Puntare a obiettivi di trattamento elevati e a un riconoscimento precoce dell’artrite psoriasica nei pazienti affetti da psoriasi può consentire ai dermatologi di rallentare la progressione della malattia e migliorare la qualità di vita complessiva

«Credo che noi dermatologi giochiamo un ruolo molto importante nello screening, nel trattamento iniziale e nella gestione dell’artrite psoriasica. Cinque anni è il ritardo diagnostico medio per i pazienti con artrite psoriasica, e un ritardo nell’inizio del trattamento può comportare danni articolari irreversibili con conseguente limitazione nelle attività quotidiane e riduzione della qualità della vita» ha esordito il relatore prof. Paolo Gisondi dell’Università degli Studi di Verona nel corso della sua presentazione al congresso della European Academy of Dermatology & Venereology (EADV). «Questo è il valore della nostra missione: essere una sorta di sentinelle per rilevare precocemente l’artrite psoriasica».

L’ACR50 è una valutazione dell’attività della malattia nell’artrite psoriasica, che significa un miglioramento di almeno il 50% sia nel conteggio delle articolazioni dolenti che in quello delle articolazioni gonfie, oltre a un miglioramento in tre di cinque punteggi di valutazione individuale, ovvero punteggio VAS del dolore del paziente, valutazione globale del medico, valutazione globale del paziente, misura della disabilità e livello della proteina C-reattiva di fase acuta. Raggiungere gli obiettivi di trattamento ACR50 porta a un maggiore beneficio per la qualità della vita dei pazienti.

Valutazione di efficacia e sicurezza di bimekizumab nell’artrite psoriasica
L’efficacia e la sicurezza di bimekizumab nell’artrite psoriasica sono state valutate negli studi BE OPTIMAL e BE COMPLETE. Il primo ha incluso pazienti bio-naïve mentre in BE COMPLETE sono stati arruolati pazienti che avevano fallito la terapia con gli inibitori del TNF, una popolazione quindi più difficile da trattare.

Bimekizumab è stato somministrato alla dose di 160 mg ogni quattro settimane, un dosaggio che differisce da quanto previsto per la psoriasi (320 mg). L’endpoint primario era la risposta ACR50 alla settimana 16, un obiettivo che differisce in misura significativa dall’endpoint primario ACR20 utilizzato con altri farmaci che inibiscono le interleuchine valutati nel trattamento dell’artrite psoriasica.

Risposta consistente di bimekizumab nell’artrite psoriasica
La risposta ACR50 è stata raggiunta dal 43% e dal 44% dei pazienti alla settimana 16 rispettivamente nei due studi, mentre la risposta PASI 100 dal 59%. Con bimekizumab inoltre la maggior parte dei pazienti responder ha mantenuto la risposta ACR50 alle settimane 104/100 nei due studi.

«Confrontando i risultati degli studi BE OPTIMAL e BE COMPLETE si osserva una coerenza nella percentuale di pazienti che raggiungono una risposta ACR50, il che significa che il farmaco è ugualmente efficace nei pazienti bio-naïve e in quelli che hanno fallito la terapia con TNF inibitori, più difficili da trattare» ha commentato Gisondi.

La maggior parte dei pazienti trattati con bimekizumab ha raggiunto un conteggio delle articolazioni gonfie pari a zero in 52 settimane, indipendentemente dal fatto che avessero ricevuto un trattamento biologico precedente, anche in questo caso con risultati coerenti nei due studi. Inoltre nella gran parte dei soggetti in trattamento è stato rilevato un cambiamento minimo nella progressione radiografica della malattia dalla settimana 16 alla settimana 52.

Bimekizumab è risultato generalmente ben tollerato nei trial clinici di fase II e III condotti nell’artrite psoriasica. Gli eventi avversi osservati più frequentemente sono stati nasofaringite, infezione delle vie respiratorie superiori e candidosi orale.

L’esperienza real-world dell’Università di Verona
«Per dare un’idea di quanto possa essere efficace bimekizumab nei nostri pazienti, vi presento il caso di un soggetto di 54 anni, con peso di 154 kg e indice di massa corporea (BMI) di 35 associato a sindrome metabolica, diabete, ipertensione, storia familiare di diabete e cardiopatia ischemica. Il paziente soffre anche di psoriasi con un importante coinvolgimento della schiena e degli arti superiori e inferiori. Il punteggio PASI è 38, il BSA è compreso tra 40 e 60 e le lesioni sono caratterizzate da intensa infiltrazione e desquamazione» ha spiegato Gisondi.

Il paziente presenta anche artrite psoriasica clinicamente evidente, con gonfiore ed eritema del terzo dito della mano destra, impedimento funzionale e dolore diffuso alle mani e ai piedi. È visibile anche la psoriasi ungueale, con la lamina ungueale gialla e distrofica.

A causa della presenza di psoriasi grave, il trattamento con bimekizumab è stato iniziato alle dosi raccomandate per il trattamento della psoriasi, ovvero 320 mg ogni quattro settimane. Dopo 8 settimane è stata osservata una differenza significativa nell’aspetto delle lesioni cutanee, un risultato visibile anche a livello degli arti inferiori e dell’addome, con una riduzione significativa del punteggio PASI. Dopo 6 mesi il paziente ha mostrato un miglioramento visibile e clinicamente evidente dell’interessamento ungueale e articolare. La lamina ungueale è migliorata, il gonfiore si è ridotto in misura significativa ed è migliorata anche l’estensione della cute interessata dalla malattia.

«I dermatologi sono in una posizione privilegiata per identificare precocemente l’artrite psoriasica nei loro pazienti, evitando ritardi nella diagnosi che possono portare a danni articolari irreversibili» ha concluso il relatore. «Bimekizumab è una recente aggiunta terapeutica per i pazienti adulti con artrite psoriasica, che dimostra una risposta consistente tanto nei soggetti naïve ai biologici quanto in quelli che hanno fallito la terapia con TNF inibitori valutata tramite ACR50 alla settimana 104 e 100. I risultati osservati negli studi clinici sull’artrite psoriasica sono stati replicati nella pratica clinica, inclusa la mia».

Referenze

Gisondi P. Experience with bimekizumab in psoriatic arthritis. Presented at the 33rd Annual Congress of the European Academy of Dermatology & Venereology (EADV); Amsterdam, Netherlands; September 25–28, 2024.