Pazienti anziani con infarto miocardico non fatale: ecco la terapia migliore


Anziani con infarto miocardico non fatale: un approccio invasivo con angiografia coronarica e rivascolarizzazione non offre vantaggi significativi rispetto alla terapia medica conservativa

Solo il 76% dei pazienti colpiti da infarto con dispnea o affaticamento come sintomo principale è vivo a un anno, rispetto al 94% di quelli con dolore toracico

Uno studio recente, SENIOR-RITA, ha rivelato che un approccio invasivo con angiografia coronarica e rivascolarizzazione, se necessario, non offre vantaggi significativi rispetto alla terapia medica conservativa nel ridurre il rischio di mortalità cardiovascolare o infarto miocardico non fatale nei pazienti anziani con infarto miocardico non a sopraslivellamento ST (NSTEMI). I risultati, presentati al congresso ESC24 a Londra e pubblicati sul “New England”, mostrano che, sebbene non ci siano differenze significative nel rischio di mortalità cardiovascolare, ci sono benefici in termini di riduzione degli infarti miocardici non fatali e delle rivascolarizzazioni ripetute.

Introduzione e obiettivi dello studio
Il ricercatore principale, Vijay Kunadian della Newcastle University, ha sottolineato che, nel contesto dello NSTEMI, l’obiettivo non è tanto salvare vite quanto ridurre futuri attacchi cardiaci e procedure ripetute.

Simone Biscaglia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara ha evidenziato l’importanza dello studio, che ha coinvolto una popolazione di pazienti anziani spesso esclusa dalla ricerca randomizzata. Biscaglia ha dichiarato che SENIOR-RITA è uno studio unico che ha affrontato una popolazione di pazienti spesso trascurata nella ricerca clinica, fornendo le prove necessarie per trattare meglio i pazienti anziani con NSTEMI.

Mirvat Alasnag del King Fahd Armed Forces Hospital ha aggiunto che SENIOR-RITA permette ai medici di avere conversazioni più equilibrate con i pazienti anziani riguardo ai rischi e benefici di una strategia invasiva. Questo studio offre dati di alta qualità che possono guidare le decisioni cliniche, permettendo ai medici di proporre strategie invasive con maggiore sicurezza.

Alasnag ha affermato che i pazienti anziani con NSTEMI, come quelli di SENIOR-RITA, sono generalmente trattati con terapia medica a causa della mancanza di dati, ma ora i medici possono avere una “conversazione equilibrata” con i pazienti sui rischi e benefici di una strategia invasiva con PCI.

Risultati principali e implicazioni cliniche
SENIOR-RITA ha coinvolto 1.518 pazienti con un’età media di 82 anni, di cui il 45% donne, randomizzati tra una strategia invasiva e una terapia medica. I pazienti sono stati trovati nei reparti di emergenza, nelle unità di ammissione medica e nei reparti di cardiologia, medicina e geriatria negli ospedali PCI e non PCI.

I risultati hanno mostrato che, sebbene non ci siano differenze significative nel rischio di mortalità cardiovascolare, c’è una riduzione del 25% del rischio di infarto miocardico non fatale e una significativa riduzione delle rivascolarizzazioni ripetute con la strategia invasiva. Nel braccio invasivo, il 90,3% dei pazienti è stato sottoposto ad angiografia e il 49,9% di questi è stato sottoposto a PCI.

Commenti degli esperti e considerazioni finali
Robert Byrne del Mater Private Network ha definito SENIOR-RITA uno studio negativo basato sull’endpoint primario, ma ha riconosciuto la chiara riduzione degli infarti miocardici. Kunadian ha concordato, sottolineando che la qualità della vita tende a diventare più importante della quantità con l’avanzare dell’età, rendendo la libertà dagli eventi e il ricovero in ospedale cruciali.

Kunadian ha affermato che i risultati di SENIOR-RITA sono stati discussi con i pazienti e i loro familiari, e che la maggior parte dei pazienti ha scelto di sottoporsi a una strategia invasiva per evitare ulteriori infarti miocardici e procedure di rivascolarizzazione.

Alasnag ha avvertito che i risultati non si applicano a tutti i pazienti anziani e che ulteriori dati titoli shock
sarebbero utili per comprendere meglio lo studio. Ha sottolineato che i pazienti avevano un punteggio medio GRACE di 135, quindi non è chiaro come se la caverebbero quelli con un punteggio più alto.

Inoltre, ulteriori dati sul punteggio SYNTAX e sulla complessità della malattia dei pazienti randomizzati sarebbero benvenuti. Biscaglia ha aggiunto che la tempistica e la completezza della rivascolarizzazione sono fattori importanti da considerare. Ha osservato che i pazienti rivascolarizzati nel braccio invasivo sono stati sottoposti a PCI mediana 5 giorni dopo il ricovero per NSTEMI, e questo potrebbe spiegare i risultati. Inoltre, solo il 30% dei pazienti con malattia multivasale in SENIOR-RITA è stato trattato con PCI multivasale.

Conclusioni e prospettive future
In conclusione, SENIOR-RITA ha dimostrato che una strategia invasiva può ridurre il rischio di infarto miocardico non fatale e rivascolarizzazione ripetuta nei pazienti anziani con NSTEMI, offrendo ai medici dati preziosi per prendere decisioni informate. Questo studio rappresenta un passo avanti significativo nella gestione dei pazienti anziani con NSTEMI, fornendo prove concrete che possono migliorare la qualità della vita di questi pazienti complessi e spesso trascurati.

Bibliografia
Kunadian V, Mos sopH, Shields C, et al. Invasive Treatment Strategy for Older Patients with Myocardial Infarction. N Engl J Med. 2024 Sep 1. doi: 10.1056/NEJMoa2407791. Epub ahead of print. leggi