Autonomia differenziata: ecco cosa ha deciso la Corte Costituzionale


Autonomia differenziata: la Corte Costituzionale accoglie parzialmente i ricorsi delle Regioni rimandando al Parlamento alcune disposizioni specifiche

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La Corte Costituzionale ha parzialmente accolto il ricorso presentato da Puglia, Toscana, Sardegna e Campania contro la legge sull’autonomia differenziata per le regioni a statuto ordinario.

Pur ritenendo legittimo il principio di concedere alle regioni maggiore autonomia, la Corte ha dichiarato incostituzionali alcune disposizioni specifiche.

In particolare, sono stati ritenuti illegittimi elementi della legge che consentirebbero trasferimenti generici di competenze, deleghe legislative senza criteri chiari per i LEP (livelli essenziali di prestazioni) e la facoltà, invece dell’obbligo, per le regioni di contribuire agli obiettivi di finanza pubblica, rischiando di indebolire l’unità nazionale.

La Corte ha inoltre ribadito che l’autonomia differenziata deve rispettare i principi di sussidiarietà e solidarietà, migliorando l’efficienza dei servizi pubblici e garantendo equità tra le regioni. Ora il Parlamento dovrà intervenire per modificare le parti della legge giudicate incostituzionali e garantirne la funzionalità in conformità ai principi costituzionali.

Ecco una sintesi dei punti principali relativi alle disposizioni ritenute incostituzionali dalla Corte Costituzionale sulla legge sull’autonomia differenziata:

-Trasferimento di competenze: deve riguardare funzioni specifiche, non intere materie, e deve essere motivata dal principio di sussidiarietà.

-Delega legislativa sui LEP: la delega al Governo per determinare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) manca di criteri chiari, riducendo il ruolo del Parlamento.

-Aggiornamento dei LEP tramite DPCM: il metodo di aggiornamento tramite decreto del Presidente del Consiglio è stato considerato inadeguato.

-Procedura temporanea per i LEP: l’uso della procedura di bilancio del 2023 per stabilire i LEP, in attesa di decreti legislativi, è stato ritenuto incostituzionale.

-Aliquote di compartecipazione: la possibilità di modificare aliquote per finanziare funzioni trasferite rischia di premiare le regioni meno efficienti.

-Obblighi di finanza pubblica: la facoltatività, invece dell’obbligatorietà, nel partecipare agli obiettivi di finanza pubblica riduce i vincoli di solidarietà nazionale.

-Estensione a regioni a statuto speciale: estendere la legge alle regioni a statuto speciale è incostituzionale, poiché devono seguire le procedure dei loro statuti.

LE REAZIONI

Le reazioni della politica non si sono fatte attendere. “Qualche mese fa Salvini mi ha detto che l’autonomia è prevista in Costituzione e che me ne avrebbe regalata una. Rispondo che può tenersela e magari regalarla a Meloni, affinché se la leggano insieme – dice la segretaria del Pd, Elly Schlein, dal palco del Teatro Bertolt Brecht di Perugia – Bastava leggere la Costituzione per evitare questo ennesimo flop”. 

“Un importante stop all’autonomia differenziata: l’Italia è una – scrive sui social Giuseppe Conte – Abbiamo combattuto in Parlamento (prendendo anche pugni), nelle piazze a suon di firme, con la nostra Governatrice Alessandra Todde, che si è vista accogliere i motivi del ricorso. Oggi la Corte Costituzionale frena il progetto di autonomia con cui Meloni, Salvini e Tajani volevano fare a pezzi il tricolore e la nostra unità”.

“La Consulta- aggiunge- ha bocciato la riforma in tanti punti cardine: nella determinazione dei Lep con Dpcm del governo esautorando il Parlamento, nella previsione di trasferire intere materie e non specifiche funzioni legislative, nei criteri di finanziamento delle funzioni trasferite, nella violazione dei vincoli di solidarietà nel concorrere agli obiettivi di finanza pubblica, nell’incapacità di distinguere Regioni a statuto ordinario e Regioni a statuto speciale e in tante altre questioni che smantellano l’impianto complessivo e i più specifici pilastri del malsano progetto autonomistico perseguito dal governo. L’Italia è una e solidale, la difenderemo sempre, con la massima determinazione. Con la più intensa passione. Se ne facciano una ragione”.

“La decisione della Corte costituzionale ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull’autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione – si legge in una nota il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli – Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare. La stessa Corte nel suo comunicato invita ad assicurare la piena funzionalità della legge e riconosce che l’autonomia differenziata ‘deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini’. Sono esattamente gli obiettivi che vogliamo realizzare e che realizzeremo. Detto ciò, la sentenza non incide sul lavoro che stiamo portando avanti con i negoziati avviati con le regioni, che proseguiranno nelle prossime settimane”.