Un equilibrio fragile in “Pantanal, il Brasile selvaggio” e un viaggio nel cuore della Sicilia con “Enna e i Monti Erei, figli della terra” stasera su Rai 5
Un labirinto di fiumi e paludi, il Pantanal è la più grande zona umida del mondo e offre un eden per la fauna selvatica. Lo racconta il doc “Pantanal, il Brasile selvaggio”, in onda domenica 17 novembre alle 21.15 in prima visione su Rai 5. Giaguari, tapiri, caimani, lontre giganti o ara giacinto, ogni specie svolge una funzione di regolazione o rigenerazione del biotopo. E quando uno di essi scompare, un’intera parte dell’ecosistema crolla. Da diversi decenni gli scienziati cercano di allertare le autorità e la comunità internazionale sull’importanza di preservare questo fragile equilibrio. Raccomandano di conservare le piante endemiche per combattere meglio gli incendi devastanti e per controllare meglio lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento estendendo le aree protette oltre il 2 per cento del territorio attualmente protetto.
A seguire, c’è una Sicilia più intima, dalle origini antichissime, meno nota, ma sempre autentica e accogliente. È la Sicilia interna, molto meno conosciuta delle città sul mare, ma contenitore altrettanto prezioso di identità, storia, sapori, arte, miti, cultura. Enna e i comuni limitrofi sono, infatti, un patrimonio culturale unico al mondo. Luoghi al centro del doc di Vincenzo Saccone “Enna e i Monti Erei, figli della terra”, in onda domenica 17 novembre alle 22.10 in prima visione su Rai 5. Arrampicata sui monti Erei, Enna, edificata a quasi mille metri d’altitudine, oggi è il capoluogo di provincia più alto d’Italia. Roccaforte di tutti i dominatori dell’isola (romani, bizantini, arabi, normanni, svevi, aragonesi), era definita dai romani “Urbs inespugnabilis”, città inespugnabile. Situata al centro della Sicilia, nei luoghi di Rocca di Cerere Unesco Global Geopark – un’area geografica di particolare valore geologico – è chiamata anche il belvedere dell’isola, per le sue terrazze affacciate sull’intero territorio siciliano. I suoi paesaggi affascinarono anche il giovane Andrea Camilleri che qui passò la sua adolescenza e qui ambientò la prima indagine di Montalbano.
Qui nasce il mito di Kore, ovvero Persefone, che trascorreva sei mesi all’anno nel regno dei morti con Ade per tornare in primavera sulla Terra dalla madre Demetra (dea della terra e della fertilità), facendo rifiorire la terra al suo passaggio. Il legame di Kore con la Sicilia e in particolare con Enna è simbolo dell’importanza di preservare le proprie radici e la propria identità culturale.
Di matrice rurale e contadina, la storia del passato, più che attraverso i monumenti o i reperti archeologici, si tramanda attraverso le aziende che producono quello che si faceva già duemila anni fa. Come quelle riunite in un consorzio per la valorizzazione delle eccellenze locali, grazie al progetto Kore Siciliae. Sono imprese giovani e coraggiose, portate avanti da persone che hanno deciso di restare, o di ritornare, in una terra abbandonata da molti, scommettendo sul patrimonio ereditato da genitori e nonni, a cui apportano l’innovazione necessaria. Donne e uomini che ormai da anni tengono duro per dare valore a questo angolo della Sicilia mantenendo l’alta qualità dei prodotti con la loro proposta ecosostenibile e salvaguardando la biodiversità: dai grani siciliani al formaggio (espressioni millenarie di questa terra), passando per la carta, i gioielli, il restauro, l’arte e l’artigianato mantenendo gli antichi metodi di lavorazione.
Donne e uomini con tanta, tanta voglia di fare e sempre con un forte sentimento di rispetto del loro territorio. In una sfida continua con sé stessi nel nome del sogno coltivato fin da bambini, del rapporto intimo con i luoghi e della difesa, con forza e con orgoglio, delle proprie origini. Figli della terra che preservano la terra come valore da cui partire per rilanciare l’economia di un territorio, seguendone il ritmo.