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Un libro ricostruisce la vita di San Giovanni Gualberto

festa del libro

In occasione del 950° anniversario della morte di San Giovanni Gualberto, monaco fiorentino dell’XI secolo, un libro ricostruisce la vita del Santo

In occasione del 950° anniversario della morte di San Giovanni Gualberto, monaco fiorentino dell’XI secolo, tre monaci vallombrosani, don Marco Mizza, suor Lea Montuschi e don Alessandro Paradisi ricostruiscono la vita del Santo che fu una delle più importanti figure del monachesimo medievale. Gli autori hanno saputo evidenziare l’ideale del Riformatore e la carica dirompente delle sue scelte più significative.

Di fronte a consuetudini della società e della chiesa del suo tempo contrarie al vangelo, Giovanni Gualberto non esita a compiere gesti coraggiosi e controcorrente: anziché vendicarsi, perdona l’uccisore di un suo parente e persevera nella scelta monastica nonostante l’opposizione paterna; denuncia pubblicamente vescovo e abate simoniaci; distrugge le proprietà dei suoi monaci quando non conformi alla povertà evangelica, per lui irrinunciabile… Il ritorno alla povertà che emerge periodicamente nella vita di persone e comunità cristiane, è infatti un punto cruciale per Giovanni Gualberto: povertà come prossimità e aiuto ai poveri, che richiede lotta serrata contro ogni rischio di accumulo indebito di denaro e di beni. Egli precorre in questo la radicalità di Francesco di Assisi e anticipa una delle esigenze primarie della Chiesa del Vaticano II, di cui papa Francesco, a partire dalla scelta del nome, si è fatto portavoce e promotore concreto.

C’è un altro elemento che gli autori documentano, cogliendone la portata storico-profetica nel tempo in cui visse: la denuncia e la lotta contro la corruzione del clero e la simonia. Questo gli costò l’abbandono della tranquillità del monastero e l’approdo a un luogo sperduto e desolato dell’appennino toscano: tale era Vallombrosa quando egli vi giunse.

Più volte Giovanni Gualberto, che pure riconosceva esplicitamente l’autorità della chiesa e dei pastori, si trovò ad assecondare la ribellione alla corruzione dei ministri di Dio da parte della gente semplice, in qualche modo incrementando la coscienza civica che in quegli anni stava maturando, ponendo le basi alla nascita dei Comuni, contro lo strapotere politico dell’impero da una parte e il potere assoluto del papato dall’altro che a sua volta, per poter difendere la libertà della chiesa, finiva con l’affermare un proprio potere anche politico, superiore a quello dell’imperatore.

Nel suo impegno di riforma, Giovanni Gualberto non fu solo: numerosi monaci e membri del clero si affidarono a lui e lo seguirono, mentre movimenti popolari ampiamente diffusi come i patarini (che si rivolsero a lui e ai suoi monaci in un momento particolarmente drammatico) e i catari in altri luoghi e in contesti diversi, combattevano la medesima battaglia di purificazione e rinnovamento.

Scrive Marco Vannini nella prefazione: «A distanza di più di un millennio dalla vita di San Giovanni Gualberto e dalle vicende ad essa legate, è lecito chiedersi cosa di davvero significativo ne resti, ai giorni nostri. Nell’opera del fondatore di Vallombrosa c’è qualcosa di particolare che possa esser fonte di ispirazione nella realtà del ventunesimo secolo? La risposta a questa domanda è, a modesto parere di chi scrive, assolutamente positiva. (…) Detto in breve: non dobbiamo paragonare l’opera di san Giovanni Gualberto nella Chiesa dei secoli X-XI a quella che potrebbe essere esemplare per la Chiesa di oggi, bensì a ciò che può insegnare per la società intera del nostro tempo. La Chiesa del medioevo coincideva infatti con la società intera, mentre la Chiesa dei nostri giorni ne è solo una piccola parte, per cui è corretto pensare all’esempio del santo toscano in rapporto non a questa, ma all’intera società. Se si opera questo mutamento di prospettiva, allora possiamo senza sforzo constatare come il carisma di san Giovanni Gualberto e dei Vallombrosani sia assolutamente attuale

Alessandro Paradisi, Lea Montuschi e Marco Mizza sono tre monaci vallombrosani dediti agli studi di spiritualità e agiografia vallombrosana.

Marco Vannini è il maggior studioso italiano della mistica tedesca, pre- e post-protestante, traduttore di Eckhart, della Teologia tedesca, di Valentin Weigel, Sebastian Franck, ecc. In questa stessa Collana ha pubblicato Contro Lutero e il falso evangelo (2017) e curato (con Giovanna Fozzer) Seicento distici di sapienti di Daniel von Czepko, Il pellegrino cherubico di Angelus Silesius (2018) e Scritti religiosi di Hans Denck (2019).

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