La Danimarca tassa le flatulenze delle mucche e il Veneto si preoccupa. Per il consigliere regionale Joe Formaggio (FdI) “è una misura che rasenta il dogmatismo ambientalista”
La tassa la impone la Danimarca, ma spaventa il Veneto. Si tratta di una tassa che, dal 2030, si applica alle emissioni di gas serra del settore agricolo, in particolare quelle derivanti dalle flatulenze delle mucche. E questo, appunto, desta “forte preoccupazione” in Veneto. Perché “questa proposta, che prevede un costo di 120 corone (circa 16 euro) per tonnellata di CO2 nel 2030 e che salirà a 300 corone (circa 40 euro) nel 2035, rappresenta un precedente pericoloso che potrebbe ispirare politiche simili anche in Italia e in Europa”, avverte il consigliere regionale veneto di Fratelli d’Italia, Joe Formaggio. Che bolla la cosa come “una misura che rasenta il dogmatismo ambientalista, una visione ideologica che, invece di promuovere vere soluzioni per la sostenibilità, si traduce in un sabotaggio al settore zootecnico, penalizzando in particolare gli allevatori. È un attacco diretto al lavoro di chi ogni giorno garantisce cibo di qualità sulle nostre tavole, un esempio lampante di come l’ambientalismo estremo possa trasformarsi in una vera e propria guerra economica contro chi produce”. Il Veneto è una regione agricola “per eccellenza, con una lunga tradizione di allevamenti di qualità” e potrebbe accusare molto il colpo “se simili politiche arrivassero anche in Italia”. E comunque, avvisa Formaggio, “tassare le flatulenze delle mucche non solo incrementerà i costi di produzione, ma creerà un divario competitivo con i mercati esteri, mettendo a rischio la sopravvivenza delle nostre aziende agricole e zootecniche”. Formaggio ricorda che gli allevatori, “già oggi, stanno investendo in tecnologie e pratiche innovative per ridurre le emissioni. Penalizzarli con ulteriori tasse, invece di premiarli per il loro impegno, significa compromettere la sostenibilità economica di un settore strategico e minacciare la nostra sovranità alimentare”.
Formaggio ricorda anche le affermazioni del senatore Luca De Carlo (Fdi), presidente della commissione Agricoltura del Senato, che sul tema ha affermato che l’idea di tassare il settore agricolo “è miope e ingiusta: tassare le flatulenze delle mucche è un esempio di dogmatismo che si traduce in un sabotaggio ai nostri allevatori; si sta lavorando con il registro dei crediti di carbonio per agevolare le imprese agricole che trattengono la CO2 e per invertire la narrazione di un’agricoltura inquinatrice. Gli agricoltori non sono il problema, ma la soluzione, e vanno premiati per il loro impegno e il loro ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, e continueremo a lavorare per bloccare proposte simili e per costruire un’agricoltura sostenibile che sia una risorsa per il Paese”. Questa tassa, “che può sembrare uno scherzo- conclude Formaggio- in realtà è un attacco frontale al nostro settore primario e un chiaro esempio di come l’ideologia possa superare la logica. Ribadisco il mio impegno a difendere i nostri allevatori e agricoltori: la strada da percorrere è quella della collaborazione e del supporto, non quella delle tasse punitive. Difenderò sempre il diritto dei nostri produttori di lavorare con dignità e senza essere vessati”.