Il dodicesimo e ultimo appuntamento della rassegna FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea è dedicato al lavoro di Giacinto Cerone
Il dodicesimo e ultimo appuntamento della rassegna FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea è dedicato all’opera Senza titolo (1994) di Giacinto Cerone (Melfi, 1957 – Roma, 2004).
La ceramica rappresenta, per Giacinto Cerone, una delle espressioni fondamentali della ricerca scultorea manifestando pienamente l’adesione a una volontà anti-monumentale del linguaggio e a una pratica gestuale intensa e allo stesso tempo equilibrata. Partendo da un blocco geometrico cavo in terra cruda, ovvero da un elemento caratterizzato da geometrie primarie e dalla netta compattezza, l’artista interviene con una travolgente performatività, sottoponendo la materia a torsioni, fenditure, lacerazioni e frammenti. Opera con frenesia e irruenza adoperando le proprie mani o ricorrendo a strumenti come bastoni e tubi: numerose le riprese video che documentano il lavoro svolto sulla terracotta e sul gesso, materiali privilegiati.
Guardando a maestri come Leoncillo Leonardi, Lucio Fontana o Giuseppe Spagnulo, Cerone interpreta la lezione informale dirigendosi verso il più estremo dei contrasti, quello tra la carnalità ferita del corpo scultoreo e la brillantezza delle superfici smaltate. Un rosso vivido, sanguinolento, caratterizza un ampio ciclo di produzioni, giungendo anche a blocchi di grandi dimensioni letteralmente torturati eppure fiammanti come carrozzerie.
L’obiettivo dichiarato dell’artista è quello di rendere visibile e immediata, quasi fossile, l’energia del gesto che plasma, capace di creazione e distruzione, fino a mostrare il lato interno e vuoto della massa scultorea. A questo si aggiunge il tentativo di stabilire un equilibrio tra la verticalità – evidente nel frequente ricorso alla forma della stele – e la caduta, la rovina, alla stregua dell’ultimo Michelangelo della Pietà Rondanini.
L’opera è stata realizzata nella Bottega d’Arte Ceramica Gatti di Faenza.