Idrosadenite suppurativa sotto controllo con ruxolitinib topico


Con ruxolitinib topico buon controllo dell’idrosadenite suppurativa dopo 32 settimane di trattamento secondo nuovi risultati

I pazienti con idrosadenite suppurativa, una malattia dermatologica che può portare a enormi sofferenze fisiche e psicologiche, hanno un maggior rischio di sviluppare una artrite infiammatoria

Nei pazienti con idrosadenite suppurativa da lieve a moderata il trattamento topico con la crema a base di ruxolitinib è risultato molto attivo in uno studio clinico randomizzato di fase II, la cui fase di estensione in aperto ha mostrato che altre 16 settimane di terapia al bisogno hanno portato oltre l’80% dei pazienti a raggiungere l’endpoint primario.

«La crema a base di ruxolitinib potrebbe essere un nuovo approccio per rispondere a un’esigenza medica insoddisfatta nel trattamento dell’idrosadenite suppurativa più lieve, per la quale non esistono trattamenti attualmente approvati» ha riferito al congresso della European Academy of Dermatology & Venereology (EADV) la relatrice Martina Porter, professore associato di dermatologia presso la Harvard Medical School e il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston.

Valutazione del mantenimento dei benefici con ruxolitinib topico
Nel precedente periodo randomizzato in doppio cieco della durata di 16 settimane di uno studio di fase IIb, 69 adulti con idrosadenite da lieve a moderata sono stati randomizzati all’applicazione due volte al giorno di ruxolitinib topico all’1,5% o una crema veicolo per 16 settimane. I nuovi risultati provengono dal periodo di estensione in aperto, nel quale i partecipanti sottoposti al veicolo sono passati a ruxolitinib topico nelle successive 16 settimane.

I criteri di eleggibilità allo studio includevano una malattia di stadio I o II di Hurley senza tunnel drenanti, un conteggio di ascessi o noduli infiammatori (AN) pari a tre lesioni concentrate in una singola area anatomica o fino a 10 lesioni se disseminate in più aree. Il conteggio AN mediano dei pazienti arruolati era 5,4.

In entrambi i periodi, ai partecipanti è stato raccomandato di applicare il farmaco sui noduli e su un’area di 1 cm di cute circostante, mentre il trattamento al bisogno era consentito solo nella fase di estensione, senza possibilità di rescue therapy. L’obiettivo dell’estensione in aperto era valutare la durata del mantenimento dei miglioramenti conseguiti.

Endpoint primario raggiunto da oltre l’80% dei pazienti a 32 settimane
La percentuale di pazienti inizialmente randomizzati alla crema attiva che hanno raggiunto l’endpoint primario di risposta AN50, relativa a una riduzione di almeno il 50% nella conta AN rispetto al basale, è lievemente aumentati spassando dal 79,2% alla fine delle 16 settimane all’81,0% alla fine delle 32 settimane, dimostrando che i benefici registrati nella fase randomizzata dello studio sono stati mantenuti durante l’estensione in aperto.

Nei partecipanti assegnati al veicolo si è verificata una risposta AN50 nel 56,3% dei casi durante la parte randomizzata dello studio, cresciuta notevolmente dopo lo switch a ruxolitinib topico nella fase di estensione (88,5% alla settimana 32).

Le risposte AN75 alla settimana 32 sono state rispettivamente del 66,7% e del 61,5% nel braccio continuo e nel braccio crossover. La percentuale di pazienti che ha raggiunto una risposta AN90 o ​​AN100, quindi con pelle completamente o quasi senza lesioni, è stata rispettivamente del 19% e del 38,5% nei bracci di trattamento continuo e crossover.

Uno degli endpoint secondari era la risposta clinica HS50, corrispondente a una riduzione di almeno il 50% nel conteggio AN senza aumento di ascessi o fistole drenanti. A 32 settimane, le percentuali di pazienti che hanno raggiunto questo obiettivo sono state rispettivamente dell’81,0% e dell’88,5% nei bracci di trattamento continuo e crossover. La riduzione media dei punteggi dell’International HS Severity Scoring System rispetto al basale è stata rispettivamente di 4,1 e 4,5.

Il profilo di sicurezza e tollerabilità della crema di ruxolitinib è stato piuttosto buono, secondo Porter, che ha osservato come si siano verificati meno eventi avversi correlati al trattamento nell’estensione in aperto. Nel complesso il numero di questo effetto collaterale è stato del 3,6%, con una bassa percentuale (1,8%) di reazioni al sito di applicazione che hanno portato all’interruzione.

«Anche se sta aumentando la disponibilità di terapie approvate per l’idrosadenite suppurativa, sono state tutte sviluppate per le forme da moderata a grave» ha sottolineato la relatrice. «C’è un gruppo considerevole di pazienti con malattia lieve per i quali tali trattamenti, come i farmaci biologici, potrebbero non essere giustificati anche se è necessario intervenire per alleviare la sintomatologia. Considerata questa esigenza insoddisfatta, sono giustificati gli studi di fase III per confermare i benefici e la sicurezza di una terapia topica che può essere utilizzata secondo necessità per controllare le riacutizzazioni intermittenti dell’idrosadenite».

Ruxolitinib topico è attualmente approvato negli Stati Uniti per il trattamento della vitiligine non segmentale e della dermatite atopica da lieve a moderata nei pazienti di almeno 12 anni di età. In Europa è autorizzato per il trattamento della vitiligine non segmentale con coinvolgimento facciale nei pazienti di età ≥12 anni.

Referenze

Porter ML et al. Ruxolitinib cream for mild-to-moderate hidradenitis suppurativa: 32-week data from a randomized phase 2 study. Presented at the 33rd Annual Congress of the European Academy of Dermatology & Venereology (EADV); Amsterdam, Netherlands; September 25–28, 2024.