Spondilite anchilosante: più continuità terapeutica con anti-TNF


Spondilite anchilosante: l’impiego a lungo termine degli anti-TNF si accompagna a bassi tassi di interruzione della terapia

Nei pazienti con spondilite anchilosante, il trattamento con tofacitinib induce un miglioramento più tempestivo e consistente della fatigue

I risultati di uno studio di coorte retrospettivo, pubblicato su BMC Rheumatology, hanno documentato la presenza di bassi tassi di interruzione del trattamento a lungo termine tra i pazienti con spondilite anchilosante (SA) sottoposti a terapia di prima linea con un farmaco anti-TNF per almeno 2 anni. Lo studio ha anche osservato che i fattori predittivi di sospensione del trattamento variavano a seconda delle cause.

Razionale e obiettivi dello studio
Ad oggi, sono stati approvati sei agenti anti-TNF per il trattamento della SA: adalimumab, etanercept, infliximab, golimumab e certolizumab. Nonostante i benefici di questi agenti anti-TNF nel controllare l’infiammazione e i sintomi, la loro efficacia e la persistenza in terapia può variare, con alcuni pazienti che vanno incontro a fallimento terapeutico, eventi avversi o interruzione del trattamento per vari motivi.

La misurazione della persistenza del farmaco, ovvero il tempo che intercorre tra l’inizio del trattamento e la sua interruzione, offre indicazioni essenziali sulla sua sicurezza ed efficacia. In generale, i tassi di persistenza in terapia con i farmaci anti-TNF tendono ad essere più elevati nei pazienti con SA rispetto a quelli con artrite reumatoide (AR).

La presa d’atto, alla luce di osservazioni già presenti in letteratura, dell’esistenza di una variabilità individuale nella persistenza in terapia con questi farmaci ha naturalmente portato ad un maggiore interesse nella comprensione dei fattori associati alla risposta agli agenti anti-TNF.

Diversi fattori sono emersi come predittori di una risposta favorevole al trattamento con anti-TNF e di un miglioramento dei tassi di sopravvivenza. Tra questi abbiamo il sesso maschile, la giovane età, livelli elevati al basale di marcatori infiammatori, una durata più breve della malattia, la positività all’antigene leucocitario umano (HLA)-B27  e lo status di non fumatore. Tuttavia, l’applicabilità di questi studi precedenti è stata limitata, a causa dei periodi di osservazione relativamente brevi.

Pertanto, l’obiettivo di questo studio è stato quello di esplorare e identificare i fattori associati alla causa specifica di interruzione dopo un trattamento a lungo termine con agenti anti-TNF di prima linea in pazienti affetti da SA.

Disegno dello studio e risultati principali
Per questo studio, i ricercatori hanno attinto ai dati dalle cartelle cliniche di pazienti con spondilite anchilosante sottoposti a terapia di prima linea con adalimumab, etanercept, infliximab o golimumab dal 2004 al 2018.
L’outcome primario dello studio si è concentrato sulle ragioni dell’interruzione degli agenti anti-TNF, specificamente classificate in remissione clinica, perdita di efficacia, eventi avversi (AE) e altri fattori. Gli outcome secondari includevano la durata del trattamento e i fattori che influiscono sulla persistenza  in terapia con il farmaco.

Nell’analisi finale sono stati inclusi 429 pazienti, di cui l’età media era di 32,1 anni e l’88,8% erano uomini. I sintomi della spondilite anchilosante avevano una durata mediana di 10,4 anni.
Etanercept rappresentava il farmaco anti-TNF più frequentemente prescritto (41,0%), seguito da adalimumab (28,2%), infliximab (20,8%) e golimumab (10,0%). La durata mediana del trattamento era pari a 10,6 anni, con il 24% di tutti i pazienti che hanno interrotto la terapia di prima linea durante il periodo di osservazione a causa della perdita di efficacia (34,9%), della remissione clinica (30,1%), di altri motivi (20,4%) o degli effetti collaterali (14,6%).

Dai risultati è emerso che la persistenza in terapia con il farmaco prescritto differiva a seconda dell’anti-TNF impiegato, risultando pari a 10,2 anni con adalimumab, a 13,5 con etanercept, a 10 con infliximab  e a 7,7 anni con golimumab 7,7 anni (P < 0,001).

L’uveite si verificava più frequentemente tra i pazienti trattati con etanercept (51,7%) rispetto ad adalimumab (37,2%), infliximab (40,5%) o golimumab (23,3%; tutti P = 0,003).

I motivi dell’interruzione variavano a seconda dell’agente anti-TNF (P =0,005). Adalimumab è stato interrotto principalmente a causa della remissione clinica (45,2%). Etanercept e infliximab sono stati interrotti principalmente per perdita di efficacia, con percentuali rispettivamente del 38,0% e del 68,4%. Golimumab è stato interrotto principalmente a causa della remissione clinica (66,7%).

Punteggi più elevati dell’indice di attività della malattia della spondilite anchilosante (BASDAI) al basale sono risultati associati ad un rischio maggiore di interruzione per perdita di efficacia ( hazard ratio [HR]:1,31; IC95%:1,04-1,65; P = 0,023). Inoltre, l’età avanzata era correlata ad un rischio maggiore di interruzione del trattamento a causa di AE correlate alle infezioni (HR:1,07; IC95%: 1,02-1,12; P = 0,005). I pazienti che fumavano avevano maggiori probabilità di interrompere il trattamento per altri motivi (HR: 6,22; IC95%: 1,82-21,28; P = 0,004).

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici intrinseci del lavoro, quali il disegno osservazionale monocentrico, la presenza di bias dovuti alle politiche di rimborso locali e la mancata considerazione degli aggiustamenti della dose e delle condizioni extra-muscoloscheletriche.

Ciò premesso, nel complesso i ricercatori hanno sottolineato come lo studio, condotto su 429 pazienti affetti da SA in trattamento di prima linea con anti-TNF per almeno due anni riveli un tasso favorevole di persistenza in terapia a lungo termine con i farmaci anti-TNF, con un tasso di interruzione del 24,0% su un periodo complessivo di 10,6 anni.

I predittori per l’interruzione differiscono per causa, evidenziando la complessità della risposta al trattamento e sottolineando la necessità di approcci personalizzati alla gestione del trattamento.
Sono necessari, a questo punto, studi ulteriori per scoprire i meccanismi alla base di queste interruzioni del trattamento e per perfezionare le strategie per ottimizzare i risultati dei pazienti nell’ambito del trattamento della SA.

Bibliografia
Nam B et al. Factors associated with cause-specific discontinuation of long-term anti-tumor necrosis factor agent use in patients with ankylosing spondylitis: a retrospective cohort study. BMC Rheumatol. Published online August 30, 2024. doi:10.1186/s41927-024-00410-w
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