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Artrite psoriasica: bimekizumab agisce prima di tutti sui sintomi

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Artrite psoriasica: bimekizumab è efficace rapidamente sui sintomi e migliora la qualità di vita secondo un’analisi post-hoc degli studi BE-OPTIMAL e BE-COMPLETE

I risultati di un’analisi post-hoc di due trial registrativi hanno dimostrato che, nei pazienti affetti da artrite psoriasica attiva (PsA), è possibile ottenere miglioramenti significativi e rapidi dei sintomi riferiti dal paziente (PRO) e una maggiore qualità di vita correlata alla salute (HRQOL) grazie al trattamento con bimekizumab, inibitore di IL-17A e IL-17F. L’analisi è stata pubblicata recentemente su RMD Open.

Obiettivi e disegno dell’analisi post-hoc
I ricercatori hanno condotto un’analisi post-hoc per valutare gli effetti di bimekizumab sottocute sui sintomi riferiti dal paziente e sulla HRQOL in pazienti con PsA naïve ai farmaci biologici (studio BE OPTIMAL) o che avevano avuto una risposta insoddisfacente agli anti-TNF.

I dati raccolti da 2 studi di fase 3 – BE OPTIMAL e BE COMPLETE (ClinicalTrials.gov Identifier: NCT03896581) – sono stati valutati fino alla 16a settimana.

Entrambi gli studi erano stati condotti in doppio cieco e controllati con placebo, coinvolgendo un totale di 1.112 pazienti che erano stati randomizzati a trattamento con  bimekizumab sottocute 160 mg ogni 4 settimane (n=698) o placebo (n=414).

In entrambi gli studi, un totale di 1.073 partecipanti (96,5%) ha completato la fase in doppio cieco di 16 settimane, compresi 396 individui (95,7%) del gruppo placebo e 677 (97,0%) del gruppo bimekizumab.

Le caratteristiche di base erano generalmente sovrapponibili tra i gruppi in studio, anche se i pazienti del BE COMPLETE erano leggermente più anziani e con una PsA più grave rispetto a quelli del BE OPTIMAL.

Risultati principali
Efficacia del trattamento su alcuni outcome riferiti dai pazienti
I pazienti del gruppo bimekizumab hanno mostrato riduzioni più significative dei punteggi sulla scala VAS (Visual Analogue Scale) del dolore.

Una percentuale maggiore di pazienti sottoposti a trattamento con bimekizumab rispetto a quelli trattati con placebo ha ottenuto un miglioramento di almeno il 30% (60,3% vs 25,4%), 50% (49,6% vs 17,4%) o 70% (35,2% vs 9,2%) nei punteggi  del dolore sulla scala VAS alla settimana 16, rispettivamente (P < 0,001).

Alla settimana 4, i pazienti trattati con bimekizumab, rispetto al placebo, hanno registrato miglioramenti significativamente maggiori dei punteggi della sottoscala Functional Assessment of Chronic Illness Therapy (FACIT)-Fatigue (variazione media: 3,0 vs 1,0; P < 0,001), con miglioramenti continui fino alla settimana 16 (variazione media: 4,5 vs 1,1; P < 0,001).

La percentuale di pazienti che hanno ottenuto un miglioramento clinico significativo nei punteggi FACIT-Fatigue è risultata più elevata nel gruppo bimekizumab rispetto al placebo, sia alla settimana 4 (43,9% vs 33,9%; P = 0,002) che alla settimana 16 (53,1% vs 36,3%; P < 0,001).

I pazienti trattati con bimekizumab, rispetto al placebo, hanno anche mostrato miglioramenti significativamente maggiori relativamente ai punteggi dell’indice di disabilità HAQ-DI (Health Assessment Questionnaire-Disability Index) alla settimana 4 (variazione media: -0,20 vs -0,08; P < 0,001); il beneficio si è confermato fino alla settimana 16 (variazione media: -0,30 vs -0,08; P <0,001).

Inoltre, un numero maggiore di pazienti del gruppo bimekizumab, rispetto al placebo, ha ottenuto miglioramenti clinici significativi nei punteggi HAQ-DI alla settimana 16 (53,0% vs 28,7%; P < 0,001).

Qualità della vita legata allo stato di salute
Per quanto riguarda l’HRQOL, il trattamento con bimekizumab, rispetto al placebo, ha portato anche a miglioramenti di entità maggiore dei punteggi del questionario PsA Impact of Disease a 12 voci entro la 16a settimana (variazione media: -2,0 vs. -0,5; P < 0,001), con il 41,7% vs. 8,5% dei pazienti che hanno ottenuto risposte clinicamente significative, rispettivamente (P < 0,001). Tendenze simili sono state osservate in altre misure di HRQOL, con miglioramenti significativi mantenuti fino alla 16a settimana.

Safety
Il profilo di sicurezza di bimekizumab è risultato in linea con i risultati precedentemente ottenuti nella psoriasi e in altre condizioni cliniche, senza emersione di nuovi segnali di sicurezza segnalati durante il periodo di studio di 16 settimane.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso, tra i limiti metodologici intrinseci dell’analisi, la breve durata del follow-up (16 settimane), l’assenza di analisi di sottogruppo basate su peso e genere e la mancanza di modelli predittivi per i predittori di risposta.

Ciò premesso, questa analisi post-hoc su pazienti naïve ai farmaci biologici (bDMARD) (BE OPTIMAL) o con risposta/intolleranza insoddisfacente  agli anti-TNF (TNFi-IR; BE COMPLETE) ha dimostrato che il trattamento con BKZ induce miglioramenti rapidi e distinti rispetto al placebo relativamente al dolore, alla fatigue e alla qualità di vita correlata alla salute riferiti dai pazienti già alla quarta settimana e fino alla sedicesima settimana.

L’impiego di dati in pool provenienti da due trial registrativi e di un’ampia gamma di misure di outcome generiche e specifiche per la PsA o per l’artrite, fornisce un’analisi robusta di un gruppo più ampio di pazienti in tutto lo spettro della PsA durante il periodo iniziale del trattamento.


Bibliografia

Husni ME et al. Bimekizumab provided rapid improvements in patient-reported symptoms and health-related quality of life in patients with active psoriatic arthritis: pooled 16-week results from two phase 3 studies. RMD Open. Published online September 23, 2024. doi:10.1136/rmdopen-2024-004464

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