Il diabete e l’eccesso di peso rappresentano dei fattori di rischio indipendenti di asma dell’adulto che possono essere modificati. Queste le conclusioni di uno studio real world recentemente pubblicato su Annals of Allergy, Asthma & Immunology.

Razionale e obiettivi dello studio
Una metanalisi condotta su oltre 300.000 adulti ha riscontrato l’esistenza di una relazione dose-risposta tra l’obesità e l’insorgenza dell’asma, ma non ha preso in considerazione le comorbilità comuni dell’obesità, tra cui la sindrome metabolica (MetS), definita dalla presenza di 3 delle seguenti 5 condizioni insieme: obesità addominale, ipertrigliceridemia, basso livello di colesterolo delle lipoproteine ad alta densità (HDL), pressione sanguigna elevata o glucosio a digiuno elevato. La crescente prevalenza dell’obesità richiede, pertanto, di chiarire il ruolo dell’obesità e della MetS nell’incidenza dell’asma.

Le persone affette da asma e obesità in comorbilità presentano una maggiore morbilità legata alla malattia rispetto ai soggetti magri e affetti da asma, con un rischio da 4 a 6 volte maggiore di ricovero ospedaliero, esacerbazioni più frequenti e aumento deisintomi.

L’obesità è associata ad una ridotta efficacia dei corticosteroidi per via inalatoria (ICS), il pilastro del trattamento dell’asma.  La disregolazione metabolica (MetD) è spesso utilizzata nelle cartelle cliniche elettroniche (EHR) come surrogato della MetS, dal momento che queste cartelle non contengono un accertamento più preciso delle singole componenti metaboliche. Ad esempio, il BMI viene utilizzato al posto delle più tradizionali misure di adiposità, come la circonferenza vita o il ricorso alla DEXA, perché queste misure sono raramente rilevate nella pratica clinica e quindi largamente assenti nelle cartelle cliniche elettroniche.

Allo stesso modo, il diabete sostituisce il glucosio a digiuno nella MetD, dato che spesso non è chiaro se il glucosio misurato in una cartella clinica sia veramente a digiuno.

Lavori recenti hanno evidenziato l’impatto della MetD, in particolare dell’omeostasi del glucosio, dell’insulino-resistenza e dei livelli lipidici, sugli outcome dell’asma. Gli individui con livelli di emoglobina glicata (HbA1c) compresi nell’intervallo prediabetico presentano tassi più elevati di esacerbazioni dell’asma rispetto a quelli con HbA1c nell’intervallo normoglicemico.
Non solo: è noto che l’insulinoresistenza media l’associazione della polarizzazione TH1 con la funzione polmonare, mentre il BMI media l’associazione dell’attivazione dei monociti con la funzione polmonare.

Negli adulti con asma, bassi livelli di HDL sono stati associati a parametri di funzione polmonare peggorati. Il colesterolo totale e il colesterolo non-HDL sono stati correlati inversamente con l’asma in corso.
Esistono quindi molteplici meccanismi ipotizzati attraverso i quali l’obesità e il metabolismo contribuiscono all’asma: alterazioni dietetiche e metaboliche della funzione delle cellule immunitarie e delle vie aeree, cambiamenti indotti dall’obesità nella meccanica della parete toracica e alterazioni dello stress ossidativo.

Per questo, determinare il contributo dell’obesità e dei singoli componenti della MetD all’incidenza dell’asma e al conseguente rischio di asma è indispensabile per sviluppare misure preventive mirate per l’asma dell’adulto.

Gli studi epidemiologici esistenti sul contributo dell’obesità e dei singoli componenti della MetD hanno dato, finora, risultati contrastanti. Di qui il nuovo studio, che si è proposto di verificare quali fattori clinici contribuiscono all’incidenza di asma al fine di identificare dei target terapeutici per la prevenzione dell’asma e di approfondire i meccanismi alla base dell’incidenza di asma nell’adulto.

Disegno dello studio 
I ricercatori del Vanderbilt University Medical Center (VUMC) hanno condotto uno studio di coorte retrospettivo e longitudinale per determinare il ruolo del peso e della disregolazione metabolica (MetD) sull’incidenza di asma nell’adulto, utilizzando i dati della coorte CardiOvascular and Multiple MetabOlic Disease in Obesity Resource (COMMODORE).

Lo studio ha coinvolto 90.081 pazienti, dei quali erano noti i dati relativi ad altezza, peso e componente MetD, raccolti in 4 o più visite di controllo nell’arco di un triennio.

Questi pazienti sono stati valutati per l’incidenza di asma durante un follow-up di 10 anni. Tra gli 836 pazienti che avevano sviluppato asma conclamato, il tempo mediano di insorgenza dell’asma è stato di 5,7 anni.
La disregolazione metabolica era definita dalla presenza di diabete, ipertensione, colesterolo lipoproteico ad alta densità (HDL-C) inferiore a 40 mg/dL per gli uomini o 50 mg/dL per le donne e livelli di trigliceridi superiori a 150 mg/dL.

Risultati principali
I pazienti che avevano sviluppato asma rispetto a quelli che non erano andati incontro a malattia asmatica erano molto spesso più giovani (età mediana: 42,2 vs 50,6 anni), di sesso femminile (75,7% vs 60,4%) e di etnia Afro-Americana (14,5% vs 10,2%).

Nell’analisi univariata, gli individui con un BMI superiore a 25 kg/m2 presentavano un rischio attribuibile a 10 anni associato all’obesità del 15,4% per una diagnosi di asma.
Nell’ analisi multivariata, l’incidenza di asma a 10 anni era positivamente associata al diabete cronico ( hazard ratio aggiustato [aHR]: 1,85; P =0,0002), al sesso femminile (aHR: 1,51; P <0,0001), al peso al basale (aHR: 1,28) e all’incidenza di diabete (aHR: 1,26; P =0,0002). Non solo: l’incidenxza di asma a 10 anni era inversamente correlata all’età più giovane (aHR: 0,46; P <0,0001) e al fatto di non avere una storia di tabagismo (aHR; 0,39; P =0,01).

Inoltre, tra i vari componenti della MetD valutati, solo la presenza di diabete al basale era associata ad un aumento del rischio di asma. Non sono state osservate differenze di gruppo relativamente all’andamento del colesterolo lipoproteico ad alta densità (HDL-C; P =0,398) e dei trigliceridi (P = 0,872).

Da ultimo, dopo stratificazione dei pazienti in base al sesso di appartenenza, è emerso che le donne con asma avevano maggiori probabilità di essere di etnia Afro-americana, di presentare un maggiore aumento di peso durante il follow-up, di avere il diabete e bassi livelli di HDL-C.

Gli uomini con asma, invece, avevano maggiori probabilità di presentare la condizione di ipertrigliceridemia.

L’età più giovane e l’assenza di ipertensione erano associate all’asma per entrambi i sessi. Inoltre, tra i pazienti con diabete, ai pazienti che non avevano sviluppato l’asma è stata prescritta la metformina (43,4%) rispetto a quelli con incidenza di asma  (19%; P <0,0001).

Riassumendo
Nel commentare i risultati, gli autori dello studio hanno ammesso, tra i limiti del lavoro, la mancanza di accesso a dati oggettivi sulla funzionalità polmonare. Ciò detto, i ricercatori hanno concluso affermando che: “…lo sviluppo dell’asma in età adulta ha pochi fattori di rischio modificabili noti. Questa analisi condotta nella real life ha mostrato che il diabete e il peso, ma non altri componenti della MetD, rappresentano dei fattori di rischio potenzialmente modificabili per lo sviluppo dell’asma in età adulta”.

Sarà interessante, a questo punto, confermare quanto osservato in studi prospettici, finalizzati a valutare l’efficacia delle strategie di prevenzione del diabete e di gestione del peso per prevenire l’incidenza di asma nell’adulto.

Bibliografia
Bloodworth MH et al. Metabolic and weight components’ impact on incident asthma using a real-world cohort. Ann Allergy Asthma Immunol. 2024:S1081-1206(24)01509-6. doi:10.1016/j.anai.2024.09.005
Leggi