L’aggiunta dell’immunoterapia con l’anti-PD-1 retifanlimab alla chemioterapia standard con carboplatino e paclitaxel migliora i pazienti con carcinoma squamocellulare del canale anale
L’aggiunta dell’immunoterapia con l’anti-PD-1 retifanlimab alla chemioterapia standard con carboplatino e paclitaxel migliora in modo statisticamente e clinicamente significativo la sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto alla sola chemioterapia con carboplatino e paclitaxel più un placebo nei pazienti con carcinoma squamocellulare del canale anale (SCAC) localmente ricorrente o metastatico inoperabile, non trattati in precedenza con una terapia sistemica. Lo dimostrano i risultati dello studio di fase 3 POD1UM-303/InterAACT 2, presentati a Barcellona in occasione del congresso annuale della European Society for Medical Oncology (ESMO). Lo studio ha quindi centrato il suo endpoint primario.
In particolare, i 154 pazienti trattati con retifanlimab in aggiunta alla chemioterapia hanno mostrato una mediana di PFS, valutata mediante revisione centralizzata indipendente in cieco (BICR), pari a 9,3 mesi (IC al 95% 7,5-11,3) contro 7,4 mesi (IC al 95% 7,1-7,7) per i 154 pazienti trattati con la sola chemioterapia più il placebo, differenza che corrisponde a una riduzione significativa, del 37%, del rischio di progressione o morte (HR, 0,63; IC al 95% 0,47-0,84; P = 0,0006) per il braccio trattato con la combinazione di immunoterapia e chemioterapia.