Donne e retribuzioni: il divario di genere resta un problema irrisolto


Le donne guadagnano meno e hanno, di conseguenza, meno libertà finanziaria. Una forma di violenza indiretta di cui si parla poco

partner d'impresa

L’Italia purtroppo ha due tristi primati: il tasso di occupazione nel nostro paese è il più basso d’Europa (38% contro il 49% della media europea) e abbiamo il più grande divario retributivo di genere tra 35 Paesi dell’area Ocse; le giovani laureate, che lavorano a tempo pieno e senza interruzioni, guadagnano in media il 58% dello stipendio dei colleghi uomini e, in più, le donne che lavorano sono scarsamente rappresentate nelle posizioni apicali e decisamente più concentrate nelle categorie meno qualificate.

“Questi dati – afferma Silvia Movio, director di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificata – dimostrano che c’è un grosso problema che dobbiamo necessariamente affrontare in maniera decisa. Da cosa dipende questa enorme differenza? La prima motivazione è da ricercare nella mancanza di opportunità di carriera per le donne poiché, nonostante la crescita nel numero di lavoratrici che hanno accesso all’istruzione universitaria, le neolaureate continuano a essere sottorappresentate nelle occupazioni meglio retribuite e nelle posizioni di vertice. E questo ha un impatto molto concreto nella vita delle donne: guadagnano meno e hanno, di conseguenza, meno libertà finanziaria. Una forma di violenza indiretta di cui si parla poco, ma non meno pericolosa”.

Donne e denaro, un binomio spesso non vincente. Secondo l’indagine “Le donne e la gestione del risparmio”, realizzata dal Museo del Risparmio (con Episteme), il 60% delle donne delega, volontariamente, la gestione economica al partner e il 40% gestisce da sola unicamente le spese quotidiane. Non solo: soltanto il 58% ha un conto corrente intestato personalmente, l’11,6% ne ha solo uno cointestato con il partner o un altro famigliare, mentre il4,8% non ne ha neanche uno. Sebbene si siano fatti passi in avanti innegabili, è ancora diffusa la credenza che sia l’uomo a doversi occupare delle questioni economiche. Alle donne, invece, spetta il compito di gestire le questioni quotidiane e familiare. Una convinzione da sradicare assolutamente e al più presto.

“La partecipazione delle donne al mercato del lavoro – aggiunge Silvia Movio – è decisamente bassa, soprattutto se rapportata agli altri paesi in Europa e nel mondo. C’è poi un altro problema: il lavoro femminile, nella maggior parte dei casi, si concentra in alcuni settori che, in certi casi, sono decisamente meno remunerativi di altri. Nonostante alcune azioni molto importanti, come la legge Golfo-Mosca, la strada è ancora lunga ed è davvero arrivato il momento di cambiare.

I consigli di Hunters Group per parlare di soldi e chiedere un aumento senza stress.

Chiedere un aumento di stipendio: i consigli di Hunters Group per non sbagliare. Parlare di denaro con il proprio capo non è mai semplice, anzi può rivelarsi altamente stressante. Per questo motivo, è importante arrivare all’incontro ben preparati sui risultati raggiunti e sul valore che si può portare all’azienda grazie al proprio lavoro. Non sono da sottovalutare, inoltre, benefit di altra natura che possano essere una valida alternativa (o integrazione) alla parte economica.

Essere consapevoli. Per prima cosa, è molto utile conoscere la retribuzione per ruoli simili all’interno di altre aziende in modo tale che sia più semplice avere un’idea della situazione del mercato del lavoro. Una volta compreso cosa accade “fuori dal proprio ufficio” è fondamentale ragionare sui risultati concreti ottenuti nell’ultimo periodo e su quanto il proprio lavoro possa aiutare ad aumentare il business.

Fare richieste specifiche e mai vaghe. Quando si chiede un aumento nel tentativo di superare il gender gap è sempre meglio fare riferimento a una cifra specifica per dimostrare di essere consapevoli della situazione. Dire semplicemente “vorrei più soldi perché ho lavorato molto negli ultimi mesi” non è la strada migliore per non farsi bocciare la richiesta.

Sostenere la richiesta con solide argomentazioni. Prima dell’incontro è importante raccogliere esempi concreti che possano supportare la richiesta economica. Raccontare, a grandi linee, i successi lavorativi, gli obiettivi raggiunti o il miglioramento delle performance del team può contribuire a farsi dire sì.

Mantenere un atteggiamento positivo. Se, da un lato, è fondamentale dimostrarsi sicuri di sé e del proprio valore, è altrettanto importante mantenere un atteggiamento positivo, rispettoso e professionale anche in una situazione potenzialmente estremamente stressante. Lo scontro non è mai la soluzione.

Scegliere il momento e il mezzo migliore per la richiesta. Scegliere il momento giusto è fondamentale: se l’azienda sta attraversando una serie di difficoltà economiche è inutile – oltre che controproducente – andare a chiedere un aumento di stipendio. Allo stesso modo, se per policy questi argomenti si affrontano, ad esempio, a gennaio non ha alcun senso farlo a giugno. Il risultato sarà solo uno, in entrambi i casi: il rifiuto.

Anche la scelta del mezzo può fare la differenza. Normalmente è preferibile negoziare l’offerta di persona o eventualmente al telefono se non c’è proprio modo di recarsi in ufficio. In rarissimi casi, è possibile farlo via mail dando però estrema importanza allo stile e al tono per trasmettere, anche in forma scritta, empatia e soprattutto apertura al dialogo.

Considerare il pacchetto retributivo nella sua interezza. L’aspetto economico è certamente fondamentale, ma ci sono una serie di benefit integrativi che possono comunque essere interessanti. Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di lavorare da casa, agli orari flessibili, o all’assicurazione sanitaria. Non si tratta di denaro in senso stretto, ma sono aspetti che, comunque, possono contribuire al miglioramento della propria condizione.