Un dipinto di Giuseppe Bazzani arricchisce la collezione di Palazzo Ducale di Mantova


Le collezioni di Palazzo Ducale di Mantova si arricchiscono di un dipinto di Giuseppe Bazzani, “Cristo e i pellegrini sulla via di Emaus”

giuseppe bazzani

Le collezioni di Palazzo Ducale di Mantova si arricchiscono di un dipinto di Giuseppe Bazzani (1690 – 1769), importante artista del Settecento e forse il più abile artista di natali mantovani. Il dipinto rappresenta “Cristo e i pellegrini sulla via di Emaus”, una delle prime apparizioni di Gesù dopo la resurrezione (Luca 24,13-24).

L’importanza dell’opera consiste nell’offrire un fondamentale appiglio cronologico utile a ricostruire la carriera del pittore e soprattutto il periodo giovanile. Difatti, la prima opera certa di Bazzani è la pala di San Luigi della chiesa di Borgoforte, del 1729. La critica in passato ha sostenuto una vocazione tardiva del pittore o addirittura una conversione alla pittura in tarda età, dopo un’attività come «esperto di oggetti d’arte», come supposto da Flavio Caroli. Questa soluzione sembra però insoddisfacente, poiché è noto che gli artisti iniziavano a lavorare in età giovanile e perché chi poteva permettersi di dedicarsi all’arte solo in tarda età erano i cosiddetti “dilettanti”: nobili e aristocratici che praticavano l’arte per svago, non per mestiere. Bazzani invece fu certamente pittore di mestiere: e con quali doti! Nato nel 1690, nel 1705 egli doveva già essere in bottega presso qualche altro artista e nel 1710 poteva già essere relativamente autonomo; nel 1720 era già un artista maturo.

Pochi appunti si potrebbero avanzare circa il catalogo delle opere di Bazzani, costruito in maniera inappuntabile da Nino GiannantoniNicola IvanoffChiara Tellini Perina e infine Flavio Caroli, senza contare le numerose aggiunte di altri studiosi. La sfida non riguarda quindi l’autografia, ma la cronologia delle opere di Bazzani e in particolare la sua produzione giovanile. Il dipinto appena acquisito è prezioso anche per questo.

Nell’inventario steso alla morte di Domizio Zampolli, notaio e cancelliere vescovile, nel 1727, compaiono «Due quadri compagni in tela», la cui descrizione calza a pennello con due dipinti che alla metà del Novecento erano nella collezione Heimann di Los Angeles: il Cristo in casa della Maddalena e l’Incontro in Emaus. Le due opere, nate come una coppia, furono separate diversi decenni fa: infatti, il Cristo in casa della Maddalena si conserva oggi presso l’Harvard Art Museum di Cambridge (Massachusetts). La possibilità di disporre di un termine cronologico per il Cristo in Emaus, anteriore quindi senz’altro al 1727 e databile con buona approssimazione al 1720-1725, è questione di notevole importanza per meglio comprendere l’opera di Bazzani, poiché va a colmare un vuoto nella cronologia dell’artista e ce lo mostra trentenne, già artista maturo e pienamente maestro della sua arte.

Palazzo Ducale ha acquisito l’opera proveniente da collezione privata tramite la Galleria Mossini e grazie, ancora una volta, al contributo della Direzione Generale Musei di Roma.

«Il dipinto incrementa le collezioni permanenti del Museo di Palazzo Ducale – dichiara il direttore di Palazzo Ducale di Mantova Stefano L’Occaso – e un grazie va alla Galleria Mossini di Mantova. Sono fiero dell’acquisizione, perché – nell’ampio catalogo di Bazzani – quest’opera riveste un ruolo importante, speciale, quasi unico. L’altro sincero ringraziamento va al prof. Massimo Osannadirettore generale del Ministero della Cultura, a tutto il suo staff e al Comitato Tecnico Scientifico che, ancora una volta, ha accolto una proposta di Palazzo Ducale: è dal 2020 che ci stiamo impegnando in una costante campagna di acquisizioni, puntualmente supportata dal Ministero».

«Il Museo di Palazzo Ducale – afferma Massimo OsannaDirettore generale Musei – sta portando avanti una serie di recuperi del patrimonio artistico alla quale la Direzione generale Musei è lieta di contribuire. In pochi anni non solo sono stati acquisiti l’arazzo di Giulio Romano con gli ‘Eroti’ di Filostrato e la preziosa ‘Allegoria della casata Gonzaga Nevers’ del genovese Grechetto, ma sono tornati al museo anche i ritratti gonzagheschi, fra cui il ‘Ritratto dell’incoronazione’ del duca Vincenzo I. Questi recuperi sono il significativo esito della politica di arricchimento delle collezioni permanenti del museo e, in generale, del patrimonio culturale nazionale: all’incrementata offerta espositiva, focalizzata sul ruolo storico dei Gonzaga, corrispondono anche nuove possibilità di studio e ricerca per la comunità scientifica».