Fenotipo di asma eosinofilo aumenta i tempi del ricovero ospedaliero


I pazienti giunti in terapia intensiva con un fenotipo di asma eosinofilo vanno incontro ad una maggior durata della degenza ospedaliera complessiva

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I pazienti giunti in terapia intensiva con un fenotipo di asma eosinofilo vanno incontro ad una maggior durata della degenza ospedaliera complessiva rispetto ai pazienti asmatici non eosinofili.
Lo dicono i risultati di uno studio presentato in occasione del congresso CHEST 2024, tenutosi quest’anno a Boston (Usa).

Razionale e disegno dello studio
Come è noto, l’asma, una condizione respiratoria cronica caratterizzata dall’infiammazione e dall’ostruzione reversibile delle vie aeree respiratorie, può presentarsi sotto diversi fenotipi.

Il fenotipo eosinofilo, caratterizzato da livelli elevati di eosinofili nel sangue o nell’espettorato, è stato collegato a frequenti esacerbazioni, asma più grave e maggiore ricorso ai servizi di assistenza sanitaria.
Fino ad ora, però, non vi erano molte informazioni su come questo fenotipo possa avere un impatto sugli outcome respiratori nei pazienti asmatici ricoverati in Terapia Intensiva (ICU).

Di qui il nuovo studio, che si è proposto I’obiettivo di valutare l’impatto del fenotipo eosinofilo sulla mortalità e sulla durata della degenza ospedaliera dei pazienti con asma ricoverati in terapia intensiva.
Lo studio, avente un disegno osservazionale ha incluso i dati relativi a pazienti adulti ricoverati nei reparti di terapia intensiva del Beth Israel Deaconess Medical Center tra il 2008 e il 2019 con una diagnosi di asma.
In base alla conta degli eosinofili ematici, questi pazienti sono stati poi stratificati in due gruppi. Il primo gruppo comprendeva i pazienti con un fenotipo eosinofilo (300 cellule/µL) e il secondo quelli con un fenotipo non eosinofilo (< 300 cellule/µL).

Su 1.089 pazienti considerati nello studio, 226 (20,6%) avevano un fenotipo eosinofilo e 863 (79,2%) un fenotipo non eosinofilo. I pazienti eosinofili presentavano una conta eosinofila mediana di 440 cellule/µL (range inter quartile [IQR]: 363-569) mentre i pazienti non eosinofili mostravano una conta eosinofila mediana di 90 cellule/µL (IQR: 39-171).

Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che sia i pazienti eosinofili che quelli non eosinofili non presentavano differenze significative nei tassi di mortalità ospedaliera (11% vs 11,8%).
Ciò premesso, i pazienti eosinofili sono andati incontro a degenze in terapia intensiva leggermente ma non significativamente più lunghe (2,9 giorni; IQR: 1-6 vs. 2,5 giorni; IQR: 1,3-5,1) ma degenze ospedaliere complessive significativamente più lunghe (mediana, 12 giorni; IQR: 7-18 vs. 9 giorni; IQR: 7-15; P < 0,001).

Nel presentare i risultati, i ricercatori hanno rimarcato questo aspetto: “Mentre il fenotipo eosinofilo non era correlato ad un aumento della mortalità ospedaliera, questo, tuttavia, è risultato significativamente associato ad una maggiore durata della degenza ospedaliera complessiva. Si tratta di un dato importante, in quanto suggerisce che, sebbene i tassi di mortalità non differiscano, il fenotipo eosinofilo può comunque essere un marcatore di un’ospedalizzazione prolungata, che ha le sue implicazioni sull’utilizzo delle risorse sanitarie e sugli outcome dei pazienti”.

Inoltre, i ricercatori hanno sottolineato che la scoperta che i pazienti eosinofili avevano degenze ospedaliere più lunghe, ma nessuna differenza nella mortalità, era sorprendente perché il fenotipo eosinofilo è spesso associato ad una condizione asmatica più grave in ambito ambulatoriale.

“Ciò – hanno aggiunto – suggerisce che, sebbene la mortalità non sia influenzata, questi pazienti richiedono comunque un’assistenza più intensiva e un’ospedalizzazione più lunga, sottolineando l’importanza di strategie di gestione specifiche per il fenotipo”.

Il commento degli autori ai risultati dello studio
Stando ai ricercatori, questi risultati ottenuti potrebbero venire in aiuto ai medici per capire come gestire meglio i pazienti asmatici ricoverati in terapia intensiva.

“Per i pazienti con fenotipo eosinofilo – spiegano – sapere che è probabile che la loro degenza in ospedale sia più lunga potrebbe indurre interventi precoci e mirati che potrebbero ridurre la durata complessiva della degenza”.
“Il monitoraggio dei livelli di eosinofili – aggiungono – può anche guidare le decisioni sui trattamenti antinfiammatori, come i corticosteroidi o i farmaci biologici, per modulare in modo appropriato la risposta immunitaria”.

Alla luce di quanto osservato, pertanto, la ricerca futura dovrebbe concentrarsi sulla validazione di questi marcatori come fattori prognostici indipendenti e sul loro perfezionamento in sistemi di punteggio pratici che possano essere utilizzati nel processo decisionale clinico in tempo reale.

“Su scala più ampia – concludono i ricercatori, hanno le politiche di sanità pubblica potrebbero evolvere per incorporare questi risultati nei protocolli di gestione dell’unità di terapia intensiva per i pazienti asmatici, ottimizzando l’allocazione delle risorse e potenzialmente migliorando i tassi di sopravvivenza dei pazienti asmatici in condizioni critiche”.

Bibliografia
Vallejo Avila SA, et al. Impact of blood eosinophil level in hospital length of stay and mortality in ICU-admitted asthma patients. Presented at: CHEST Annual Meeting; Oct. 6-9, 2024; Boston.