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Orticaria cronica inducibile: barzolvolimab promosso in fase 2

Orticaria, dermatologia, pioderma

Nelle due forme più comuni di orticaria cronica inducibile, ovvero provocata dal freddo o dall’attrito sulla pelle, il trattamento con barzolvolimab ha indotto risposte clinicamente significative

Nelle due forme più comuni di orticaria cronica inducibile, ovvero provocata dal freddo o dall’attrito sulla pelle, il trattamento con l’anticorpo monoclonale sperimentale barzolvolimab ha indotto risposte clinicamente significative, come dimostrato dai risultati di uno studio di fase II a dose variabile presentati al congresso 2024 dell’American College of Allergy, Asthma & Immunology (ACAAI).

Nei pazienti con orticaria cronica inducibile non adeguatamente controllata nonostante gli antistaminici, fino al 53% dei soggetti con orticaria da freddo e fino al 58% di quelli con dermografismo sintomatico hanno ottenuto una risposta completa (CR) dopo 12 settimane di trattamento con barzolvolimab, con percentuali significativamente più elevate rispetto al placebo (fino al 13%), come riferito al congresso da Jonathan Bernstein dell’University of Cincinnati Medical Center.

«Questo è il primo studio randomizzato controllato con placebo a dimostrare un beneficio clinico nei pazienti con orticaria cronica inducibile» ha affermato, sottolineando che al momento non ci sono terapie approvate per la condizione oltre agli antistaminici.

L’orticaria cronica inducibile è una malattia causata dai mastociti, caratterizzata dallo sviluppo di pomfi e prurito, innescata dalle basse temperature nel caso dell’orticaria da freddo e dall’attrito/sfregamento sulla pelle nel dermografismo sintomatico. I sintomi possono durare fino a 6 settimane e possono avere un impatto fisico e psicologico sostanziale sui pazienti.

L’anticorpo monoclonale sperimentale barzolvolimab si lega al recettore tirosin-chinasi KIT con elevata specificità, inibendone l’attività. KIT è espresso in una varietà di cellule, compresi i mastociti, che mediano le risposte infiammatorie come ipersensibilità e reazioni allergiche. La segnalazione KIT controlla la differenziazione, il reclutamento dei tessuti, la sopravvivenza e l’attività dei mastociti. In alcune condizioni infiammatorie, come l’orticaria cronica, l’attivazione dei mastociti svolge un ruolo centrale nell’insorgenza e nella progressione della malattia.

Barzolvolimab è attualmente in fase di studio nell’orticaria cronica spontanea, nell’orticaria cronica inducibile, nella prurigo nodularis e nell’esofagite eosinofila, con la previsione di studi futuri in altre indicazioni, tra cui la dermatite atopica.

Confronto tra barzolvolimab e placebo in due tipi di orticaria inducibile
Lo studio di fase II, randomizzato e in doppio cieco, che dovrebbe essere completato a settembre 2025, ha coinvolto 96 pazienti con orticaria da freddo e 97 con dermografismo sintomatico che, per essere arruolati, dovevano avere allo screening e alla randomizzazione una diagnosi da almeno 3 mesi, pomfi ricorrenti nonostante un regime antistaminico stabile e una reazione positiva a un provocation test.

I partecipanti sono stati randomizzati in rapporto 1:1 a ricevere barzolvolimab (150 mg ogni 4 settimane o 300 mg ogni 8 settimane) oppure placebo per via sottocutanea durante un periodo di 20 settimane controllato con placebo, seguite da follow-up per 24 settimane.

L’endpoint primario era la percentuale di pazienti con una risposta completa a 12 settimane, che nel caso dell’orticaria da freddo era determinata da un esito negativo del TempTest, nel quale il paziente immerge un braccio per 10 minuti in acqua alla temperatura di 4 °C. Nel caso invece del dermografismo sintomatico, la risposta completa era determinata dalla non formazione di pomfi sull’avambraccio con il FricTest (conosciuto anche come dermografometro, il Frictest è eseguito tramite uno strumento con 4 punte di diversa lunghezza che esercitano 4 livelli diversi di pressione sulla pelle in seguito allo sfregamento. Una risposta positiva è data dalla comparsa di un cordone palpabile dopo 10 minuti dall’esecuzione del test).

Con barzolvolimab risposte complete in circa la metà dei pazienti
I pazienti arruolati avevano un’età media di circa 40 anni, erano in maggioranza donne e oltre l’80% erano di razza bianca. La durata media della malattia variava da una media di 7 a 11 anni nel gruppo con orticaria da freddo e da 5 a 7 anni nel gruppo con dermografismo sintomatico. Le soglie basali medie del provocation test variavano da 18,6 a 20,7 °C per il TempTest e da 3,55 a 3,64 spilli per il FricTest.

Nel gruppo con orticaria da freddo, i tassi di CR hanno raggiunto il 46,9% con barzolvolimab alla dose di 150 mg e il 53,1% con la dose da 300 mg, rispetto al 12,5% con il placebo (rispettivamente P=0,0023 e P=0,0011). I tassi di risposta completa più risposta parziale erano rispettivamente del 62,5%, 75% e 31,3%.

Nel dermografismo sintomatico, i tassi di CR hanno raggiunto il 57,6% con la dose da 150 mg e il 42,4% con quella da 300 mg, rispetto al 3,2% con il placebo (P<0,0001 e P=0,0003). L’inclusione delle risposte parziali ha aumentato i tassi di risposta rispettivamente al 66,6%, 57,5% e 12,9%.

Sono stati osservati notevoli miglioramenti alla settimana 12 nelle soglie di temperatura critica per i pazienti con orticaria da freddo (-8,82 °C nel gruppo da 150 mg, -9,61 °C nel gruppo da 300 mg) e nelle soglie di attrito nel dermografismo sintomatico (-2,46 e -2,27 spilli rispettivamente nei due gruppi), con miglioramenti già due settimane dopo la prima dose.

In termini di sicurezza, il 98% degli eventi avversi (AE) emersi dal trattamento erano di grado 1 o 2, senza differenze nella frequenza di interruzione tra i gruppi barzolvolimab e il gruppo placebo. Gli effetti collaterali comuni con il trattamento attivo includevano neutropenia (10% vs nessuno con placebo) e cambiamenti del colore dei capelli (13% vs nessuno).

Referenze

Bernstein J. Positive efficacy and favorable safety of barzolvolimab in chronic inducible urticaria: phase II trial results. ACAAI 2024; Abstract LBA003.

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