Smettere di fumare entro 6 mesi dalla diagnosi di cancro può migliorare in modo significativo la sopravvivenza secondo uno studio
Smettere di fumare entro 6 mesi dalla diagnosi di cancro può migliorare in modo significativo la sopravvivenza. A suggerirlo sono i risultati di uno studio prospettico statunitense pubblicato di recente su JAMA Oncology.
I dati dimostrato come gli individui che hanno smesso di fumare entro quel lasso di tempo siano sopravvissuti quasi 2 anni in più rispetto a quelli che non l’hanno fatto. Inoltre, il beneficio della cessazione del fumo si è osservato in diversi tipi di cancro.
Paul M. Cinciripini, direttore esecutivo del programma di ricerca e trattamento del tabacco dell’MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas, ha detto in un’intervista che i messaggi chiave dello studio sono due. Il primo è la necessità, da parte degli oncologi, di avviare i loro pazienti al trattamento per la cessazione del fumo il più rapidamente possibile; il secondo è che ogni centro oncologico dovrebbe investire nella cessazione del fumo.
Il contesto
Negli Stati Uniti il consumo di tabacco causa più decessi e malattie di qualsiasi altro fattore prevenibile, spiegano Cinciripini e i colleghi nella loro introduzione.
Studi precedenti hanno mostrato che le persone che hanno continuato a fumare dopo la diagnosi di cancro hanno un rischio aumentato di una seconda neoplasia e che la loro mortalità complessiva è aumentata del 50% e quella correlata al cancro del 61%.
Nel 2019, Cinciripini e colleghi hanno pubblicato un report su JAMA Network Open in cui si evidenziava che oltre il 40% degli individui entrati nel programma di ricerca e trattamento del tabacco presso l’MD Anderson Cancer Center è riuscito a smettere di fumare.
Valutare in modo prospettico l’impatto a lungo termine dello stop al fumo
«Sappiamo che il trattamento che forniamo è efficace per molti fumatori ai fini dell’astensione dal fumo, ma qual è il suo impatto a lungo termine?», ha affermato Cinciripini. Nello studio appena pubblicato, i ricercatori hanno quindi voluto determinare l’associazione tra il momento dell’entrata in un programma di cessazione del fumo dopo una diagnosi di tumore e gli outcome di so pravvivenza.
«Ciò che caratterizza questo studio è il fatto di essere prospettico. Ci sono stati molti studi che hanno confrontato la sopravvivenza tra pazienti oncologici tuttora fumatori e pazienti oncologici ex fumatori utilizzando un disegno retrospettivo. Il nostro studio ha esaminato una coorte di consumatori di tabacco che sono entrati nello stesso programma di disassuefazione e ha confrontato la sopravvivenza tra coloro che hanno smesso di fumare rispetto a coloro che non l’hanno fatto negli stessi punti temporali. Gli studi prospettici consentono di trarre inferenze sull’impatto diretto della cessazione del fumo sulla sopravvivenza a livello di singolo paziente», ha sottolineato Cinciripini.
Lo studio
Nell’analisi sono stati inclusi 4526 adulti (età mediana 55 anni; range inter quartile: 47-62; 50,2% uomini) che fumavano al momento della diagnosi e hanno partecipato al programma per la cessazione del fumo dell’MD Andreson Cancer Center tra l’1 gennaio 2006 e il 3 marzo 2022.
Il trattamento per smettere di fumare prevedeva da sei a otto visite di consulenza, la stragrande maggioranza delle quali (il 95%) tramite telemedicina, e da 10 a 12 settimane di farmacoterapia (per esempio, cerotto alla nicotina e farmaci su prescrizione).
L’outcome primario era l’associazione tra il momento di ingresso nel trattamento per smettere di fumare dopo la diagnosi di tumore e la sopravvivenza.
Le più comuni delle 22 neoplasie maligne rappresentate nella coorte comprendevano il tumore della mammella al seno (17,5% dei casi), cancro ai polmoni (17,3%) e cancro alla testa e al collo (13%).
Sopravvivenza a 15 anni aumentata fra chi ha smesso di fumare
Dopo l’ingresso nel programma, i tassi di astinenza dal fumo sono risultati del 42% a 3 mesi, del 40% a 6 mesi e del 36% a 9 mesi.
Il follow-up mediano è stato di 7,9 anni ( range interquartile: 3,3-11,8).
I pazienti che al controllo dei 3 mesi mantenevano l’astensione dal fumo hanno mostrato una probabilità significativamente più maggiore di sopravvivenza sia a 5 anni (77% contro 65%) sia a 10 anni (73% contro 61%; P = 0,002).
Un’analisi eseguita stimando la sopravvivenza al 75° percentile ha mostrato un tempo al decesso più lungo per i pazienti che a 3 mesi continuavano a non fumare (5,7 anni; IC al 95%, 5,1-6,5) rispetto a coloro che non avevano mantenuto l’astinenza (4,4 anni; IC al 95%, 3,9-4,9).
La sopravvivenza a 15 anni è risultata aumentata per i pazienti che avevano smesso di fumare sia a 3 mesi (HR aggiustato 0,75; IC al 95% 0,67-0,83) sia a 6 mesi (HR aggiustato 0,79; IC al 95% 0,71-0,88) sia a 9 mesi (HR aggiustato 0,85; IC al 95% 0,76-0,95) dall’ingresso nel programma.
Tra gli adulti che hanno smesso di fumare entro 6 mesi dall’inizio del programma, la sopravvivenza al 75° percentile è risultata di 3,9 anni (IC al 95% 3,2-4,6) tra coloro che si sono astenuti dal fumo rispetto a 2,1 anni (IC al 95% 1,8-2,4) per coloro che non hanno evitato di fumare.
La stessa analisi per i pazienti che hanno iniziato il programma tra 6 mesi e 5 anni dopo la diagnosi ha mostrato una sopravvivenza al 75° percentile rispettivamente di 6 anni (IC al 95% 5,1-7,2) contro 4,8 anni (IC al 95% 4,3-5,3).
Associazione fra astinenza dal fumo e riduzione della mortalità
I ricercatori non hanno osservato alcun miglioramento della sopravvivenza per gli adulti che hanno iniziato il programma più di 5 anni dopo la diagnosi.
Le analisi statistiche nelle quali i dati sono stati aggiustati tenendo conto dei potenziali effetti dello stadio del tumore hanno mostrato un’associazione tra l’astinenza dal fumo e una riduzione della mortalità sia a 3 mesi (riduzione del 22%), sia a 6 mesi (riduzione del 20%) sia a 9 mesi (riduzione del 16%).
Tra i limiti dello studio, gli autori segnalano la mancanza di dati su condizioni non cancerose e il fatto che i pazienti hanno partecipato a un programma di trattamento del tabacco sponsorizzato dal loro centro.
La ricerca futura dovrebbe concentrarsi sugli individui che tentano trattamenti per smettere di fumare ma non ci riescono, ha detto Cinciripini.
Investimento nei programmi di cessazione del fumo vantaggioso per tutti
Negli Stati Uniti, in molti centri oncologici non esistono servizi ottimali per aiutare i pazienti a dire basta alle sigarette e, in quelli dove sono presenti, sono a pagamento, il che per molte persone rappresenta una barriera significativa all’accesso al programma.
Nell’MD Anderson Cancer Canter la cessazione del fumo è parte integrante della patient experience presso il centro. Ma Cinciripini ha detto di ritenere che ogni centro oncologico possa fare lo stesso e che l’investimento necessario sia vantaggioso per tutti.
«Il nostro programma ha dei costi, questo è certo, ma l’MD Anderson fornisce l’infrastruttura per il trattamento clinico e la componente di ricerca del programma. In questo modo, il programma ci aiuta a generare fondi per la ricerca, che poi vengono reinvestiti nel programma, per migliorarlo ulteriormente. È una situazione vantaggiosa per tutti», ha sottolineato l’autore, che ha fatto appello agli oncologi perché sostengano i loro pazienti affinché smettano di fumare e alle istituzioni affinché destinino più fondi alla causa.
Bibliografia
P.M. Cinciripini, et al. Survival Outcomes of an Early Intervention Smoking Cessation Treatment After a Cancer Diagnosis. JAMA Oncol. Published online October 31, 2024; doi:10.1001/jamaoncol.2024.4890. leggi
P.M. Cinciripini, et al. Association of a Comprehensive Smoking Cessation Program With Smoking Abstinence Among Patients With Cancer. JAMA Netw Open. 2019;2(9):e1912251; doi:10.1001/jamanetworkopen.2019.12251. leggi