Lupus sistemico: mofetil micofenolato azzera il rischio recidive


Lupus sistemico di nuova insorgenza, secondo nuovi studi mofetil micofenolato abbatte le recidive e il rischio di nefrite

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Il trattamento precoce con mofetil micofenolato può ridurre i rischi successivi di gravi riacutizzazioni e nefrite lupica nel lupus eritematoso sistemico (LES) di nuova diagnosi. Queste le conclusioni di uno studio pubblicato su Jama Network Open.

Razionale e disegno dello studio
Come è noto, il LES  è una malattia caratterizzata da un’elevata quantità di autoanticorpi, tra cui l’anticorpo anti-DsDNA (dsDNA). L’anticorpo anti-dsDNA può causare il coinvolgimento di organi come reni, articolazioni, pelle, eccetera. In particolare, contribuisce alla patogenesi della nefrite lupica (LN) legandosi agli antigeni delle cellule renali o della matrice extracellulare, innescando poi l’attivazione infiammatoria e i processi fibrotici. Inoltre, è stato riportato che il coinvolgimento renale è più frequente nei pazienti con positività persistente per gli anti-dsDNA rispetto ai pazienti con positività iniziale e successivi risultati negativi per gli anti-dsDNA o risultati negativi persistenti per gli anticorpi anti-dsDNA durante il decorso della malattia.

Sono stati descritti tre tipi di attività della malattia del LES: recidivante-remittente, attività cronica e lunga quiescenza. Il tipo recidivante-remittente è il tipo di malattia del LES più comune.
“Il mofetil micofenolato (MMF)  – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio – è un importante DMARD utilizzato nel trattamento del LES. L’MMF, un prodrug dell’acido micofenolico (MPA), può inibire l’inosina monofosfato deidrogenasi, responsabile della sintesi de novo dei nucleotidi di guanosina”.

“Inoltre – continuano i ricercatori – l’MPA può regolare le sottopopolazioni di cellule dendritiche per interrompere la cascata dannosa dei disturbi autoimmuni. Attualmente, il MMF è ampiamente utilizzato per il trattamento di induzione e mantenimento nella LN. È stato riportato che il MMF ha un ruolo nel trattamento dei pazienti con coinvolgimento extrarenale. In uno studio clinico multicentrico randomizzato di 24 mesi, il MMF è risultato superiore all’azatioprina nel trattamento del LES e nella prevenzione di ulteriori ricadute”.

Per esaminare l’efficacia e la sicurezza dell’aggiunta di mofetil micofenolato al prednisone e all’idrossiclorochina solfato, rispetto a questi ultimi due da soli, nei pazienti con LES di nuova insorgenza, i ricercatori hanno condotto uno studio clinico multicentrico, randomizzato e in cieco. Lo studio è stato condotto in tre ospedali cinesi e ha incluso 130 adulti con LES di nuova diagnosi (età media 34,5 anni; 86,2% donne), con almeno 300 UI/mL di anticorpi anti-dsDNA e nessun coinvolgimento di organi importanti.

I partecipanti sono stati randomizzati a trattamento con un ciclo di 96 settimane di mofetil micofenolato 500 mg due volte al giorno, più prednisone orale e idrossiclorochina, oppure prednisone orale e idrossiclorochina da soli.
L’outomce primario era rappresentato dalla percentuale di pazienti con recidive, valutata con l’indice SELENA-SLEDAI (Safety of Estrogens in Lupus Erythematosus National Assessment-Systemic Lupus Erythematosus Disease Activity  Flare Index).

Risultati principali e implicazioni dello studio
Rispetto al gruppo di controllo, i pazienti trattati con mofetil micofenolato hanno mostrato un rischio significativamente inferiore di recidive gravi (RR = 0,39; IC95%: 0,17-0,87). Al contempo, la nefrite da lupus è comparsa in uno dei 65 pazienti trattati con mofetil micofenolato e in nove dei 65 partecipanti al gruppo di controllo (RR = 0,11; IC95%: 0,01-0,85).

Gli eventi avversi gravi più comuni correlati ai farmaci in studio sono stati le infezioni, che hanno colpito il 33,8% dei partecipanti trattati con mofetil micofenolato e il 30,8% di quelli del gruppo di controllo.
“I risultati preliminari di questo studio clinico randomizzato, nel complesso, indicano che tra i pazienti naïve al trattamento con LES di nuova insorgenza, un alto titolo di anticorpi anti-dsDNA e nessun coinvolgimento d’organo, l’impiego precoce di MMF a basso dosaggio può ridurre il rischio di recidive gravi e l’incidenza di LN”, scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro. “Sono necessarie ulteriori indagini per valutare l’equilibrio tra i possibili benefici e i danni”.

Bibliografia
You Y, et al. Mycophenolate Mofetil and New-Onset Systemic Lupus ErythematosusJAMA Netw Open. 2024;doi:10.1001/jamanetworkopen.2024.32131.
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