Il referendum per la fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero è un flop


A Cosenza, Rende e Castrolibero sono stati chiamati alle urne 100 mila abitanti, ma solo uno su quattro è andato a votare per il referendum sulla fusione

referendum cosenza

Cosenza e nei vicini comuni di Rende Castrolibero sono stati chiamati alle urne 100 mila abitanti, ma solo uno su quattro ha risposto all’appello. E nel capoluogo di provincia, a dire il vero, neanche il 20% degli elettori sono andati ai seggi. Insomma i cosentini hanno preferito stare zitti piuttosto che esprimere la propria opinione: impossibile infatti che non sapessero del referendum di domenica appena trascorsa per decidere sulla fusione della propria città con i comuni di Rende e Castrolibero.

Ad ogni modo, anche se con pochissima affluenza, il referendum si è svolto e il risultato è stato un netto “No” al matrimonio tra i tre comuni: il 58,23% dei votanti ha bocciato la città unica, contro il 41,02% dei sì. Ma risultato a parte del referendum consultivo per la Legge sulla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero, a fare specie è appunto il dato dell’affluenza:  sui 100.000 circa chiamati al voto, i votanti sono stati appena 24.964, pari al 26%.

Il dato più alto dell’affluenza è quello del comune più ‘piccolo’, Castrolibero, con poco più di 9 mila abitanti, dove a votare è stato il 44,78% dell’elettorato, a cui la fusione con le due città più grandi ha fatto sicuramente più paura. A Rende, che conta più di 36 mila abitanti, a votare è stato il 33,2% dell’elettorato. Quasi “non pervenuti” i cittadini con facoltà di voto a Cosenza, che conta una popolazione di circa 63.500 abitanti: lì ha votato solo il 19,12% degli elettori. Con il risultato che la media complessiva di affluenza di tutti e tre i Comuni è stata appena del 26,01%, per un tema di interesse locale e che toccava direttamente i cittadini. A dire “no” al referendum sono stati soprattutto i cittadini di Rende e Castrolibero, mentre la percentuale dei “sì” è stata più alta a Cosenza.

“COMUNICAZIONE SBAGLIATA E TERRORISMO PSICOLOGICO, ANDIAMO AVANTI”

In ogni caso il referendum non era decisivo, perché solo di natura consultiva rispetto al processo di fusione promosso dalla Regione e su cui probabilmente i tempi saranno rivisti, ma la strada è già avviata. “Di sicuro c’è stata una comunicazione sbagliata e sulla fusione qualcuno ha fatto terrorismo psicologico- è il commento del vicepresidente del Consiglio regionale, Pierluigi Caputo, di Forza Italia- La discussione, comunque continuerà- assicura- L’obiettivo resta importante e cercheremo di capire come poter andare avanti nel nostro impegno”.