Tre vigili del fuoco e un operatore della sala emergenze del Friuli Venezia Giulia sono indagati per la morte dei tre giovani travolti dalla piena del fiume Natisone
Ci sono quattro persone indagate per la tragica morte di Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Casian Molnar, che il 31 maggio scorso annegarono nel Natisone dopo essere stati portati via dalla piena del fiume, con l’acqua che si è messa a salire all’improvviso mentre loro si trovavano su una specie di isolotto non lontano dalla riva. Un paio di settimane fa era circolata la notizia che il fascicolo aperto dalla Procura di Udine per far luce sul caso fosse diventato un fascicolo con indagati (lo aveva fatto sapere uno dei legale delle famiglie dei giovani), ora il Corriere della Sera racconta anche chi. Si tratta di tre vigili del fuoco e di un operatore della Sores, la sala operativa regionale per le emergenze sanitarie. La conferma del fatto che queste 4 persone sono indagate (il reato ipotizzato è omicidio colposo) è arrivata al quotidiano dal procuratore di Udine, Massimo Lia. Le indagini si sono concentrate su coloro che hanno gestito il protocollo di emergenza e lo smistamento delle telefonate di richiesta soccorso arrivate dal telefono di Patrizia. Una chiamata che arriva al 112, infatti, viene poi ‘passata’ per protocollo alla centrale sanitaria competente e ai vigili del fuoco. Tra gli indagati non ci sarebbe nessun vigile del fuoco che materialmente quel giorno sia arrivato al Natisone per tentare di salvare i tre ragazzi.
L’ELICOTTERO PARTITO DA VENEZIA
Le indagini, dopo la tragedia dei tre giovani e il ritrovamento dei corpi (quelli delle ragazze furono individuati quasi subito, quello di Cristian dopo più di 20 giorni), si concentrarono quasi subito sulla catena dei soccorsi e su possibili errori nella scelta del mezzo da inviare per aiutare i tre giovani che avevano dato l’allarme. Patrizia aveva ripetutamente chiamato il numero di emergenza e chiesto aiuto, ma in un primo momento venne attivato solo l’elicottero con base all’aeroporto di Venezia, lontanissimo da lì (arrivò sul posto dopo che i giovani erano già stati trascinati via). C’era invece disponibile, a poca distanza dal luogo della tragedia, l’elicottero sanitario della Sores Fvg, che da Campoformido sarebbe arrivato sul posto in pochi minuti. Il fiume, cominciando a salire, si è trasformato in una trappola mortale nel giro di mezz’ora.
IN MEZZ’ORA IL FIUME DIVENNE UNA TRAPPOLA MORTALE
La tragedia è avvenuta vicino al Ponte romano di Premiaracco. La foto dei tre ragazzi abbracciati stretti sull’isolotto che man mano è diventato un puntino in mezzo all’acqua è rimasta famosa e ha impressionato tutti. La mamma di Patrizia ha più volte stigmatizzato il fatto che tante persone avessero fatto video e foto e non cercato di salvare i tre giovani. In realtà, vista la forza dell’acqua, buttarsi per aiutarli non sarebbe in ogni caso stato semplice. Era circolato anche il video del tentativo di un vigile del fuoco di buttarsi, dalla riva, per avvicinarsi ai giovani, ma aveva dovuto desistere ed era tornato a riva solo con grande fatica. Perchè i giovani non abbiano provato a raggiungere la riva fin dai primi istanti in cui hanno visto l’acqua alzarsi, non è chiaro. Prima che diventasse troppo alta, avrebbero forse potuto raggiungerla, si trattava di uno spazio di pochi metri. Forse sono stati presi dal panico. Di certo c’è che Bianca, la ragazza romena amica di Patrizia (era arrivata in Italia il giorno prima proprio per venirla a trovare) non sapeva nuotare. I tre si stringono forte fino a essere circondati dall’acqua che diventa sempre più alta.
Ai quattro indagati, la Procura di Udine ha mandato un invito a comparire per mercoledì 4 dicembre, per rispondere alle domande dei magistrati.