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Diabete di tipo 2: nuova procedura per eliminare la dipendenza dall’insulina

Nel diabete di tipo 1 l'utilizzo molto precoce del GLP-1 agonista semaglutide può aiutare a ridurre la necessità di insulina secondo un nuovo studio

Diabete di tipo 2: una nuova procedura combinata con semaglutide può eliminare la dipendenza dall’insulina

Una nuova promettente strategia di trattamento per il diabete di tipo 2, chiamata ReCET, in aggiunta alla somministrazione settimanale di semaglutide 1 mg, potrebbe ridurre significativamente o anche eliminare la necessità di ricorrere alla terapia insulinica. Sono i risultati del primo studio sull’uomo presentati al meeting United European Gastroenterology (UEG) Week 2024.

A livello globale il diabete di tipo 2 colpisce 422 milioni di persone e l’obesità è riconosciuta come un fattore di rischio significativo. Per gestire i livelli glicemici in questi pazienti viene utilizzata la terapia insulinica, ma può causare effetti collaterali come l’aumento di peso e complicare ulteriormente la gestione della malattia. Esiste quindi la necessità di strategie di trattamento alternative, hanno premesso gli autori.

Un approccio innovativo, che combina una nuova procedura nota come ReCET (Re-Cellularization via Electroporation Therapy) con semaglutide, ha portato all’eliminazione della terapia insulinica per l’86% dei pazienti.

La procedura ReCET è un trattamento endoscopico che impiega l’elettroporazione per l’ablazione della mucosa duodenale. L’elettroporazione crea piccoli fori irreversibili nelle membrane cellulari, che portano all’apoptosi o alla morte cellulare naturale. Questo metodo può essere controllato con precisione in profondità ed evita di generare calore, prevenendo così danni agli strati più profondi della parete, una sfida comune con le tecniche di ablazione endoscopica standard. È importante sottolineare che questo trattamento aumenta la sensibilità del corpo all’insulina endogena, anche se il meccanismo preciso alla base di questo effetto è ancora in fase di studio.

Il primo studio sull’uomo con la nuova procedura
Lo studio, il primo sull’uomo, ha incluso 14 soggetti di età compresa tra 28 e 75 anni, con indici di massa corporea (BMI) compresi tra 24 e 40 kg/m². Ogni paziente è stato sottoposto alla procedura ReCET in sedazione profonda, al termine della quale i partecipanti hanno aderito a una dieta liquida isocalorica per due settimane, dopo la quale semaglutide è stato gradualmente titolato fino a raggiungere la dose di 1 mg/settimana.

A 6 mesi, 12 adulti su 14 avevano livelli di emoglobina glicata (HbA1c) pari o inferiori al 7,5% senza l’uso di insulina. Inoltre, a 6 mesi, la HbA1c media è scesa dal 7,1% al basale al 6,5% (P=0,004), la glicemia a digiuno è scesa da 8,8 mmol/l al basale a 6,8 mmol/l (P=0,004), il time-in-range misurato dal monitoraggio continuo del glucosio (CGM) è aumentato dal 73% al basale al 93% (P=0,019) e il BMI è sceso da 28,8 kg/m2 al basale a 24,9 kg/m2 (P<0,001). I partecipanti hanno anche ridotto la resistenza all’insulina, la circonferenza della vita e la frazione di grasso epatico.

Tutti i 12 adulti che hanno raggiunto l’endpoint di efficacia a 6 mesi hanno continuato a mantenere una HbA1c non superiore al 7,5% senza insulina a 1 anno. A 12 mesi la HbA1c era del 6,6% (P=0,011 dal basale) e la glicemia a digiuno è scesa a 6,6 mmol/l (P=0,003 dal basale). Il time-in-range era dell’89% (P=0,011 dal basale) e il BMI medio è sceso a 22,6 kg/m2 (P=0,002 dal basale).

Un totale di 11 adulti ha completato 2 anni di follow-up e tutti hanno mantenuto una HbA1c del 7,5% o meno senza insulina. HbA1c media del 6,7% e glicemia a digiuno media di 7,5 mmol/l a 2 anni non erano significativamente inferiori in confronto al basale, tuttavia i partecipanti hanno continuato a ridurre il BMI raggiungendo un valore medio di 23,6 kg/m2 a 2 anni (P=0,003).

La dose massima di semaglutide è stata ben tollerata dal 93% dei pazienti e solo uno non ha potuto raggiungere la dose massima a causa della nausea. Tutti hanno completato con successo la procedura ReCET e non sono stati segnalati effetti avversi gravi.

«Questi risultati sono molto incoraggianti, suggerendo che ReCET è una procedura sicura e fattibile che, se combinata con semaglutide, può eliminare efficacemente la necessità di terapia insulinica» ha commentato il primo autore dello studio Celine Busch, Dipartimento di Gastroenterologia ed Epatologia, Amsterdam University Medical Centers, University of Amsterdam, Paesi bassi.

«A differenza della terapia farmacologica ReCET non richiede aderenza al trattamento, affrontando così il problema critico dell’adesione continua del paziente ai farmaci per la gestione del diabete di tipo 2. Inoltre la procedura modifica la malattia migliorando la sensibilità del paziente alla propria insulina (endogena) e affrontando la causa principale della patologia, al contrario dei farmaci attualmente disponibili che sono al massimo in grado di tenere sotto controllo la malattia».

Per il futuro i ricercatori hanno in programma di condurre studi randomizzati controllati più ampi per convalidare ulteriormente questi risultati. «Stiamo attualmente conducendo lo studio EMINENT-2 con gli stessi criteri di inclusione ed esclusione e somministrazione di semaglutide, utilizzando ReCET oppure una procedura fittizia. Questa ricerca includerà anche valutazioni meccanicistiche per valutare il meccanismo sottostante di ReCET» ha aggiunto Busch.

Referenze

Busch CBE et al. OB049. Presented at: United European Gastroenterology Week; Oct. 12-15, 2024; Vienna.

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