A Scampia al via lo sgombero della Vela gialla. Le ultime famiglie abbandonano l’edificio: “Ma ora il problema è trovare un’altra casa”
“Vivo in questa casa dal 2004, ma sto qua nelle Vele dal 1981. Mi sono infracicata qua dentro”. Lo racconta una donna, tra le persone che entro oggi devono lasciare la Vela gialla di Scampia, a Napoli, per permettere che siano avviate le operazioni preliminari all’apertura del cantiere per la demolizione nell’ambito del progetto “Restart Scampia”. Stamattina gli ultimi nuclei familiari stanno abbandonando l’edificio stante l’ordinanza del sindaco Gaetano Manfredi che ha disposto, entro oggi, lo sgombero definitivo di quanti non siano già andati via entro ieri. Da oggi verranno disattivate le utenze e, se dovesse servire, saranno le forze dell’ordine ad accompagnare fuori le ultime famiglie.
“Stiamo andando via – spiega un residente – perché è passato il limite di tempo per restare nelle Vele. Il problema è che molte famiglie, anche se hanno avuto il sussidio, non sono ancora riuscite a trovare un affitto. C’è chi non vuole avere a che fare con le persone delle Vele, qualcuno ha detto io non voglio cani, io non voglio bambini, io non voglio avere a che fare con queste persone che non pagano da anni l’affitto. Ci sono persone che ne hanno approfittato, va bene, ma ci sono persone qua che non lavorano, non hanno uno stipendio, dovevano andare a stare dentro una casa. E stare qui dentro non è che una cosa bella”.
E continua: “Qua ci sono persone che hanno fatto dei lavori, hanno fatto dei sacrifici per mandare avanti la casa, per sistemare delle cose, perché queste Vele non hanno mai avuto una manutenzione. Io credo che comunque tutto questo problema si risolva con l’abbattimento e ricostruzione per dare case alle famiglie che da tanti anni stanno aspettando un nuovo alloggio”. E poi ammette: “Non abbiamo ancora trovato niente in affitto, cioè non era facile prima, figuriamoci adesso. Io andrò dai miei genitori e mia moglie dai suoi, ci dovremo separare per forza”.
“Dobbiamo uscire tutti – spiega un uomo che ha vissuto qui per anni – perché lo Stato così ha voluto, dobbiamo abbandonare le case. Dopo tanto tempo, meglio andare a vivere meglio. Anche per i bimbi è meglio, qui dentro non si può vivere, non si può vivere più”.