Siria: i ribelli alle porte di Hama, prese già venti località. L’aviazione di Assad sarebbe tornata a utilizzare le “barrel bomb”, i barili bomba sganciati da elicotteri da combattimento
Ammontano ad almeno una ventina le località che nelle ultime ore le forze ribelli di Hayat Tahrir Al-Sham (Hts) avrebbero strappato al controllo del governo di Damasco, nella sola provincia di Hama, nella Siria nord-occidentale. Lo riportano i media arabi tra cui Al-Araby Al-Jadeed, citando fonti locali.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), organismo con sede a Londra, conferma la conquista di Taybat Al-Imam, Halfaya, Suran e Maardas a nord di Hama, in seguito a scontri tra le forze ribelli e l’esercito siriano sostenuto dalla Russia.
Negli attacchi condotti da entrambe le parti non ci sarebbero vittime. L’aviazione siriana sarebbe inoltre tornata a utilizzare le “barrel bomb”, i barili bomba sganciati da elicotteri da combattimento, largamente impiegati con lo scoppio della guerra a partire dal 2011 e colpevoli di migliaia di vittime civili, stando alle accuse degli organismi per i diritti umani.
Sempre secondo il Sohr, gli scontri sono proseguiti anche oggi. Sarebbero stati “i più violenti” da quando sono riprese le ostilità tra Hayat Tahrir Al-Sham e l’esercito governativo dopo la tregua siglata ad Idlib nel 2020. A partire da venerdì scorso, i combattenti hanno riconquistato Aleppo e varie località circostanti fino a nord di Hama, 130 chilometri più a sud. Già 103 le vittime civili, secondo il Syrian network for human rights (Snhr).
I combattenti starebbero proseguendo la loro avanzata verso la città. La stampa araba fa sapere che un’altra fazione armata, l’Esercito nazionale siriano (Syrian National army, Sna), sostenuta dalla Turchia, si starebbe preparando per scendere in campo contro l’esercito siriano sostenuto da Russia e Iran. Trecento chilometri più a est invece, verso Deir az-Zor, i combattenti curdi alla guida della coalizione delle Forze democratiche siriane (Syrian democratic forces, Sdf) si sarebbero scontrate direttamente con la formazione Syrian National Army, sostenuta dalla Turchia, nonché con l’esercito di Damasco. Nonostante questo, le Forze democratiche avrebbero preso il controllo di sette villaggi nell’area, ricca di giacimenti petroliferi.
Intanto, anche Israele è tornato a bombardare: stamane l’esercito ha colpito un’automobile sulla strada che collega all’aeroporto internazionale della capitale Damasco. Si registra almeno una vittima. Lo ha riferito l’agenzia di stampa nazionale siriana ‘Sana’ citando fonti di polizia. È l’ennesimo attacco condotto da Tel Aviv contro obiettivi siriani dalla guerra del 2011, raid che poi si sono intensificati dal 7 ottobre 2023. Israele accusa il governo di dare riparo a gruppi armati avversari, tra cui Hezbollah.
Hayat Tahrir Al-Sham – dall’arabo ‘Movimento per la liberazione della regione di Sham’ – è un gruppo formato da fazioni che si oppongono all’esecutivo guidato dal presidente Bashar Al-Assad, succeduto nel 2001 a 30 anni di governo del padre Hafiz. I due sono accusati di guidare il Paese con il pungo di ferro, grazie a una rete di rapporti clientelari che affonda le radici nelle forze armate, e a discapito delle libertà democratiche. Da qui lo scoppio delle proteste popolari del 2011 che condussero poi a un più ampio conflitto, in cui a diverso titolo hanno partecipato Russia, Iran, Turchia e Stati Uniti.