I ribelli avanzano in Siria: ora controllano anche Hama


I miliziani di Hayat Tahrir Al-Sham hanno il pieno controllo di Hama: la quarta città della Siria, crocevia di uomini e merci tra Aleppo e la capitale Damasco

hama siria

I miliziani di Hayat Tahrir Al-Sham hanno il pieno controllo di Hama: la quarta città della Siria, crocevia di uomini e merci tra Aleppo e la capitale Damasco, e tra l’ovest costiero e l’interno, è caduta. Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Syrian Observatory for Human Rights, Sohr), organismo con sede a Londra ma con numerosi fonti sul terreno, citato dalla stampa araba.

L’esercito fedele al governo del presidente Bashar Al-Assad aveva schierato, a partire dalla notte tra martedì e mercoledì, truppe a difesa della città, avvalendosi anche dei raid dei veilivoli militari dell’aeronautica nazionale e dell’alleato russo. Nonostante questo, l’offensiva del movimento armato – erede di Jabat Al-Nusra, e accusato di ricevere sostegno dalla Turchia – è andata avanti e infine i ribelli sono entrati “da più punti della città”. L’esercito ha dovuto quindi dichiarare la ritirata nelle prime ore del pomeriggio di oggi, annunciando che le truppe “si riposizionano all’esterno”.

Una volta entrati, riferisce la testata The New Arab, i miliziani hanno assaltato la prigione, liberando “centinaia” di prigionieri, come ha dichiarato il comandante del gruppo Hassan Abdul Ghany. Dopo la presa della città, il capo della milizia Abu Mohammad Al-Jolani ha dichiarato che “non ci sarà vendetta” contro la popolazione. Quindi ha fatto un tour della città vecchia fino all’antica fortezza, simbolo di Hama. Fotografie della visita già circolerebbero sul gruppo Telegram del movimento armato.

Come evidenziano ancora le fonti arabe, in questi giorni l’esecutivo ha promesso un aumento del 50% del salario per le Forze armate, spinto dalla necessità di arruolare nuove leve e evitare un’emorragia di uomini verso gruppi combattenti anti-governativi, come accaduto nel 2011, l’anno di inizio del conflitto civile.
Da allora, Hama non è mai stata completamente sotto il controllo governativo. È una città simbolo della resistenza al governo della famiglia degli Assad, e ricordata per il “massacro” del 1982 quando, dopo una sollevazione popolare alimentata dai Fratelli musulmani contro l’allora presidente Hafiz Al-Assad (padre dell’attuale capo dello Stato), a capo del partito socialista Ba’th, l’esercito intervenne con caccia da combattimento per bombardare la città: i resoconti dell’epoca riferirono di oltre 35mila morti.

La ribellione di Hayat Tahrir Al-Sham è partita lo scorso 27 novembre, giorno in cui Israele e Hezbollah hanno stretto un cessate il fuoco nel vicino Libano. I miliziani islamisti hanno subito conquistato gran parte di Aleppo per poi dirigersi verso Hama, porta d’accesso verso Damasco. Secondo l’Osservatorio siriano, dal 27 novembre oltre 700 persone hanno perso la vita mentre 115mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case.