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Il cantante dei Village People: “YMCA non è un inno gay”

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“YMCA non è un inno gay”: il cantante dei Village People minaccia di fare causa al mondo e ringrazia Trump che la usa nei suoi comizi

Fermi tutti. Se per qualche bizzarro motivo pensate che YMCA dei Village People sia un inno gay, beh… no. Ed è meglio che ve lo teniate per voi, perché Victor Willis, che della canzone ha scritto il testo, anzi la moglie di Willis, ha intenzione di farvi causa. A tutti, uno ad uno. Vi cercherà, ci troverà, vi citerà. Come un Liam Neeson del rock.

Perché ci tiene proprio, la signora Willis. E’ un pezzo fieramente eterosessuale, dice. E chiunque suggerisca il contrario dovrebbe “togliersi la testa dalla fogna”.

“A partire da gennaio 2025”, ha scritto Willis, “mia moglie inizierà a fare causa a tutte le organizzazioni giornalistiche che fanno falsamente riferimento a YMCA, sia nei titoli che negli articoli, sostenendo che è in qualche modo un inno gay”.

YMCA è un pezzo “iconico”, per usare un eufemismo. Fa parte del terzo album dei Village People, Cruisin’. È stato un clamoroso successo internazionale, primo in classifica in 17 paesi alla sua uscita nell’ottobre 1978. Nel 2020 è stato conservato per i posteri dal National Recording Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti come “culturalmente, storicamente o esteticamente significativo”, ed è nella Grammy Hall of Fame. Ma soprattutto: “non è un inno gay”.

Ovviamente ai signori Willis non dà alcun fastidio che sia diventato invece la colonna sonora dei comizi di Donald Trump. Il neo eletto presidente degli Stati Uniti la usa per i suoi balletti, assieme ad un’altra hit del gruppo: “Macho Man”. “I benefici finanziari sono enormi… – ha detto Willis – YMCA incasserà diversi milioni di dollari da quando il Presidente eletto ha continuato a usare la canzone. Pertanto, sono contento di aver permesso al Presidente di continuare a usarla. E lo ringrazio per aver scelto di usare la mia canzone”.

Il fraintendimento storico nasce da un verso: “You can hang out with all the boys”. Willis dice che è “semplicemente slang nero degli anni ’70 per ragazzi neri che si incontrano per fare sport, giocare d’azzardo o altro. Non c’è niente di gay in questo”. E non sia mai.

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