Progetto REHOUSE: al via i lavori di riqualificazione energetica di un immobile di edilizia popolare nel comune pugliese di Margherita di Savoia
Al via i lavori di riqualificazione energetica di un immobile di edilizia popolare nel comune pugliese di Margherita di Savoia, scelto come progetto pilota italiano grazie al progetto europeo REHOUSE al quale partecipano in Italia ENEA, Università della Basilicata, Rina Consulting, TERA, Steel tech, R.I., Pedone Working, SUPSI e Sunage.
“L’obiettivo principale del progetto è di sviluppare e applicare otto diverse tecnologie innovative e promettenti in quattro edifici pilota in Grecia, Italia, Ungheria e Francia. Ogni caso studio rappresenta un tipo di edificio (edilizia sociale e dormitori per studenti) in una specifica area climatica, con diverse peculiarità e differenti tipologie di abitanti. Ma la grande sfida sarà quella di guidare gli inquilini nell’accettazione delle tecnologie innovative e di aprire la strada a un vero e proprio cambiamento culturale nell’uso dell’energia, attraverso un approccio centrato sulle persone”, sottolinea Monica Misceo del Laboratorio Progetti e buone pratiche per la Riqualificazione Energetica degli Edifici e responsabile per ENEA del progetto. “Si tratta di un esperimento innovativo – prosegue Misceo – che unisce per la prima volta tecnologia e cooperazione sociale: infatti, abbiamo condiviso sin dall’inizio ogni parte del progetto di efficientamento energetico con gli inquilini, che hanno potuto acquisire così anche una maggiore consapevolezza sull’uso corretto dell’energia e una migliore gestione degli impianti”.
Gli interventi di ristrutturazione contribuiranno a ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 dell’edificio pilota, ma permetteranno anche di migliorare il comfort abitativo e le condizioni di vita degli inquilini. Per quanto riguarda l’edificio in Puglia, le attività riguarderanno il consolidamento strutturale di due pilastri interni, un sistema centralizzato di produzione di acqua calda e raffreddamento, la sostituzione degli infissi, la realizzazione di un involucro che incorpora materiali naturali isolanti a base di canapa e una facciata fotovoltaica (che permetterà di produrre 16.000 kW/anno di energia elettrica da fonti rinnovabili e di garantire un buon isolamento termico). Inoltre, sono previsti un progetto di street art e di riqualificazione degli spazi esterni per favorire momenti di aggregazione e di coesione sociale nel quartiere.
“La riqualificazione energetica degli alloggi sociali pubblici rappresenta una sfida fondamentale per una società più sostenibile e inclusiva. E il nostro ‘esperimento’ potrebbe garantire un buon livello di replicabilità da estendere ad altri edifici di edilizia popolare per migliorare il comfort abitativo delle famiglie più vulnerabili, alleviare la povertà energetica e contrastare il fenomeno crescente del degrado abitativo, riqualificando città o interi quartieri”, aggiunge Monica Misceo.
Per il caso studio italiano, i ricercatori ENEA hanno realizzato una diagnosi integrata – cioè energetica, strutturale e sociale – al fine di ottimizzare le prove strumentali e diagnostiche per limitare il disturbo arrecato agli inquilini e, nello stesso tempo, fornire ‘pillole’ di conoscenza sulle tecnologie che andranno a utilizzare a fine intervento.
L’edificio di proprietà di ARCA Capitanata risale al 1986, è composto da quattro piani per un totale di 880 m2 e ospita attualmente 20 persone, in prevalenza anziani. È costruito con telaio in cemento armato e presenta problemi di dispersione termica e di disagio abitativo a causa delle elevate temperature in estate, di una ventilazione naturale inadeguata, della presenza di impianti obsoleti e di barriere architettoniche. L’edificio si trova in una zona periferica della città e fa parte di un gruppo di unità simili, tutte caratterizzate da problemi di degrado strutturale (nell’area il 40% del patrimonio di edilizia sociale ha più di 40 anni con elevati consumi energetici ed emissioni di gas serra) e di vulnerabilità sociale dovuta a difficoltà economiche, problemi di salute, alti livelli di abbandono scolastico, solitudine degli anziani e disabilità psicomotorie. Inoltre, l’area è classificata a rischio sismico medio-alto (zona 2).
Prima dell’avvio dei lavori un team interdisciplinare dei partner italiani di REHOUSE ha presentato e discusso con gli inquilini le soluzioni tecniche per migliorare le condizioni abitative nell’edificio. “Durante questi incontri abbiamo messo in evidenza le motivazioni alla base delle scelte progettuali, concentrandoci su come l’edificio cambierà grazie agli interventi e quale impatto questo cambiamento avrà sulla vita dei residenti. Successivamente sono state discussi con gli inquilini la scelta del colore dell’edificio, il tema per il mosaico della facciata nord, l’arredo urbano da inserire negli spazi esterni e raccolte tutte le osservazioni dei partecipanti in modo da garantire il massimo grado di accettazione da parte dei residenti”, conclude Misceo.
Non solo. ENEA ha organizzato per gli inquilini anche un gioco di simulazione, chiamato ENZEB, con l’obiettivo di raggiungere il massimo livello di efficienza energetica per comprendere in modo concreto il cambiamento previsto dagli interventi edilizie l’importanza delle corrette abitudini quotidiane nell’uso dell’energia.