Mangiare bene da bambini può proteggere l’adulto dal deterioramento cognitivo e dall’obesità: è quanto suggeriscono nuovi studi scientifici
Mangiare bene da bambini può proteggere l’adulto dal deterioramento cognitivo e dall’obesità. Studi scientifici suggeriscono, infatti, come l’insorgenza di un’infiammazione sistemica che colpisce il sistema nervoso possa essere strettamente legata allo sviluppo della condizione di obesità e come un’alimentazione sana riduca il rischio di neuroinfiammazione.
“L’infanzia è uno dei periodi più critici per lo sviluppo psicofisico dell’individuo. Durante questa fase, che inizia con la nascita e termina con la pubertà, il fabbisogno fisiologico di micro e macro-nutrienti aumenta esponenzialmente e le abitudini alimentari acquisiscono una vitale importanza – afferma Annalisa Noce, professore associato di Nefrologia e direttore della Scuola di specializzazione di Nefrologia all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata – Lo stile di vita e le abitudini alimentari adottati durante l’infanzia possono persistere tutta la vita e avere, perciò, un’influenza significativa sulla salute e sul benessere nell’età adulta. Inoltre, il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è spesso associato a cambiamenti nelle abitudini alimentari che frequentemente virano verso scelte meno salutari. Pertanto, è importante promuovere abitudini alimentari sane a partire dalla prima infanzia e concentrarsi, in particolare, sul periodo di transizione verso l’adolescenza”.
Gli ultimi dati epidemiologici suggeriscono come l’obesità infantile e adolescenziale rappresentino tutt’oggi un problema di salute pubblica dilagante, anche se sembrano in leggera riduzione rispetto agli anni passati. L’ultimo report pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) stima che in Italia il 19% dei bambini e delle bambine di 8-9 anni sia in sovrappeso e che il 9,8% sia affetto da obesità, con un tasso di obesità grave che raggiunge il 2,6%. Mentre per quanto riguarda gli adolescenti, a livello nazionale, il 18,2% di essi risulta in stato di sovrappeso e il 4,4% presenta, invece, una condizione di obesità.
“È stato dimostrato come una sana alimentazione durante l’età primaria dei bambini riduca il rischio di problemi di salute correlati all’alimentazione stessa, come l’obesità, le carie dentali, le malattie cardiovascolari, il diabete mellito e la sindrome metabolica, non solo nei bambini e negli adolescenti ma anche negli adulti – aggiunge l’espesta – Infatti, i bambini e gli adolescenti che adottano sane abitudini alimentari durante l’infanzia e l’adolescenza presentano maggiori probabilità di mantenere in buone condizioni il loro stato di salute, e quindi di essere a più ridotto rischio di sviluppare malattie croniche-degenerative nella vita adulta. Inoltre, è stato dimostrato come l’obesità, sia in età pediatrica che in età adulta, sia strettamente correlata con l’insorgenza di uno stato infiammatorio sistemico e, in particolar modo, con la neuro-infiammazione”.
“Pertanto, è chiaro come i comportamenti sani appresi fin dalla giovane età potrebbero essere determinanti per raggiungere e mantenere un buono stato di salute, per abbattere l’infiammazione sistemica a carico del sistema nervoso, e per prevenire, quindi, il deterioramento cognitivo nella vita adulta. Tra le sostanze ad azione antinfiammatoria – prosegue la professoressa Noce – merita una citazione particolare la palmitoiletanolamide (Pea, molto efficace in forma ultramicronizzata), ossia una molecola endogena, scevra da effetti collaterali, contenuta sia in alimenti di origine animale, come il tuorlo d’uovo e il latte vaccino, che in quelli di origine vegetale, come la soia, le arachidi e i legumi”.
Come insegnare, allora, ai bambini e ai ragazzi ad adottare abitudini alimentari e stili di vita sani, al fine di ottenere una vita adulta all’insegna della salute?.
“Naturalmente, il primo passo deve essere effettuato dalle famiglie. I bambini sono portati ad imitare le abitudini dei genitori o dei propri tutori, i quali devono trasmettere loro la cultura del cibo e del benessere, partendo dalla tavola. In secondo luogo, attraverso l’implementazione di percorsi di educazione alimentare nelle scuole. L’ambiente scolastico, infatti – conclude Noce – rappresenta un luogo adatto per la promozione di stili di vita più sani e, a livello globale, gli interventi nell’ambiente scolastico atti a favorire un’alimentazione sana hanno reso possibile un graduale cambiamento nelle abitudini alimentari, promuovendo le buone e salutari pratiche dietetiche”.