Massimo Novelli pubblica “La comunista che amava il tango. Cristina Casati Stampa di Soncino”, prefazione di Elena Panzera
Maria Cristina Casati Stampa di Soncino, nobildonna milanese, sfidò le convenzioni sociali e politiche del suo tempo. Una vita che è un vortice di arte e passione: danzatrice di tango, creatrice di moda, pittrice e scrittrice. Dalla fuga d’amore in Australia, con il primo marito, all’amicizia con Frida Kahlo e Diego Rivera, fino all’adesione al comunismo e alla partecipazione alla guerra civile spagnola. Un viaggio affascinante attraverso la vita di una donna che ha osato vivere secondo le proprie regole, unendo l’amore per l’arte e la danza con l’impegno politico.
«Se fosse possibile scegliere il giorno in cui morire, forse Cristina Casati Stampa di Soncino avrebbe scelto quello che le è toccato in sorte: il 22 marzo 1953, anniversario dell’ultima delle Cinque Giornate di Milano. Una data buona per chiudere il ciclo di una vita com’è iniziato, con un nome di battesimo e un destino. Cristina, in onore di quella Cristina Trivulzio di Belgioioso, aristocratica milanese, patriota e scrittrice che fu protagonista dei moti del 1848 e più avanti si batté per l’Unità d’Italia. Milanesi entrambe. Entrambe aristocratiche. Eppure, a unire queste due donne nate a distanza di un secolo, prima ancora della terra e dei nobili natali, è l’insopprimibile desiderio di sfuggire alla preordinazione ed evitare di appiattirsi sulle aspettative che la società aveva su di loro. Di esprimersi, insomma, non come individui ornamentali, ma come agenti di cambiamento politico all’interno di una collettività. Tuttavia, se della Cristina protagonista del Risorgimento è rimasta traccia, per l’altra Cristina – la nobildonna antifascista volontaria nella guerra di Spagna, arrestata nel Brasile di Vargas, vicina ai leader del movimento comunista internazionale – c’è stato un “silenzio tombale, appena sgualcito in qualche rara occasione”. Con La comunista che amava il tango ci troviamo dunque in una di quelle rare occasioni. Sentiamo finalmente parlare di lei, della «Contessa Rossa» che negli anni Venti e Trenta suonava l’ukulele, ballava il tango e intanto scopriva il comunismo seguendo il corso della sua esperienza, sempre un po’ diversa da quella dei compagni. Una militante la cui storia non si esaurisce nel ruolo della figlia di un marchese e di una regina degli eccessi mondani, e che forse esattamente per questo – l’essere stata una donna di inizio Novecento capace di tracciare da sola la propria traiettoria esistenziale e politica – è stata rimessa al suo posto: l’oblio.» (Dalla prefazione di Elena Panzera).
Massimo Novelli (Torino, 1955) torinese, ha lavorato a «L’Ora», «Il mondo», «la Repubblica». Scrive per «il Fatto Quotidiano». Tra i suoi libri: La cambiale dei Mille (2011), Vita breve e rivoluzioni perdute di Napoleone-Luigi Bonaparte (2019), Il caso Lea Schiavi (2022).