Spondiloartrite: con bimekizumab si riduce il rischio uveite


Nei pazienti affetti da spondiloartrite assiale che manifestano sintomi extra muscolo-scheletrici come l’uveite anteriore acuta, bimekizumab potrebbe avere benefici protettivi

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Nei pazienti affetti da spondiloartrite assiale (axSpA) che manifestano sintomi extra muscolo-scheletrici come l’uveite anteriore acutabimekizumab (BKZ) potrebbe avere  benefici protettivi, secondo i risultati di uno studio pubblicato su Annals of the Rheumatic Diseases.

Razionale e disegno dello studio
L’uveite anteriore acuta (AAU; “uveite”) rappresenta la manifestazione extramuscolare più comune tra i pazienti affetti da spondiloartrite assiale (axSpA) e incide significativamente sulla qualità della vita correlata alla salute, rappresentando un onere sostanziale per i pazienti.

Gli anticorpi monoclonali contro il TNF-alfa sono attualmente raccomandati nei pazienti con axSpA e una storia di AAU ricorrente.

L’interleuchina (IL)-17 è stata implicata nella patogenesi dell’AAU; tuttavia i dati clinici sull’efficacia della sola inibizione dell’IL-17A (IL-17Ai) nella prevenzione dell’uveite sono contrastanti.
Bimekizumab (BKZ) è un anticorpo monoclonale IgG1 umanizzato che inibisce selettivamente l’IL-17F oltre all’IL-17A, che ha dimostrato un’efficacia a lungo termine e un profilo beneficio-rischio positivo nell’intero spettro di malattia dell’axSpA.

L’obiettivo di questa analisi in pool di studi di fase 2b/3 è stato quello di valutare l’incidenza dell’uveite nei pazienti che trattati con questo farmaco.
Sono stati messi in pool i dati provenienti dai seguenti studi di fase 2b/3: BE MOBILE 1, BE MOBILE 2 e BE AGILE, insieme alle loro fasi di estensione in aperto (OLE).

Negli studi BE MOBILE 1 e 2, ai pazienti era stato somministrato BKZ 160 mg per via sottocutanea o un placebo ogni 4 settimane per un massimo di 16 settimane. A ciò sono seguite 36 settimane di mantenimento di BKZ, con l’opzione di continuare il trattamento fino a 2 anni nell’OLE.

Nello studio BE AGILE e nell’OLE, invece, i pazienti erano stati sottoposti a un periodo di 12 settimane di variazione della dose prima di essere randomizzati a trattamento con BKZ 160 mg o 320 mg per 36 settimane. I pazienti che hanno partecipato all’OLE sono stati trattati con BKZ 160 mg per un massimo di 4 anni.

Gli outcome primari dello studio erano rappresentati dall’incidenza di eventi di uveite di nuova insorgenza e recidivante, espressi come tassi di incidenza aggiustati per l’esposizione (EAIR) e tassi di eventi aggiustati per l’esposizione (EAER) per 100 anni-paziente (PY).

Negli studi BE MOBILE 1 e 2, 349 pazienti erano stati randomizzati a trattamento con BKZ 160 mg mentre 237 erano stati randomizzati a placebo.

Nell’insieme degli studi di fase 2b/3, un totale di 848 pazienti era stato sottoposto ad almeno un trattamento con BKZ.

I pazienti che erano stati trattati con BKZ, rispetto al placebo, avevano manifestato i sintomi dell’axSpA per un periodo di tempo più lungo (12,4 vs 10,3 anni) e hanno sperimentato una minore incidenza di una storia di uveite (14,9% vs 19,0%).

Risultati principali
Durante il periodo di trattamento in doppio cieco di 16 settimane, l’incidenza di uveite è stata notevolmente inferiore tra i pazienti trattati con BKZ rispetto al placebo (0,6% vs 4,6%; EAIR: 1,8 vs 15,4/100 PY). Tra i pazienti con un’anamnesi di uveite, quelli trattati con BKZ hanno presentato meno eventi di uveite (1,9%; EAIR, 6,2/100 PY) rispetto a quelli che hanno assunto placebo (20,0%; EAIR, 70,4/100 PY).

Tra gli 848 pazienti che hanno rappresentato 2034,4 PY di esposizione a BKZ, il 2,9% di questi ha manifestato eventi di uveite (EAER: 1,7/100 PY). Il tasso di uveite era più elevato tra i pazienti con e senza anamnesi della manifestazione di malattia (4,6 vs 0,6/100 PY). Un solo caso di uveite ha portato all’interruzione di BKZ.

In conclusione
Nel complesso, da questa analisi post-hoc è emerso che, nel periodo di trattamento in doppio cieco degli studi di fase 3 BE MOBILE, il tasso di incidenza di uveite è risultato inferiore alla 16a settimana nei pazienti randomizzati a BKZ rispetto a quelli randomizzati a placebo.

Dal pool di dati degli studi di fase 2b/3, il tasso di incidenza di uveite con BKZ  è rimasto basso per un lungo periodo; ciò suggerisce che BKZ potrebbe rappresentare un’opzione terapeutica appropriata per i pazienti con axSpA e uveite.

Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come l’analisi da loro pubblicata rappresenti la prima ad aver analizzato l’effetto di BKZ sull’uveite nei pazienti con axSpA e suggerisca che BKZ, un inibitore doppio di IL-17A/F, potrebbe conferire effetti protettivi per l’AAU nei pazienti con axSpA.

Bibliografia
Brown MA et al. Low uveitis rates in patients with axial spondyloarthritis treated with bimekizumab: pooled results from phase 2b/3 trials. Ann Rheum Dis. Published online August 23, 2024. doi:10.1136/ard-2024-225933
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