Semaglutide riduce albuminuria in pazienti obesi con danno renale cronico


Nei pazienti con obesità e malattia renale cronica non diabetica il trattamento con semaglutide per 24 settimane comportato una riduzione clinicamente significativa dell’albuminuria

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Nei pazienti con sovrappeso/obesità e malattia renale cronica non diabetica il trattamento con semaglutide per 24 settimane comportato una riduzione clinicamente significativa dell’albuminuria e ha diminuito l’infiammazione renale e la pressione sanguigna, come mostrato dai risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine e presentati contemporaneamente al congresso 2024 dell’American Society of Nephrology.

A livello globale oltre 2 miliardi di persone vivono con sovrappeso o obesità, condizioni che aumentano il rischio di diabete di tipo 2, malattia renale cronica (CKD) e complicanze cardiovascolari. Il danno renale correlato all’obesità deriva sia da meccanismi diabetici che non diabetici, come infiammazione e stress ossidativo. Mentre gli inibitori del sistema renina-angiotensina (RAS) e del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2) riducono la progressione della malattia renale cronica e i rischi cardiovascolari, permangono rischi residui, soprattutto con un’elevata albuminuria.

Gli agonisti del GLP-1 come semaglutide, noti per ridurre gli esiti cardiovascolari, hanno mostrato risultati promettenti nell’affrontare questi rischi, anche tra i pazienti con malattia renale cronica e senza diabete. I recenti risultati dello studio SELECT suggeriscono che semaglutide possa rallentare il declino della funzionalità renale e ridurre l’albuminuria, anche se sono necessarie ulteriori ricerche per confermarne sicurezza ed efficacia nei pazienti con CKD non diabetici, soprattutto perché un ampio sottogruppo dello studio SELECT era a basso rischio e non completamente trattato con RAS inibitori.

Il presente studio internazionale, condotto sotto la guida dell’autore senior Hiddo Heerspink, farmacologo clinico dello University Medical Center Groningen, nei Paesi Bassi, ha dimostrato per la prima volta che questo farmaco per il trattamento del diabete è efficace anche per i pazienti con danno renale cronico. In precedenza Heerspink aveva rilevato che gli inibitori SGLT2 sembravano funzionare bene anche per i pazienti con danno renale cronico senza diabete, pertanto ha voluto verificare se anche un GLP-1 agonista avrebbe dato esiti positivi anche per i pazienti con malattia renale cronica e obesità.

Valutazione dell’effetto di semaglutide sul danno renale
Lo studio è stato condotto in 14 centri in Canada, Germania, Spagna e Paesi Bassi. Metà dei 101 partecipanti ha ricevuto iniezioni settimanali di semaglutide 2,4 mg, mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo per 24 settimane, seguite da un periodo di washout di 16 settimane.

Al basale i partecipanti avevano un tasso stimato di filtrazione glomerulare (eGFR) di almeno 25 ml/min/1,73 m2 con un rapporto albumina-creatinina nelle urine (UACR) compreso tra 30 mg/g e 3.500 mg/g e un indice di massa corporea (BMI) di almeno 27 kg/m2. Nessuno aveva il diabete o livelli di emoglobina glicata (HbA1c) superiore al 6,5% oppure malattie cardiovascolari nei tre mesi precedenti. A otto partecipanti nel gruppo semaglutide e 11 nel gruppo placebo è stato prescritto un inibitore SGLT2.

L’endpoint primario era la variazione percentuale rispetto al basale dell’UACR alla settimana 24. Gli endpoint secondari includevano le variazioni di eGFR, peso corporeo, circonferenza della vita, pressione sanguigna e proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP).

Proteinuria dimezzata ed effetti benefici su infiammazione renale e pressione sanguigna
Con semaglutide la quantità di proteine ​​nelle urine, una misura di esito che indica il grado di danno renale, è stata ridotta fino al 52% (P<0,0001). È stato inoltre riscontrata una riduzione del 30% del grado di infiammazione renale e un calo del 33% della pressione sanguigna, sovrapponibile a quello riscontrabile con un farmaco antipertensivo.

I partecipanti hanno anche ridotto significativamente il peso corporeo (circa il 10%, P<0,0001) e la circonferenza della vita (8,8 cm, P=0,04), oltre che i livelli di hsCRP del 37,9%.

«La cosa grandiosa è che semaglutide ha effetti sia diretti che indiretti sui reni. Ha effetti diretti sui parametri di infiammazione e riduce il tessuto adiposo attorno ai reni, diminuendo la quantità di proteine ​​nelle urine. E indirettamente riduce il peso e la pressione sanguigna dei pazienti» ha commentato Heerspink.

Gli eventi avversi sono stati maggiori nel gruppo semaglutide, per lo più gastrointestinali, in linea con il profilo di sicurezza noto del farmaco.

Lo studio è stato troppo breve per misurare il miglioramento della qualità della vita dei partecipanti o gli effetti a medio termine. «Abbiamo inviato ai partecipanti dei questionari sulla loro dieta. Sembravano avere appetito meno spesso e quindi mangiavano meno» ha aggiunto. «Ci sono i presupposti per testare questo farmaco in uno studio su larga scala e vorrei capire se può portare a meno dialisi o trapianti renali. Inoltre vorrei vedere se funziona positivamente anche nei pazienti con danni renali senza obesità.

Referenze

Apperloo EM et al. Semaglutide in patients with overweight or obesity and chronic kidney disease without diabetes: a randomized double-blind placebo-controlled clinical trial. Nat Med. 2024 Oct 25. 

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