Nei pazienti oncologici che ricevono inibitori del checkpoint immunitario è stato identificato un rischio più doppio di sviluppare psoriasi
Nei pazienti oncologici che ricevono inibitori del checkpoint immunitario è stato identificato un rischio più doppio di sviluppare psoriasi rispetto a quelli sottoposti ad altri trattamenti, con implicazioni per altri eventi avversi correlati al sistema immunitario. È quanto rilevato da uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Dermatology.
Nell’ultimo decennio, gli inibitori del checkpoint immunitario (ICI) sono diventati una parte sempre più importante dell’immunoterapia contro il cancro. Le terapie con ICI migliorano la capacità del sistema immunitario di combattere le cellule tumorali, ma sono state associate a eventi avversi che possono derivare da una perdita di tolleranza delle cellule T, il che potrebbe consentire al sistema immunitario di attaccare tessuti di organi sani come la pelle, il tratto gastrointestinale, il fegato, i polmoni e il sistema endocrino.
Nello studio, i ricercatori del National Defense Medical Center di Taiwan hanno analizzato i dati del database Taiwan National Health Insurance e del Taiwan Cancer Registry, concentrandosi sui soggetti che hanno ricevuto farmaci antineoplastici per tumori allo stadio III e IV e approfondendo la connessione tra ICI e psoriasi.
Su circa 135mila pazienti (età media 62,94 anni, 45,1% donne), 3.188 sono stati classificati come utilizzatori di ICI, mentre gli altri hanno ricevuto chemioterapia o terapie mirate e sono stati quindi considerati come non utilizzatori. L’outcome primario dell’analisi era l’incidenza della psoriasi durante il periodo di follow-up (durata media 1,46 anni).
Rischio di psoriasi più che raddoppiato
L’uso di ICI è stato collegato a un’incidenza maggiore di psoriasi, con 5,76 casi ogni 1.000 anni-persona, rispetto a 1,44 casi nel gruppo non-ICI. Utilizzando un metodo statistico per mitigare i potenziali effetti confondenti, i ricercatori hanno scoperto che i pazienti trattati con ICI avevano oltre tre volte più probabilità di sviluppare psoriasi (HR aggiustato 3,31) e oltre due volte più probabilità dopo l’aggiustamento per caratteristiche demografiche e comorbilità (HR di sottodistribuzione aggiustato, 2,43). Questi aumenti del rischio sono rimasti costanti e robusti in tutti gli intervalli di follow-up e in tutte le analisi di sensibilità.
I ricercatori hanno determinato che gli ICI, in particolare quelli che prendono di mira la proteina 1 della morte cellulare programmata e il suo ligando PD-L1, bloccano essenzialmente la funzione delle proteine che di solito agiscono come freni sul sistema immunitario. La conseguente intensificazione della risposta immunitaria fa sì che le cellule T prendano di mira erroneamente tessuti sani, come la pelle, aumentando la probabilità che si sviluppino condizioni come la psoriasi. Il meccanismo rispecchia il modo in cui gli ICI potrebbero innescare altri eventi correlati al sistema immunitario potenziando le risposte proinfiammatorie delle cellule T helper.
Questo studio fornisce solide prove di un rischio significativamente elevato di psoriasi di nuova insorgenza, specificamente negli utilizzatori di ICI in un’ampia coorte di pazienti oncologici, ha commentato Shoshana Marmon, MD, PhD, del New York Medical College di Valhalla. «Gli oncologi dovrebbero monitorare i primi segni di psoriasi dopo aver iniziato gli ICI, educare i pazienti a segnalare tempestivamente i cambiamenti della pelle e collaborare con i dermatologi su come gestire al meglio la psoriasi senza interrompere il trattamento oncologico».
«Questi risultati confermano quanto osservato nella pratica clinica» ha osservato Steven Daveluy della Wayne State Dermatology di Dearborn, Michigan. «Uno degli aspetti interessanti degli eventi avversi correlati al sistema immunitario è la loro capacità di presentarsi in qualsiasi momento durante il trattamento o anche dopo il suo completamento. Gli autori hanno confermato questa scoperta nella psoriasi, osservando che potrebbe manifestarsi in qualsiasi momento tra 2 e 150 settimane di trattamento, con una mediana di 4 settimane».
In sintesi la perdita di tolleranza delle cellule T contribuisce all’insorgenza della psoriasi, e questo meccanismo potrebbe essere alla base di altri eventi avversi correlati al sistema immunitario associati a queste terapie, che vanno da lievi a pericolosi per la vita in più sistemi di organi.
Questa scoperta aggiunge un fondamentale livello di comprensione su come gli inibitori del checkpoint immunitario possano contribuire all’insorgenza della psoriasi e ad altri effetti avversi. Insieme a studi precedenti che collegano l’elevata morte cellulare programmata alla gravità della psoriasi, questi risultati mostrano la necessità di consapevolezza tra i professionisti medici riguardo ai potenziali effetti avversi. Per garantire un’assistenza ottimale ai pazienti oncologici è essenziale bilanciare i vantaggi e i rischi degli ICI, hanno concluso gli autori.
Referenze
Sheng-Yin To et al. Psoriasis Risk With Immune Checkpoint Inhibitors. JAMA Dermatol. 2024 Nov 6:e244129.