Melanoma avanzato, pembrolizumab conferma il beneficio a lungo termine e la superiorità sull’anti-CTLA-4 dopo 10 anni di follow-up
L’anti-PD-1 pembrolizumab continua a dimostrare di essere superiore all’anti-CTLA4 ipilimumab nei pazienti con melanoma in stadio III o IV non resecabile, offrendo una sopravvivenza due volte maggiore, e conferma il suo ruolo di standard of care in questo contesto clinico. Lo dimostrano i dati aggiornati a 10 anni dello studio di fase 3 KEYNOTE-006, presentati al recente congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO), a Barcellona.
«Questi risultati confermano che pembrolizumab fornisce un beneficio a lungo termine per il melanoma avanzato, che ne supporta il ruolo di standard of care in questo setting», ha dichiarato Caroline Robert, dell’Università Gustave Roussy e Paris-Saclay, di Villejuif, in Francia, durante la presentazione dei dati.
Inoltre, un secondo trattamento con pembrolizumab ha mostrato in alcuni pazienti un’attività anti-tumorale.
Lo studio registrativo KEYNOTE-006, che era stato disegnato per confrontare la sicurezza e l’efficacia dei due immunoterapici in pazienti con melanoma avanzato non resecabile, si è chiuso il 3 giugno 2019 e i pazienti eleggibili potevano passare allo studio di estensione in aperto KEYNOTE-587, uno studio di fase 3 che si prefigge di raccogliere dati di efficacia a lungo termine dei pazienti con tumori solidi trattati con pembrolizumab in uno studio clinico. I pazienti eleggibili potevano effettuare un secondo trattamento con pembrolizumab, per un massimo di un anno, all’interno del KEYNOTE-006 o del KEYNOTE-587.
Dopo il KEYNOTE-006, 211 pazienti, di cui 159 che erano stati trattati con pembrolizumab, sono entrati nello studio KEYNOTE-587 e per questi pazienti il tempo mediano trascorso dall’ingresso nel KEYNOTE-006 al cut-off dei dati del KEYNOTE-587 è risultato di 123,7 mesi (range: 122-127,3).
Nei 159 pazienti trattati con pembrolizumab la sopravvivenza globale (OS) mediana è risultata di 32,7 mesi (IC al 95% 24,5-41,6) contro 15,9 mesi (IC al 95% 13,3-22,0) nei 52 trattati con ipilimumab, con un HR di 0,71 (IC al 95% 0,60-0,85) e con tassi di OS a 8 anni rispettivamente del 36,9%contro 24,8% e a 10 anni rispettivamente del 34% contro 23,6%.
Così come per la valutazione dell’OS, anche per quella della PFS i pazienti che non sono passati da uno studio all’altro sono stati esclusi dall’analisi.
La mediana della sopravvivenza libera da progressione (PFS) modificata è risultata di 9,4 mesi (IC al 95% 6,7-11,6) con pembrolizumab contro 3,8 mesi (IC al 95% 2,9-4,3) con ipilimumab (HR 0,64; IC al 95% 0,54-0,75), con tassi di PFS a 8 anni rispettivamente del 23,4% contro 12,8% e di PFS a 10 anni rispettivamente del 22% contro 12,8%.