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Per l’ex governatoe Toti 1.620 ore di lavori socialmente utili


Per Toti 1.620 ore di lavori socialmente utili: il giudice ratifica il patteggiamento. Scatta la Severino: addio alle cariche politiche elettive per oltre 6 anni

Toti nella bufera

Assegnate a Giovanni Toti 1.620 ore di lavori socialmente utili alla Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori, in cui sarà impegnato nelle attività di ufficio stampa e pubbliche relazioni, servizi di assistenza e accoglienza, prenotazione di visite. Si conclude così la vicenda giudiziaria che aveva portato la scorsa estate l’ex presidente della Regione Liguria alle dimissioni dal suo incarico e alle successive elezioni anticipate.

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Il giudice Matteo Buffoni ha infatti ratificato la proposta di patteggiamento tra Giovanni Toti e la procura di Genova. L’ex governatore ligure, che oggi non era in aula ma è a Roma per la presentazione del suo libro alla Camera (dal titolo “Confesso: Ho governato. Dal ponte Morandi alla rinascita della Liguria: un modello contro l’ipocrisia della politica”), dovrà scontare una pena di due anni e tre mesi, convertita in 1.620 ore di lavori socialmente utili per la Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori. In prima istanza, Toti e il suo legale Stefano Savi avevano proposto di scontare la pena lavorando al Parco di Montemarcello-Vara-Magra, ma la soluzione non era stata considerata idonea dal Tribunale di Genova, intanto perché il presidente dell’ente era stato nominato dallo stesso Toti, e poi perché il giudice aveva specificato che i lavori a cui l’ex governatore sarà chiamato dovranno essere non solo intellettuali, ma anche manuali. Così, alla Lilt si occuperà non solo di ufficio stampa e pubbliche relazioni, ma anche di servizi di assistenza e accoglienza nonché di prenotazione di visite.

QUALI I TEMPI PER UN POSSIBILE RITORNO ALLA POLITICA?

Per tutta la durata della pena, Toti sarà interdetto dai pubblici uffici, ma per effetto della legge Severino i tempi per un suo eventuale ritorno alla politica attiva sono molto più lunghi. Per candidature locali, infatti, scatta l’interdizione perenne, a meno che non venga chiesta la riabilitazione, comunque almeno tre anni dopo aver scontato la pena. Per un’eventuale candidatura in Parlamento, invece, l’interdizione prevista dalla legge Severino è di sei anni.