Badante arrestata a Vicenza: avrebbe ucciso un’anziana che accudiva


Una badante di 46 anni arrestata con l’accusa di aver ucciso un’anziana e aver tentato di ucciderne altri quattro: somministrava loro dosi massicce di antidepressivi

Demenza alzheimer, anziani montelibretti

Li riempiva di farmaci per stordirli e poi derubarli. E in un caso un’anziana che assisteva è morta a causa delle dosi massicce di Xanax e Tavor e altri antidepressivi che quella ‘badante’ le aveva somministrato. In altre quattro situazioni, poi, gli anziani sono stati male ma per fortuna non sono deceduti. Per questo ieri una donna di 46 anni che si spacciava come badante è stata arrestata in Veneto al termine di una complessa indagine durata nove mesi: la donna, che alle vittime aveva detto di essere un’operatrice sociosanitaria e si era offerta di assisterli a casa, risulta senza dimora e vive con un compagno nel padovano. L’indagine è partita dopo una denuncia presentata ai Carabinieri dopo la morte di una anziana di Breganze, in provincia di Vicenza, e dopo che un’altra coppia di anziani, marito e moglie, anche loro di Breganze, avevano iniziato a stare male. In comune c’era lei, la badante che assisteva sia la donna morta che gli altri due anziani. E questo ha acceso un campanello d’allarme negli inquirenti. A cascata, poi, è stata ricostruita tutta la storia che era iniziata nel 2022.

L’arresto è avvenuto sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip. La finta badante è accusata di omicidio (per la morte dell’anziana che è deceduta), tentato omicidio e anche di rapina. A quanto ricostruito, la 46enne aveva somministrato agli anziani dei sovradosaggi di medicinali ad azione neurodepressoria che in alcuni casi non erano inseriti nella terapia prescritta dai medici. Per lei c’è anche l’accusa di rapina aggravata ai danni di un’anziana che stava assistendo: dopo averla “stordita” con una dose massiccia di benzodiazepine, le avrebbe rubato molti gioielli. La 46enne, a quanto pare, riusciva a procurarsi le benzodiazepine senza ricetta e poi le ‘passava’ anche ad altre persone, infatti è accusata anche di spaccio.

ZAIA: “GRAVISSIMO E SCONVOLGENTE”

L’arresto di una badante 46enne vicentina, accusata di omicidio aggravato, tentato omicidio, rapina, spaccio di medicinali a base di benzodiazepine e autoriciclaggio “è un fatto sconvolgente, che scuote profondamente la nostra comunità”, afferma il presidente del Veneto, Luca Zaia. L’indagine, condotta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Vicenza, ha portato alla luce una serie di crimini che si sarebbero verificati dal gennaio 2022. Dalle indagini è emerso che la donna avrebbe sfruttato una falsa identità di operatrice socio-sanitaria per avvicinare le vittime, approfittando della loro vulnerabilità. Tra le accuse più gravi, si ipotizza il suo coinvolgimento diretto nelle morti di alcune persone, avvenute in circostanze sospette.

“La gravità di quanto accaduto non può lasciarci indifferenti. Parliamo di persone che si sono affidate con fiducia e che invece sono state tradite e sfruttate in modo terribile”, aggiunge Zaia. In ballo ci sono “accuse gravissime che richiedono massima chiarezza: la mia condanna per quanto emerso è ferma e totale. Ora confidiamo nella giustizia, affinché ogni responsabilità venga accertata e chi ha commesso questi reati risponda pienamente delle proprie azioni”, afferma ancora il presidente della Regione complimentandosi con i Carabinieri di Vicenza “per l’eccellente lavoro svolto”, frutto di mesi di indagini approfondite e complesse. “Voglio ribadire la mia vicinanza alle famiglie colpite da questa tragedia. Non ci sono parole per lenire il loro dolore, ma è nostro dovere garantire che episodi come questo non accadano più”, conclude Zaia.

PD: “SCONCERTANTE, SERVONO PIÙ REGOLE”

“Quanto emerso grazie all’inchiesta che nel Vicentino ha portato all’arresto di una badante, con l’accusa di omicidio volontario di un’anziana e di aver tentato di uccidere altri quattro pensionati narcotizzandoli, è a dir poco tragico e sconcertante. E deve imporre una riflessione severissima sulle falle del sistema sociosanitario nella nostra regione”. A prendere posizione così è la consigliera regionale vicentina del Pd, Chiara Luisetto. “Il fatto che la badante, spacciandosi per operatrice sanitaria a domicilio, abbia agito indisturbata per anni, porta a inquietanti interrogativi di fronte ai quali la Regione ha ora il dovere di agire”. Perchè, “questo caso dimostra quanto sia necessario regolamentare maggiormente l’universo delle assistenti familiari”, dice la dem. Dato che le famiglie spesso “non possono permettersi una casa di riposo o non trovano posto, si rivolgono alle badanti come supporto essenziale, senza però che siano nelle condizioni di verificare titoli di studio o competenze specifiche”, afferma Luisetto. Poi c’è il tema “dello svuotamento del sistema di prossimità. Negli anni abbiamo assistito alla riduzione dei presidi territoriali, per primi i distretti, del tempo dedicato all’assistenza domiciliare, del ruolo dei medici di famiglia: pezzi di un sistema che poteva monitorare da vicino le singole situazioni garantendo a chi aveva bisogno di assistenza di sopperire, in modo professionale e sicuro, all’impossibilità di accedere alla casa di riposo o alla volontà di tenere un anziano in casa. Oggi quei punti di riferimento sono stati asciugati progressivamente, nella convinzione sbagliata che basti l’eccellenza degli ospedali a creare salute. Ma salute, come dimostra questa terribile vicenda, è molto altro dalla sanità. Se manca questo tassello territoriale, le famiglie non sanno dove sbattere la testa, con i rischi che possono derivarne”.

Alla vigilia dell’apertura delle Case di comunità, si discute di telemedicina e verifiche da remoto, ma “oltre ai muri, quale sarà il modello? Quali le figure professionali? Chi sceglierà di lavorare alle condizioni di stipendio e stress che vediamo, in questi presidi? Una politica regionale miope ha svuotato negli anni il territorio di competenze e progetti, ora recuperare terreno con pochi soldi e carenza di personale sarà una impresa molto difficile. Se non si comincia a guardare alle emergenze che stanno spesso nel chiuso delle mura domestiche come un problema sociale e non solo di chi lo vive, saranno sempre maggiori i casi di abbandono e di esposizione al pericolo”, avverte Luisetto.
Dal sostegno ai caregiver alla ricostruzione di un tessuto di prossimità, “il lavoro che non si è fatto e va costruito è molto. Di tutto questo- conclude Luisetto- il governo regionale, a partire dall’assessora Lanzarin, deve prendere atto. Da parte nostra, la massima disponibilità e volontà di confronto istituzionale”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT).