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Bronchiectasie e ricorso ai broncodilatatori: nuovi dati da EMBARC

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Impiego dei broncodilatatori nelle bronchiectasie: pubblicata un’analisi dei dati di real life del registro EMBARC

Nonostante le linee guida del 2017 sulle bronchiectasie (1) raccomandino il ricorso ai broncodilatatori a lunga durata d’azione (pur in assenza di dati evidence based) in pazienti bronchiectasici caratterizzati da dispnea e ostruzione delle vie aeree respiratorie, l’aderenza alla prescrizione di questi farmaci sembra essere ancora ridotta. Questo è quanto emerge dai dati di un’analisi italiana dello studio di registro europeo EMBARC, presentata nel corso del congresso annuale della European Respiratory Society, tenutosi quest’anno a Vienna (2).

Razionale e obiettivi dell’analisi
Le bronchiectasie, come è noto, rappresentano una condizione respiratoria cronica caratterizzata da evidenze radiografiche di dilatazione di alcune vie aeree respiratorie, associata alla presenza di tosse, produzione di espettorato e storia pregressa di esacerbazioni.

Pur in presenza di pochi dati disponibili, si ritiene che l’intrappolamento d’aria e l’ostruzione delle vie aeree respiratorie rappresentino le anomalie funzionali più comuni nei pazienti bronchiectasici.
I broncodilatatori potrebbero avere un ruolo nella gestione delle bronchiectasie: le ultime linee guida a questo riguardo suggeriscono di utilizzare i broncodilatatori di routine non in tutti i pazienti bronchiectasici, riservandone l’impiego esclusivamente ai pazienti bronchiectasici:
– In concomitanza con la presenza di asma e/o Bpco
– In quelli con dispnea significativa
– Prima del ricorso ai farmaci mucoattivi o degli antibiotici per via inalatoria

Questa analisi condotta dal dott. Mattia Nigro del Dipartimento di Scienze Biomediche presso l’Università Humanitas di Rozzano (MI) e coordinata dal prof. Stefano Aliberti (Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University), si è proposta i due obiettivi seguenti: 1) fornire un quadro attuale dell’impiego nella real ife dei broncodilatatori in pazienti bronchiectasici “puri” (senza asma o Bpco) o affetti dalle due comorbilità respiratorie citate; 2) descrivere l’aderenza alla linee guida ERS per la prescrizione dei broncodilatatori.

Disegno dello studio
A tal scopo, è stata condotta un’analisi secondaria dei dati del registro EMBARC, relativi a pazienti con bronchiectasia residenti in Europa e in Israele.

Questi pazienti sono stati stratificati in tre gruppi sulla base dell’impiego di un broncodilatatore a lunga durata d’azione (LAMA o LABA), di due broncodilatatori (LAMA/LABA) o in base al mancato impiego di questi farmaci ed è stato fatto un confronto relativo al loro impiego a seconda delle diverse aree geografiche considerate.

E’ stata condotta, poi, un’analisi post-hoc sulla popolazione di pazienti bronchiectasici “puri” (non affetti anche da asma e/o Bpco).
Da ultimo, è stata calcolata l’aderenza alle raccomandazioni ERS relative all’impiego di broncodilatatori in pazienti selezionati.

Risultati principali
Su 16.945 pazienti con bronchiectasie, 8.632 (50,9%) utilizzavano beta agonisti a lunga durata d’azione (LABA) e 4.707 (27,2%) utilizzavano antagonisti muscarinici a lunga durata d’azione (LAMA) al basale.
Ben 9.677 (57,0%) stavano utilizzando almeno un broncodilatatore, mentre 3.764 (22,2%) utilizzavano due broncodilatatori, con o senza corticosteroide inalatorio (ICS).

Su 7.975 pazienti bronchiectasici “puri”, invece, il 35,7% di questi (pari al 35,7%) ha fatto ricorso alla terapia con broncodilatatori.
Di questi, 2.423 (30,5%) erano in trattamento con almeno un LABA, 1,156 (14,5%) erano trattati almeno con un LAMA, mentre 2.089 (26,2%) erano in trattamento con un singolo broncodilatatore e 757 (9,5%) con due broncodilatatori.

Il prof. Aliberti ha osservato: “L’analisi geografica ha rivelato la presenza di eterogeneità nel tasso di pazienti sottoposti a trattamento di doppia broncodilatazione rispetto a quello di broncodilatazione singolo tra i vari Paesi europei. Nello specifico, per quanto concerne il singolo broncodilatatore, non sono state rilevate grosse differenze tra i paesi europei, mentre la prevalenza dei pazienti con bronchiectasie che ricorrono a trattamento di broncodilatazione doppia LABA/LAMA è risultata più elevata in Spagna e in Germania, includendo anche i pazienti con asma e Bpco concomitanti”.

Da ultimo, in termini di aderenza alle linee guida, 1.916 pazienti del registro EMBARC avevano un’indicazione al trattamento con broncodilatatori. Di questi, 990 (pari al 51,7%) erano in trattamento con almeno un broncodilatatore.

Implicazioni cliniche e di ricerca
Invitato ai nostri microfoni per un commento allo studio, il prof. Aliberti ha affermato: “Sebbene i broncodilatatori rappresentino il trattamento più utilizzato nei pazienti con bronchiectasie: 1) non ci sono evidenze che supportino questo intervento, mancando studi randomizzati controllati multicentrici e internazionali che ne dimostrino l’efficacia e la sicurezza nella popolazione con bronchiectasie senza Bpco e senza asma; 2) nei pazienti bronchiectasici “puri” (senza asma e Bpco) sembra che l’indicazione alla terapia di broncodilatazione, in assenza di evidenze solide, segua bene o male quello che viene fatto nella Bpco e nell’asma”.

“Ciò detto – conclude – il messaggio finale da dare ai clinici che si trovano a gestire questi pazienti è secondo me il seguente: alla luce di quanto detto sopra, consiglierei di essere aderenti alle raccomandazioni delle linee guida nei pazienti con bronchiettasie, avviando al trattamento con broncodilatatori i pazienti sopra indicati, previa valutazione preventiva delle caratteristiche del paziente stesso (funzione, dispnea), e cercando di condividere con il paziente in cura degli obiettivi che siano chiari, quali il miglioramento della dispnea, il miglioramento della tosse e la riduzione delle riacutizzazioni”.

Bibliografia
1) Polverino E et al, ERJ 2017
2) Nigro M et al. Use of bronchodilators in bronchiectasis: data from EMBARC. Poster ID 2374; ERS 2024, Vienna

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