In libreria “Il Piano Solo” di Bigazzi e Fertilio


Piano Solo? In realtà fu un golpe rosso. La verità nel saggio di Bigazzi e Fertilio pubblicato da Pagliai: “Dietro c’era il KGB”

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Processi, inchieste amministrative, perfino un’indagine parlamentare: il “Piano Solo”, mancato colpo di Stato denunciato inizialmente dall’«Espresso» nel 1967, è stato a lungo materia di sospetti, polemiche e ipotesi contrapposte. La vicenda giunge oggi a una svolta definitiva grazie al lavoro dei giornalisti Francesco Bigazzi e Dario Fertilio, che hanno attinto a fonti inedite e documenti finalmente desecretati dal governo per dare alle stampe il saggio Il piano solo: golpe sì, ma rosso, pubblicato da Mauro Pagliai nella collana «Verità scomode».

Con “Piano Solo” ci si riferisce a un ipotetico tentativo di colpo di stato ordito nell’estate del 1964 dall’Arma dei Carabinieri, su sollecitazione dell’allora presidente della Repubblica Antonio Segni. Il progetto, che prevedeva tra l’altro di arrestare e deportare in Sardegna molti dirigenti dei partiti d’opposizione e dei sindacati, non fu mai attuato ma incise nella crisi del primo Governo Moro.

Eppure l’accusa, portata avanti anche da testate come «Paese Sera» e «L’Astrolabio» – ampiamente sovvenzionate dal KGB – non sarebbe altro che la più grande fake news del secolo, come già la definì Mario Segni nel 2021. “La ricerca di Fertilio e Bigazzi”, scrive lo stesso Segni nella presentazione al saggio, “chiarisce gli aspetti politici della vicenda e dà un colpo fortissimo a questa scandalosa falsificazione”.

Gli elementi emersi dai lavori della commissione Mitrokhin, e in particolare le rivelazioni del colonnello Leonid Kolosov – già numero due dei servizi segreti russi in Italia – contribuiscono a disperdere la densa cortina di fumo che aleggiava sulla vicenda per svelare il grande piano di “dezinformacija” innescato da Mosca negli anni Sessanta per creare disordine coinvolgendo le massime cariche dello stato, i vertici delle forze armate, i mass media e l’opinione pubblica. “I servizi segreti italiani”, spiegano gli autori, “sconquassati dalle polemiche e additati al pubblico sospetto, subirono un colpo tale da non riuscire più, in seguito, a fronteggiare i movimenti eversivi già in incubazione, e destinati ad esplodere negli anni di piombo. Proprio l’obiettivo che gli ideatori del Golpe Rosso, con ogni probabilità, si erano proposti fin dall’inizio di ottenere”.