Il trattamento con blarcamesina orale per anziani affetti da malattia di Alzheimer ha portato a un significativo rallentamento del declino clinico
Il trattamento con blarcamesina orale per anziani affetti da malattia di Alzheimer ha portato a un significativo rallentamento del declino clinico rispetto al placebo dopo 48 settimane, secondo una nuova ricerca presentata a Madrid durante la conferenza annuale CTAD (Clinical Trials on Alzheimer’s Disease).
Christopher U. Missling, presidente e CEO di Anavex, ha dichiarato che le caratteristiche di scalabilità (capacità di essere prodotto su larga scala) e convenienza di blarcamesina potrebbero ridurre le barriere cruciali nel complesso ecosistema sanitario attuale per l’Alzheimer, offrendo un accesso più ampio a una popolazione diversificata.
Rimozione delle proteine mal ripiegate
I ricercatori, guidati da Marwan Noel Sabbagh, vice presidente per la ricerca e professore nel dipartimento di neurologia presso il Barrow Neurological Institute di Phoenix, hanno esaminato la sicurezza e l’efficacia di blarcamesina, una piccola molecola orale somministrata una volta al giorno che attiva SIGMAR1, gene che codifica per una proteina particolarmente importante per la rimozione degli aggregati proteici e delle proteine mal ripiegate associate alla malattia di Alzheimer.
Lo studio globale, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli, multicentrico di 48 settimane (AD-004) di fase 2b/3, ha incluso 508 anziani con una diagnosi confermata di Alzheimer tramite analisi dei biomarcatori. I partecipanti erano portatori del gene SIGMAR1 wild type e avevano punteggi Mini Mental State Exam (MMSE) compresi tra 20 e 28.
I pazienti sono stati assegnati casualmente a ricevere 30 mg di blarcamesina (n = 154; 51,9% uomini), 50 mg di blarcamesina (n = 144; 52,1% uomini) o placebo (n = 164; 50% donne) una volta al giorno. Dopo il regime di trattamento, i partecipanti potevano iscriversi a uno studio di estensione open-label di 96 settimane (ATTENTION-AD).
Positivi risultati sulle scale ADAS-Cog13 e CDR-SB
I risultati dello studio AD-004 hanno mostrato che blarcamesina ha rallentato il declino clinico della popolazione complessiva dello studio, come misurato dall’ADAS-Cog13 (Alzheimer’s Disease Assessment Scale-Cognitive Subscale) del 36,3% e dal CDR-SB (Clinical Dementia Rating – Sum of Boxes) del 27,6%. Il declino clinico nei portatori del SIGMAR1 wild type è risultato rallentato del 49,8% nell’ADAS-Cog13 e del 33,7% nel CDR-SB a 48 settimane.
I ricercatori hanno inoltre scoperto che blarcamesina era generalmente sicuro, con pochi eventi avversi segnalati, la maggior parte dei quali lievi e transitori, corretti aggiustando la titolazione e i tempi di dosaggio.
Juan Carlos Lopez-Talavera, capo della ricerca e dello sviluppo di Anavex, ha affermato che questi dati sono molto entusiasmanti, in particolare per il meccanismo d’azione innovativo di blarcamesina che potenzia l’autofagia attraverso l’attivazione di SIGMAR1, un meccanismo chiave che rimuove gli aggregati proteici e le proteine mal ripiegate lungo il continuum della malattia di Alzheimer.
Fonte: Sabbagh MN, et al. Phase 2b/3 trial of blarcamesine in early Alzheimer disease demonstrates pre-specified clinical efficacy through upstream SIGMAR1 activation. Presented at: CTAD 2024; Madrid.