Ilaria Chia nelle librerie e online sugli store digitali con “La gallerista di via del Corso”, romanzo sulla pittrice Carlotta Gargalli
«La gallerista di via del Corso» rappresenta il seguito del romanzo «L’allieva di Canova» (Damster, 2022). La protagonista è ancora Carlotta Gargalli, pittrice rimasta nell’ombra e solo di recente riscoperta. Figlia del ritrattista Filippo Gargalli, prima donna a frequentare i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, allieva di Antonio Canova, artista di successo nella Bologna pontificia, apprezzata anche dai viaggiatori che la definiscono l’Elisabetta Sirani dei nostri giorni. Un indubbio riconoscimento del suo talento artistico, messo in luce anche dalla prima mostra a lei dedicata dal Museo Ottocento Bologna, «Carlotta Gargalli (1788 – 1840). Una pittrice bolognese nella Roma di Canova» (31 ottobre 2023 – 25 febbraio 2024).
Il presente lavoro riprende la vita dell’artista da dove era rimasta, dal termine del periodo di formazione a Roma presso l’Accademia del Regno italico a Palazzo Venezia. Qui viene raccontato il resto della storia, il ritorno a Bologna, il tentativo di affermarsi come artista, il matrimonio che giunge inaspettato in una vita dedicata tutta all’arte. E poi il declino, dovuto soprattutto a motivi familiari, il trasferimento a Roma dove si consuma l’ultimo atto di un’esistenza coraggiosa. O, almeno, molto moderna rispetto ai tempi.
Il titolo, «La gallerista di via del Corso», fa riferimento a un fatto accertato nella biografia dell’artista, l’apertura di un «Gabinetto di quadri» in via del Corso 63, di cui risultava titolare lei stessa.
Dove finisce la realtà e dove comincia l’immaginazione? I personaggi sono quasi tutti veri. Ci sono pagine di storia, collettiva e individuale. Il ritorno in Italia dei capolavori sottratti dai francesi durate le campagne napoleoniche. I soggiorni bolognesi del poeta Giacomo Leopardi. L’amicizia affettuosa tra il pittore Tommaso Minardi e l’aristocratica Chiara Colonna, una vicenda che ho potuto ricostruire consultando l’ampio carteggio inedito conservato presso l’Archivio di Stato di Roma. E ancora il matrimonio con lo speziale Carlo Rovinetti, criticato dal conte Carlo Filippo Aldrovandi che credeva così tanto nelle qualità della pittrice da auspicare per lei le nozze con un nobile. Ai progetti dell’anziano mecenate Carlotta oppone un desidero di indipendenza insolito per una donna dell’epoca, la ferma volontà di vivere esercitando una «professione onorevole» per non dipendere «dal pane altrui». Un’affermazione di orgoglio che la porterà a sposarsi per amore ma anche ad affrontare da sola e senza appoggi la difficile carriera dell’artista.
Sono invece frutto di fantasia i dialoghi con Annibale Carracci, il grande maestro della scuola bolognese, scomparso a Roma nel 1609 dopo un’esistenza libera e drammatica. Un modello che la pittrice doveva avere ben presente, grazie agli insegnamenti dell’Aldrovandi, che considerava il naturalismo dei Carracci un vero e proprio ideale artistico, superiore alla perfezione un po’ artefatta di Raffaello. Ho poi volutamente glissato sul secondo matrimonio, anche per la scarsità di notizie biografiche sulla figura dello sposo. Dovendo inventare, ho preferito immaginare Carlotta a Roma da sola. Rimane però vero che morì in quella città il 4 dicembre 1840 sotto la parrocchia di San Giacomo in Augusta a causa di un infarto.
Questo libro rappresenta l’ultimo tassello di una lunga ricerca, un’avventura cominciata nel 2013 con la pubblicazione di un breve saggio «Donne e professioniste del primo Ottocento», dedicato alle artiste bolognesi di questo periodo. Allora Carlotta Gargalli era poco più di un nome e il suo catalogo ridotto a pochi titoli. Oggi di lei sappiamo molto di più.