La badante 46enne Paola Pettinà finita in carcere per la morte di una 81enne in provincia di Vicenza si difende: “Gli anziani erano agitati, non volevo far loro del male”
Un omicidio volontario aggravato, tre decessi sospetti e cinque tentati omicidi: è un quadro gravissimo quello dell’accusa nei confronti di Paola Pettinà, la finta badante di 46 anni arrestata nei giorni scorsi a Vicenza con l’accusa di aver ucciso un’anziana di 81 anni con la somministrazione di dosi massicce di psicofarmaci e antidepressivi. Tavor, Xanax e altri: si parla addirittura di 100 gocce in un solo giorno. Il periodo analizzato dalle indagini va dal 2022 al 2024. La finta badante (che ai parenti degli anziani diceva di essere un’operatrice specializzata o un’infermiera) scioglieva le gocce nel caffè o nell’acqua. Gli anziani, dopo queste ‘overdosi’ di farmaci, avevano torpore, stordimento e facevano anche fatica a stare in piedi o muoversi. Per qualcuno è stato necessario il ricovero. Una delle donne assistite da Pettinà, l’81enne Imelda Stevan, è morta. I parenti, intervistati dal Corriere del Veneto, hanno raccontato che la finta badante era stata a casa della donna per 15 giorni in tutto: poi l’anziana era morta. E, dopo il decesso, Pettinà aveva continuato a scrivere loro dicendo che l’anziana le mancava.
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Altri quattro anziani fortunatamente si sono poi salvati. Ai familiari, la 46enne aveva raccontato bugie dicendo che erano stati gli stessi anziani ad abusare degli antidepressivi. Le indagini, però, vanno oltre all’assistenza agli anziani. Gli inquirenti stanno infatti cercando di fare luce anche sul tentato omicidio dell’ex compagno di Pettinà e sulla morte della madre di lui, venuta a mancare in circostanze non chiarite. Per l’ex compagno, gli inquirenti ipotizzano che la donna abbia tentato di avvelenarlo con un multivitaminico.
“Forse ho esagerato con le benzodiazepine, ma vedevo gli anziani agitati, non volevo far loro del male“: così si sarebbe giustificata la donna davanti ai Carabinieri che tre giorni fa l’hanno arrestata e condotta nel carcere di Montorio sulla base di una pesantissima ordinanza di custodia cautelare lunga 77 pagine. Una giustificazione poco credibile, a maggior ragione perchè, scrive il Corriere, nell’ordinanza il gip scrive che Pettinà “è adusa alla menzogna“. Per gli inquirenti la donna non poteva non essere consapevole della pericolosità di dosi del genere. Di qui l’accusa di omicidio “volontario”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT).