Quella dei calciatori italiani all’estero è una storia variegata, dal profumo esotico, capace di far risuonare eventi lontani e vicini. Un filone narrativo all’interno di questa vasta saga è sicuramente costituito dalle esperienze in casa blaugrana.
Italiani e Catalogna, un connubio sfortunato
Il Barcellona nell’ultimo ventennio ha ingaggiato diversi italiani, accomunati oltre che dal talento, anche dal fatto di essere passati di qua in momenti topici della carriera: il primo italiano a sbarcare nella capitale catalana fu Francesco Coco, che all’epoca vestiva la maglia del Milan allenato Terim; furono proprio alcune divergenze col tecnico turco a preparare la strada per il suo trasferimento sull’altra sponda del Mediterraneo. Il venticinquenne terzino sinistro viveva all’epoca un periodo interlocutorio della sua carriera: le indiscutibili doti tecniche e balistiche non si erano tramutate in continuità di prestazioni ad alto livello; tuttavia le attese nei suoi confronti restavano ancora, tanto che in seguito sarà l’altra sponda di Milano a puntare sul talento siciliano.
Diversa è la storia di Thiago Motta: per lui il Barcellona costituisce l’approdo sul continente europeo dopo una breve esperienza nel calcio professionistico brasiliano tra le fila della Juventus SP, squadra brasiliana del quartiere Mocca di San Paolo. Al momento del trasferimento in blaugrana, nel ’99, tecnicamente Motta è ancora un giocatore brasiliano, anzi è proprio vestendo la verde oro dell’Under 17 che il giovane Thiago viene notato dall’allora direttore tecnico del Barcellona. Dopo i primi tre anni nella squadra B, finirà per diventare un pilastro del centrocampo della prima squadra, almeno fino alla rottura dei legamenti del ginocchio sinistro. Il trasferimento all’Atletico Madrid nel 2007 non porta fortuna a Thiago Motta, che incappa in un altro grave infortunio. Al momento del suo trasferimento al Genoa da svincolato nel 2008, causa i gravi infortuni, sembra che ormai la sua carriera abbia imboccato una discesa inevitabile. Ma sarà proprio in Italia che verrà notato da Mourinho; il proseguo della storia è noto.
Quella di Demetrio Albertini al Barca rientra sicuramente tra le operazioni di mercato statisticamente improbabili (chissà qual era la quota dei casas de apuestas Italia all’epoca!). Dopo una gloriosa carriera al Milan, il trentaquatrenne si trasferisce dall’Atalanta al Barcellona nel 2005, durante la finestra di mercato invernale. Qui ritrova, nelle vesti di allenatore, l’ex compagno Rijkaard, con cui aveva vinto qualcosa come una mezza dozzina di coppe europee e svariati titoli nazionali. Quelli al Barca furono di fatto gli ultimi mesi della carriera di un giocatore la cui storia non può che essere associata ai colori rossoneri.
Ultimo della serie è stato Zambrotta, in uscita da una Juve esautorata dalla massima serie dalla sentenza del caso Calciopoli e fresco vincitore del mondiale 2006, dove resterà per due anni, senza eguagliare le prestazioni mostrate con i Bianconeri e con la maglia della nazionale.
Il fil rouge che unisce questi trasferimenti sembra essere la contingenza, o l’urgenza che dir si voglia: paiono approdi casuali dopo una tempesta che ha mandato la nave fuori rotta, quelli degli italiani sulle sponde catalane e forse è anche per questo che in estate, un altro talento italiano, Federico Chiesa, ha scelto di attraversare le gelide acque della Manica piuttosto che affrontare un sereno viaggio Mediterraneo.