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Da Bonifacio VIII a Francesco: ecco tutti i Papi del Giubileo

papa francesco

Tra golpe, tesori, scismi, Paradiso e indulgenze per i peccatori: da Bonifacio VIII a Francesco, ecco quali sono stati i Papi del Giubileo

27 Giubilei per 27 papi? Non proprio. Qualche pontefice ne ha fatto più d’uno, e altri l’hanno dichiarato ma non presieduto. Anche Papa Francesco non sfugge all’eccezione ma, dopo aver proclamato il Giubileo minore ‘della misericordia’ nel 2015, è dal dicembre 2025 al gennaio 2026 che guiderà il vero e proprio Anno Santo.

La storia del Giubileo inizia nel 1300 con papa Bonifacio VIII, non proprio uno stinco di santo, tanto che Dante lo manda dritto dritto all’Inferno. Dopo aver fatto rinchiudere nel castello di Fumone il suo avversario Clemente V (che fosse eremita non lo rassicurava abbastanza), Bonifacio VIII a ridosso del Giubileo era affaccendato in un vero e proprio ‘golpe’ guidato dai cardinali Colonna che il pontefice fece scomunicare per poi finire sotto botta in un processetto che gli costò ingiurie e pure un famigerato ‘schiaffo’ (simbolico pare) ad Anagni’. Alla fine della storia ‘santa’ c’è papa Bergoglio che altrettanto ha da combattere con avversari interni e tentazioni di scisma. Il Dicastero per la Dottrina della Fede, solo a luglio, ha scomunicato l’arcivescovo Carlo Viganò che non riconosce la legittimità del Papa e dell’ultimo Concilio. Insomma non è proprio un mare calmo.

Un Anno Santo il 2025 che arriva anche con un inedito teologico frizzante: una giornata dedicata alle associazioni LGBTQI, il 5 e il 6 settembre 2025. L’inclusione supera la resistenze dei cattolici tradizionalisti che insofferenti e nostalgici di Papa Ratzinger lo sono da un po’. Ma guai a dimenticare il significato del pellegrinaggio, se pur modernizzato con aerei e B&B, nel Giubileo si viene a Roma, la nuova Gerusalemme, per chiedere la remissione dei peccati per sé e per i defunti. I peccati, guai dimenticarlo, sono il motore della ricorrenza.

La cadenza inizialmente ogni 100 anni viene ridotta a 50 anni nel 1343 da Clemente VI e a 25 nel 1470 da Paolo II.

Roma, quest’ anno più che mai anche grazie ai cantieri PNRR, è tutta un fermento di nuove piazze, di via Ottaviano trasformata in boulevard, di strutture ricettive in trepida attesa. Un po’ meno i taxi, come si sente da qualche voce in strada, che non credono che il pellegrino porterà soldi alla Capitale. Eppure historia docet. Il salto di qualità (commerciale) cominciò nel 1450 con papa Niccolo V. Fu lui, pare, a stabilire che chi non potesse raggiungere Roma in pellegrinaggio avrebbe potuto ottenere l’indulgenza in cambio di denaro. Si arricchirono banchieri, commercianti, osti e la tesoreria papale.

Ad indire il successivo, nel 1475, fu Sisto IV: per questa occasione il Papa volle che Roma fosse abbellita con nuove importanti opere, tra cui la Cappella Sistina e il ponte Sisto sul Tevere. Nel 1500 Alessandro VI volle che le porte Sante delle quattro basiliche venissero aperte contemporaneamente, riservando a sé l’apertura di quella di San Pietro.

Ad indire il Giubileo per il 1550 fu Paolo III, ma ad aprirlo fu Giulio III. Il notevole afflusso di pellegrini provocò problemi di assistenza. Nel 1575, sotto il pontificato di Gregorio XIII, arrivarono a Roma oltre 300.000 persone da tutta l’Europa. E quest’anno chissà Roma come se la caverà, c’è chi fa già con discreto sadismo il countdown dei rifiuti e degli scioperi che il papa non potrà precettare.

“Mossi dalle gravi calamità della Chiesa e di questo secolo, nonché dalla necessità di implorare l’aiuto divino, giammai omettemmo nel tempo del Nostro Pontificato di eccitare il popolo cristiano, affinché si adoperasse di placare la Maestà di Dio e di meritare la clemenza celeste coi santi costumi della vita, colle opere della penitenza e con i pii officii della preghiera”. Potrebbe andare a pennello oggi, nel quadro nefasto di guerre e conflitti e nuove gravi ferite in Terra santa, ma è invece l’inizio dell’enciclica con cui papa Pio IX appose il suo sigillo al Giubileo del 1875.

E dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1950, è Pio XII a promulgare il Giubileo che si accompagnò a un nuovo scoop: la proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria al cielo: la famosa Assunta del Ferragosto, un tempo Feriae Augusti, nasce allora.

Scolpite nella memoria le immagini del Giubileo di fine Millennio con Papa Giovanni Paolo II, già molto provato e curvo per gli anni e il Parkinson, sotto la maestosità della Porta Santa con i Tesori di Pietro addosso e il respiro serrato del mondo sul ciglio di una fine millennio che dal Medioevo sino ad oggi continua a ricolmare di vaghe paure gli esseri umani. Morirà 5 anni dopo.

Oggi papa Francesco, quasi sempre costretto alla carrozzina, è diventato icona vivente della fragilità umana. Ha iniziato con il “pregate per me” alla fine di ogni suo Angelus con cui ha sdoganato un nuovo linguaggio papale. E a differenza degli anni Woytila la fragilità e la diversità sono ormai diventate agende politiche e agoni di contese, più secolari purtroppo che teologico-filosofiche. Il 26 dicembre una Porta Santa si aprirà anche a Rebibbia. Sarà un pellegrinaggio di anime, più che un Giubileo dei turisti. Dante lo metterà in Paradiso.

(Foto sopra, fonte: https://notedipastoralegiovanile.it/)

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