Un’elevata forma fisica cardiorespiratoria è stata associata a migliore funzione cognitiva e a un minor rischio di demenza, anche nelle persone con predisposizione genetica
Un’elevata forma fisica cardiorespiratoria è stata associata a una migliore funzione cognitiva e a un minor rischio di demenza, anche nelle persone con predisposizione genetica alla malattia. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da Weili Xu, PhD del Karolinska Institute di Stoccolma, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine.
L’analisi si basa sui dati della U.K. Biobank e rappresenta uno dei primi studi a valutare congiuntamente l’effetto della forma fisica e del rischio genetico sulla demenza.
I principali risultati dello studio
- Un’elevata forma fisica cardiorespiratoria è risultata associata a un rischio di demenza ridotto del 40% rispetto a chi aveva livelli di fitness più bassi (IRR 0,60; 95% CI 0,48-0,76).
- Nei soggetti con predisposizione genetica moderata o elevata alla demenza, un alto livello di fitness ha attenuato il rischio del 35% (IRR 0,65; 95% CI 0,52-0,83).
- L’insorgenza della demenza è stata ritardata di circa 1,5 anni (1,48 anni; 95% CI 0,58-2,39) nei partecipanti con forma fisica elevata.
- Inoltre, una maggiore forma fisica cardiorespiratoria era associata a una funzione cognitiva migliore in tutti i domini valutati, inclusi memoria prospettica, memoria verbale/numerica e velocità di elaborazione. L’associazione si è dimostrata costante in diverse fasce d’età (39-70 anni) e livelli di rischio genetico.
I dettagli della metodologia
Lo studio ha seguito 61.214 partecipanti della U.K. Biobank, privi di demenza al basale, per un periodo medio di 11,72 anni. L’età media dei partecipanti era di 56 anni e il 52% erano donne.
Per stimare il livello di fitness, i partecipanti hanno completato un test submassimale di 6 minuti su una cyclette al momento dell’arruolamento (2006-2010). I punteggi di fitness sono stati suddivisi in tre livelli (basso, moderato, alto), standardizzati per età e sesso. La funzione cognitiva globale e specifica è stata valutata al basale, mentre i casi di demenza sono stati identificati durante il follow-up tramite anamnesi e cartelle cliniche.
La predisposizione genetica è stata stimata utilizzando punteggi di rischio poligenico per la malattia di Alzheimer, calcolati sulla base di studi di associazione genome-wide.
Durante i 12 anni di follow-up, 553 partecipanti (0,9%) hanno ricevuto una diagnosi di demenza.
Implicazioni dei risultati
Secondo gli autori, la forma fisica cardiorespiratoria può essere un predittore importante della salute cognitiva. “Migliorare la forma fisica cardiorespiratoria potrebbe rappresentare una strategia preventiva per la demenza, anche tra le persone con un’elevata predisposizione genetica”, hanno dichiarato gli autori dello studio.
Nonostante l’importanza di questi risultati, i ricercatori sottolineano che lo studio è osservazionale e, quindi, non può stabilire una relazione di causalità diretta.
Limiti e considerazioni
Alcune limitazioni dello studio includono:
- La popolazione della U.K. Biobank è più sana della media della popolazione generale, il che potrebbe aver influenzato i risultati.
- I partecipanti con determinate condizioni di salute, come dolore toracico a riposo o pacemaker, sono stati esclusi dal test di fitness, riducendo la rappresentatività del campione.
- Il test submassimale utilizzato, sebbene pratico, è meno accurato di un test massimale che richiede uno sforzo fino all’esaurimento.
- I casi di demenza sono stati identificati tramite registri clinici, il che potrebbe aver portato a una sottostima. Inoltre, la maggior parte dei partecipanti non ha effettuato misurazioni ripetute del fitness, impedendo di esaminare l’evoluzione della forma fisica e il suo impatto sul rischio di demenza.
Prospettive future
Sono necessari ulteriori studi per chiarire i meccanismi attraverso cui la forma fisica può mitigare il rischio genetico di demenza. Indagini più approfondite sul ruolo del fitness cardiorespiratorio nella popolazione anziana potrebbero fornire nuovi strumenti per la prevenzione delle malattie neurodegenerative.
I ricercatori auspicano che la valutazione della forma fisica cardiorespiratoria possa essere integrata nella pratica clinica come indicatore di routine delle condizioni di salute.