Fino al 23 febbraio 2025, al Museo Bailo di Treviso, Roberto Pamio è tra i protagonisti della mostra “DIFFERENTI CON METODO. Dallo IUAV a Treviso. Architetti e designer dal 1960 al 1990”
Fino al 23 febbraio 2025, al Museo Bailo di Treviso, Roberto Pamio è tra i protagonisti della mostra DIFFERENTI CON METODO. Dallo IUAV a Treviso. Architetti e designer dal 1960 al 1990, organizzata dall’Associazione [e]DesignFestival e curata da Luciano Setten con Giuseppe Cangialosi, Luca Facchini, Mario Gemin, con la collaborazione di IUAV Venezia, di ADI VTAA e della Fondazione Architetti di Treviso.
La mostra narra i progetti di alcuni dei più importanti protagonisti del design e dell’architettura trevigiana degli ultimi sessant’anni, legati da una formazione universitaria svolta allo IUAV di Venezia, dotato d’un corpo docenti d’eccellenza, con importanti maestri dell’architettura italiana quali Franco Albini, Ignazio Gardella, Bruno Zevi e Carlo Scarpa, in una congiuntura delle più favorevoli. Il periodo storico, 1960-1990, infatti porta a considerare, come scrive Roberto Masiero, “… le trasformazioni politiche e ideologiche che accompagnano il boom economico, l’emergere di una nuova classe dirigente, lo sviluppo di una industria diffusa dei beni di consumo a medio contenuto tecnologico, ma ad alto contenuto di immagine; l’inurbamento scomposto che ha modificato il paesaggio rurale ed ha letteralmente violentato i modi d’uso dei centri storici”.
Tra oggetti, progetti e studi in mostra, di Paolo Bandiera e Umberto Facchini, Luciano Gemin, Giuseppe Davanzo, Vittorio Rossi e Boccato-Gigante, si evidenzia il lavoro di Roberto Pamio, in un percorso espositivo che evidenzia l’anima segreta delle cose, con particolare attenzione ad una ricerca formale che si riscontra, costantemente, nelle opere degli architetti selezionati, tutti accomunati dalla capacità di visualizzare attraverso gli schizzi quale strumento per pre-vedere il progetto.
Architetto, designer e pittore, Roberto Pamio – scomparso nel 2021 – si è distinto nel mondo dell’architettura e del design per la capacità di emozionare attraverso le sue creazioni. In oltre mezzo secolo di attività, ha firmato innumerevoli progetti, in Italia e all’estero, da abitazioni private a complessi residenziali, spazi produttivi e pubblici, compresi pure alcuni monumenti, donati alla collettività. Professionalmente trevigiano d’adozione, Pamio è colui che in città realizzò le attuali antenne telefoniche “mascherate” da opere d’arte futuristiche, come quella di piazza Matteotti. In particolare, di Roberto Pamio vengono esposti i progetti architettonici di alcune ville, a Vicenza, nel Connecticut (1986), e a Treviso come Villa Bornello (1977), Torre Matteotti e Casa Ghedin (1990). E di design, tra cui il sofà Lara, disegnato per Stiwood negli anni ’60, e le lampade Gill del 1962 e Febo del 1970 per Leucos.
“Siamo molto orgogliosi che questa mostra celebri il lavoro e la visione di nostro padre” afferma l’architetto Matteo Pamio. “Onoriamo la sua eredità portando avanti il suo metodo basato su un perfetto equilibrio tra osservazione, ispirazione e immaginazione. Un approccio dove sostenibilità e creatività si combinano con funzionalità ed estetica, privilegiando materiali naturali per promuovere il benessere delle persone e il rispetto per l’ambiente”.