Un recente studio clinico ha gettato luce sull’efficacia del farmaco sacubitril/valsartan nel prevenire i danni cardiaci causati dalle antracicline per la chemioterapia
Un recente studio clinico ha gettato luce sull’efficacia del farmaco sacubitril/valsartan nel prevenire i danni cardiaci causati dalle antracicline, una classe di farmaci chemioterapici ampiamente utilizzata ma nota per il suo potenziale cardiotossico. I risultati del trial SARAH, presentati durante le American Heart Association (AHA) Scientific Sessions 2024 a Chicago, evidenziano come questa combinazione farmacologica, già approvata per il trattamento dello scompenso cardiaco, possa offrire una protezione significativa ai pazienti oncologici ad alto rischio.
Il Problema della cardiotossicità da antracicline
Utilizzate nel trattamento di vari tipi di tumori come il carcinoma mammario, gastrico e le leucemie, le antracicline agiscono danneggiando il DNA delle cellule tumorali. Tuttavia, questa azione può colpire anche il cuore, in particolare attraverso l’interazione con la topoisomerasi 2β, una proteina cruciale per il mantenimento dell’integrità del DNA nelle cellule cardiache. Il danno cumulativo al miocardio può portare a cardiomiopatia, una condizione che riduce la funzione del cuore e aumenta il rischio di insufficienza cardiaca.
Negli ultimi anni, il miglioramento delle terapie oncologiche ha ridotto significativamente la mortalità per tumore, ma ha portato a un aumento della consapevolezza riguardo alle complicanze cardiovascolari nei sopravvissuti al cancro. La sfida è quindi quella di bilanciare l’efficacia delle antracicline con strategie che riducano i loro effetti avversi sul cuore.
Il trial SARAH
Lo studio SARAH ha arruolato 114 pazienti oncologici trattati presso l’ospedale Erasto Gaertner in Brasile tra il marzo 2022 e l’agosto 2024. I partecipanti erano in gran parte donne (90%) con un’età media di 52 anni, principalmente affette da carcinoma mammario. Tutti erano considerati ad alto rischio di cardiotossicità, avendo mostrato livelli elevati di troponina I, un marker di danno miocardico, dopo la chemioterapia.
I pazienti sono stati randomizzati a ricevere sacubitril/valsartan o placebo per 24 settimane. La dose iniziale del farmaco è stata progressivamente aumentata fino a raggiungere il livello ottimale di 97/103 mg due volte al giorno. Gli endpoint primari includevano una riduzione superiore al 15% della deformazione longitudinale globale (GLS) del ventricolo sinistro, un indicatore precoce di cardiotossicità.
Risultati promettenti
I risultati sono stati sorprendenti: il gruppo trattato con sacubitril/valsartan ha mostrato un rischio di cardiotossicità inferiore del 77% rispetto al gruppo placebo (7,1% vs 25%, P=0,015). Inoltre, il GLS è migliorato mediamente del 2,55% nel gruppo trattamento, mentre è peggiorato del 6,65% nel gruppo placebo (P<0,001). Anche la frazione di eiezione del ventricolo sinistro (LVEF), valutata con risonanza magnetica cardiaca, ha mostrato un miglioramento nel gruppo trattato (+0,19%) rispetto a un peggioramento nel gruppo placebo (-3,47%, P=0,011).
Nonostante l’efficacia del trattamento, sono stati osservati alcuni effetti collaterali, tra cui un aumento della frequenza di ipotensione (14% nel gruppo ARNI vs 1,8% nel placebo) e livelli più alti di potassio nel sangue. Tuttavia, il farmaco è stato generalmente ben tollerato e non si sono verificati eventi avversi gravi.
Implicazioni e prospettive future
La ricerca condotta dal team guidato da Marcely Gimenes Bonatto, dell’Università di São Paulo, rappresenta un passo avanti significativo nella cardio-oncologia. Questo è il primo trial che dimostra l’efficacia di sacubitril/valsartan nel ridurre i danni cardiaci indotti dalle antracicline in pazienti oncologici ad alto rischio.
Commentando i risultati, Tochi M. Okwuosa, DO, della Rush University, ha sottolineato l’importanza di ulteriori studi per validare questi risultati su campioni più ampi e per periodi di follow-up più lunghi. “Abbiamo bisogno di dati che includano outcome clinici più solidi, come ricoveri per insufficienza cardiaca e mortalità complessiva,” ha dichiarato.
Anche Bonnie Ky, MD, di Penn Medicine, ha evidenziato la necessità di studiare la sostenibilità degli effetti benefici a lungo termine. I dati del trial PRADA II, che includeranno un follow-up di 18 mesi sull’uso di sacubitril/valsartan in pazienti oncologici, potrebbero fornire risposte cruciali.
Il trial SARAH apre nuove possibilità per la prevenzione della cardiotossicità da antracicline, ponendo sacubitril/valsartan come una strategia promettente per proteggere il cuore dei pazienti oncologici ad alto rischio. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati e definire le migliori modalità di utilizzo nella pratica clinica.