In libreria per Canti Liberi “Anche le aiuole non mantengono le promesse”. Nei canti liberi di Marisa Brandano un viaggio verso l’etereo
Ha deciso di dare una dimora ai suoi tanti canti liberi, Marisa Brandano, autrice sarda che vive ad Olbia (Sassari). Nasce, così, l’opera “Anche le aiuole non mantengono le promesse”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. Un titolo originale che la poetessa spiega con queste parole: «Posso dire che dentro questo involucro che ci avvolge, che mi avvolge, c’è tutto ciò che patiamo, ciò di cui gioiamo, ciò che elaboriamo, ciò a cui aspiriamo e tutte queste componenti unite si sintetizzano in un titolo, che si presenta da solo».
La raccolta di canti liberi “Anche le aiuole non mantengono le promesse” è stata pubblicata da Aletti editore sia per la collana “I Diamanti”, sia per “Altre Frontiere -Britannia” con traduzione dei testi in inglese.
«Attraverso il bilinguismo – ne è convinta l’autrice – la comunicazione si espande come una macchia d’olio e arriva presso culture differenti, valicando i nostri confini ed entrando in circuiti internazionali. Reputo che con la traduzione nella propria lingua, il lettore possa godere appieno del significato profondo delle parole, del testo e della musicalità intrinseca».
L’opera può essere definita un viaggio esperienziale che la poetessa compie nella sua vita attraverso l’arte.
«Essa, in quanto creatività, collega al divino e accompagna nel soprannaturale, nell’eterno. Per me la vita vera – confessa Marisa Brandano – è il viaggio che ognuno di noi fa dentro se stesso, in compagnia della propria anima, del proprio spirito, delle proprie viscere e là, i sogni, per magia diventano realtà. La scrittura, per me, è libertà. Dimensione in cui non ti giudichi e non ti interessa nemmeno, se gli altri lo fanno. Nessuno ti può intossicare». L’autrice «si lascia prendere per mano dalla parola, facendosi condurre in strade mai percorse, in luoghi sconosciuti che diventano familiari; parola che è, ora carezza, ora dilemma, ora speranza».
«La silloge di Marisa Brandano – scrive, nella Prefazione, Giuseppe Aletti, poeta, formatore e critico letterario, titolare dell’omonima casa editrice – si espone fin dalla titolazione come un’opera diseguale nel panorama poetico italiano, abitato generalmente da sfoghi catartici che ricercano, dalla scritta parola e dal verso in particolare, la consolazione del momento, in un soliloquio che spesso solleva esclusivamente il poeta che ha disteso le parole sulla pagina bianca».
Quando alla poetessa chiediamo quali sono gli argomenti più ispiratori dei suoi versi, risponde così: «Nella mia poesia, che è orfica, visionaria e con marcato ritmo musicale, i versi sgorgano e fluiscono come pioggia su terra arida nei dialoghi intimi con me stessa, per interrogarsi sul mistero di vita. Ci sono tutte le sfaccettature dell’animo umano: disillusione, dolore. E poi c’è l’amore. Incluso quello verso se stessi». E continua: «Nei miei canti liberi, non c’è esteriorizzazione. C’è un lamento, ma c’è anche danza. C’è sangue e riso, petali che sfioriscono ed altri che si aprono alla vita. Adagiati, tra venti di solitudine e reincarnazioni. Non sono nessuno per trasmettere qualcosa. Faccio dono della mia testimonianza di vita». Si rivolge, così, Marisa Brandano ai suoi lettori, dando appuntamento al suo nuovo romanzo, già di prossima pubblicazione.