Nei pazienti con tumore della prostata, l’aggiunta di capivasertib migliora la sopravvivenza libera da progressione radiologica
La combinazione di capivasertib con abiraterone acetato e la terapia di deprivazione androgenica (ADT) produce un miglioramento clinicamente rilevante e statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione (rPFS) radiografica rispetto ai soli abiraterone e ADT nei pazienti con carcinoma prostatico ormono-sensibile metastatico de novo con deficit di PTEN. Lo dimostrano i risultati dello studio di fase 3 CAPItello-281, come annunciato in una nota dall’azienda che sta sviluppando capivasertib, AstraZeneca.
I risultati hanno anche mostrato una tendenza iniziale verso una sopravvivenza globale (OS) superiore con la combinazione a base di capivasertib, sebbene questi dati non fossero ancora maturi al momento dell’analisi e saranno rivalutati con un follow-up più lungo.
Il profilo di sicurezza della combinazione di capivasertib più abiraterone e ADT nello studio CAPItello-281 è risultato comparabile con quello di ciascun agente singolo riportato nei precedenti studi.
Ulteriori dati dello studio saranno presentati in uno dei prossimi convegni del settore e condivisisi con le autorità regolatorie dei vari Paesi.
«I pazienti con questa forma aggressiva di cancro alla prostata con deficit di PTEN al momento attuale hanno una prognosi particolarmente sfavorevole e c’è un urgente bisogno di nuovi trattamenti che migliorino le attuali terapie», ha affermato in un comunicato stampa il Principal Investigator dello studio Karim Fizazi, dell’Institut Gustave Roussy e dell’Università di Parigi Saclay di Villejuif. «I risultati osservati con capivasertib in combinazione con abiraterone più prednisone e l’ADT nello studio CAPItello-281 rappresentano un passo avanti per questi pazienti».
Lo studio CAPItello-281
Lo studio CAPItello-281 (NCT04493853) è un trial di fase 3 randomizzato, controllato e in doppio cieco, nel quale si sono valutate efficacia e sicurezza di capivasertib (un inibitore potente e selettivo di tutte le tre isoforme di AKT) più abiraterone/ADT rispetto a un placebo più abiraterone/ADT in un campione di 1012 pazienti adulti con carcinoma prostatico ormono-sensibile metastatico de novo con deficit di PTEN.
I partecipanti sono stati assegnati secondo un rapporto 1:1 al trattamento con capivasertib 400 mg due volte al giorno o un placebo corrispondente nei giorni da 1 a 4 di ogni ciclo di 28 giorni in combinazione con abiraterone 1000 mg al giorno più l’ADT.
L’endpoint primario dello studio era la rPFS, definita come il tempo intercorso tra la randomizzazione e il decesso o la progressione radiografica secondo i criteri RECIST v1.1 per i tessuti molli e/o linee guida del Prostate Cancer Working Group 3 per l’osso. Gli endpoint secondari includevano, invece, l’OS, il tempo all’inizio della prima terapia successiva o al decesso, la sopravvivenza libera da eventi scheletrici sintomatici, il tempo alla progressione del dolore, il tempo alla progressione biochimica, cioè il rialzo dell’antigene prostatico specifico (PSA), il tempo alla resistenza alla castrazione, la PFS dopo il trattamento di linea successiva e la concentrazione plasmatica di capivasertib prima e dopo la somministrazione.
Gli investigatori hanno inoltre valutato l’affaticamento mediante il Brief Fatigue Inventory, la gravità complessiva del dolore e l’interferenza del dolore mediante il questionario Brief Pain Inventory-Short Form, nonché i sintomi correlati alla malattia e la qualità della vita correlata alla salute mediante il questionario Functional Assessment of Cancer Therapy – Prostate Cancer.
I criteri di inclusione ed esclusione
Potevano partecipare allo studio i pazienti di età pari o superiore a 18 anni con adenocarcinoma prostatico ormono-sensibile de novo asintomatico o lievemente sintomatico, confermato istologicamente senza tumori a piccole cellule diagnosticati entro 180 giorni dalla randomizzazione. Altri requisiti per l’ingresso nel trial comprendevano la presenza di malattia metastatica, un performance status ECOG o secondo la classificazione della World Health Organization pari a 0 o 1 e un deficit di PTEN rilevato mediante test centralizzati.
Erano, invece esclusi dall’arruolamento i pazienti sottoposti in precedenza a una prostatectomia radicale o una radioterapia definitiva somministrata con intento curativo per il cancro alla prostata oppure a un intervento chirurgico importante entro 4 settimane dall’inizio del trattamento in studio.
«Questi risultati dimostrano, per la prima volta, che l’aggiunta di un inibitore di AKT a una terapia standard può apportare benefici ai pazienti con un carcinoma prostatico ormono-sensibile metastatico con deficit di PTEN. Colpendo un driver chiave della malattia, siamo stati in grado di migliorare i risultati rispetto alle terapie attuali e dimostrare il potenziale ruolo di questa combinazione in un’area nella quale vi è ancora un bisogno critico insoddisfatto», ha concluso Susan Galbraith, vicepresidente esecutivo di Oncology Research and Development presso AstraZeneca.