Mortalità per Alzheimer ridotta tra autisti di taxi e ambulanze


Una recente ricerca pubblicata sul BMJ ha evidenziato che gli autisti di taxi e quelli di ambulanze presentano una mortalità per Alzheimer significativamente inferiore

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Una recente ricerca pubblicata sul BMJ ha evidenziato che gli autisti di taxi e quelli di ambulanze presentano una mortalità per Alzheimer significativamente inferiore rispetto ad altre professioni. Lo studio, di tipo trasversale basato sulla popolazione, ha analizzato i certificati di morte del National Vital Statistics System degli Stati Uniti tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2022, collegandoli alle occupazioni dei deceduti. Di oltre otto milioni di decessi esaminati, solo l’1,03% degli autisti di taxi e lo 0,91% degli autisti di ambulanze sono morti a causa dell’Alzheimer, contro una media generale del 3,88% per tutte le professioni.

Il ruolo dell’ippocampo nella memoria spaziale
Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori guidati da Vishal R. Patel, dell’Harvard Medical School di Boston, suggerisce che l’attività lavorativa degli autisti di taxi e degli autisti di ambulanze, che richiede un’elaborazione spaziale e di navigazione frequente, possa essere associata a cambiamenti neurologici protettivi, in particolare nell’ippocampo.

Questa struttura del cervello è una delle prime a deteriorarsi con l’Alzheimer ed è cruciale per la memoria spaziale e la navigazione. Anche dopo aver considerato fattori come l’età alla morte, il genere, l’etnia e il livello di istruzione, queste due professioni hanno continuato a mostrare il tasso più basso di mortalità per Alzheimer rispetto alle altre 441 occupazioni esaminate.

L’ippocampo, situato in profondità nel cervello, è fondamentale per la conversione delle memorie a breve termine in quelle a lungo termine e per la formazione delle memorie spaziali.

Studi neuroimaging, come quello condotto nel 2000 su autisti di taxi londinesi, hanno dimostrato che l’ippocampo può ingrandirsi in risposta a un’intensa attività di navigazione spaziale. Questi autisti avevano un ippocampo significativamente più grande rispetto alla popolazione generale, indicando un lavoro intenso e frequente di navigazione complessa.

Metodologia della ricerca: un’analisi dettagliata
La metodologia dello studio ha previsto l’analisi dei certificati di morte, collegandoli con le occupazioni indicate, per un periodo di tre anni. Gli autori hanno codificato 443 professioni e calcolato la percentuale di decessi attribuibili all’Alzheimer per ciascuna di esse, aggiustando i risultati per le variabili sociodemografiche sopra citate.

Questo approccio ha permesso di isolare l’effetto della professione sul rischio di mortalità per Alzheimer, riducendo il potenziale bias dovuto ad altri fattori di rischio.

Il confronto con altre professioni legate al trasporto, ma con minori esigenze di navigazione, come piloti di aerei e capitani di navi, ha rivelato tassi di mortalità per Alzheimer molto più elevati. Questo suggerisce che non è solo la professione in sé a influenzare la salute dell’ippocampo, ma la natura specifica delle attività di navigazione complesse e frequenti.

Conclusioni dello studio e riflessioni
Secondo Patel e colleghi, i risultati di questo studio suggeriscono un possibile legame tra le richieste cognitive delle professioni di autista di taxi e autista di ambulanze e una minore mortalità per Alzheimer. Tuttavia, lo studio non permette di affermare con certezza un effetto causale.

Le implicazioni di questi risultati sono affascinanti e aprono la strada a ulteriori ricerche per comprendere se e come le attività cognitive spaziali possano influire sul rischio di Alzheimer.

I commenti di un esperto
In un’intervista, il Dr. F. Perry Wilson della Yale School of Medicine ha offerto ulteriori spunti di riflessione. Egli ha sottolineato come, oltre ai fattori genetici e ambientali, le capacità di navigazione spaziale legate alla professione possano essere cruciali.

Ha anche evidenziato l’importanza di allenare l’ippocampo attraverso attività che richiedono navigazione e memoria spaziale, suggerendo che un maggiore uso delle nostre abilità di orientamento senza fare affidamento esclusivamente sui GPS potrebbe essere benefico.

Infine, mentre questa ricerca non fornisce risposte definitive, essa alimenta la speranza che un maggiore impegno cognitivo nelle attività quotidiane possa contribuire a prevenire l’Alzheimer, incoraggiando ulteriori studi in questa direzione.

Bibliografia:
R Patel V, Liu M, Worsham CM, Jena AB. Alzheimer’s disease mortality among taxi and ambulance drivers: population based cross sectional study. BMJ. 2024;387:e082194. doi: 10.1136/bmj-2024-082194. leggi