L’aggiunta dell’immunoterapia con l’anti-PD-1 pembrolizumab alla radioterapia preoperatoria e alla chirurgia può migliorare la (DFS) nei pazienti con sarcoma
L’aggiunta dell’immunoterapia con l’anti-PD-1 pembrolizumab alla radioterapia preoperatoria e alla chirurgia può migliorare la sopravvivenza libera da malattia (DFS) nei pazienti con determinati tipi di sarcoma. A evidenziarlo sono i risultati dello studio randomizzato SU2C-SARC032, pubblicato di recente su The Lancet, al quale hanno partecipato anche centri italiani.
Con un follow-up mediano di 43 mesi, infatti, la DFS è risultata significativamente più lunga per il braccio sperimentale, con una riduzione del 39% del rischio di recidiva o decesso rispetto al braccio di controllo, trattato con la sola radioterapia seguita dalla chirurgia (HR 0,61; IC al 90% 0,39-0,96; P = 0,035). Inoltre, il tasso di DFS a 2 anni è risultato rispettivamente del 67% contro 52%.
Metà dei pazienti a rischio di metastasi
Nella loro introduzione, gli autori, coordinati da Yvonne M Mowery, del UPMC Hillman Cancer Center–University of Pittsburgh (Pennsylvania); spiegano che fra i pazienti con sarcoma dei tessuti molli delle estremità ad alto rischio, circa la metà sviluppa metastasi.
Per questo motivo, la Mowery e i colleghi hanno effettuato lo studio SU2C-SARC032, con l’obiettivo di valutare se l’aggiunta dell’immunoterapia con pembrolizumab alla radioterapia e alla chirurgia potesse migliorare l’outcome di questi pazienti.
Lo studio SU2C-SARC032
Lo studio SU2C-SARC032 (NCT03092323) è un trial multicentrico internazionale di fase 2, randomizzato, in aperto, condotto su 143 pazienti con sarcoma pleomorfo indifferenziato in stadio III, di grado 2 o 3, o liposarcoma dedifferenziato o pleomorfo dei cingoli e degli arti.
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale al trattamento con tre cicli di pembrolizumab preoperatorio più la radioterapia (iniziata da uno a 14 giorni dopo la prima dose dell’immunoterapico), seguiti dalla chirurgia e da pembrolizumab dopo l’intervento per un massimo di 14 cicli (braccio sperimentale) oppure la sola radioterapia preoperatoria seguita dalla chirurgia (braccio di controllo).
La DFS era l’endpoint primario dello studio.
Risultati simili nell’analisi ITT modificata
Nell’analisi Intention-To-Treat (ITT) modificata sono stati inclusi 127 pazienti (di cui 64 nel braccio sperimentale e 63 nel braccio di controllo) e il beneficio dell’aggiunta di pembrolizumab è risultato simile a quello osservato nella popolazione ITT (HR 0,61; IC al 90% 0,39-0,95).
La frequenza degli eventi avversi di grado 3/4 è risultata del 56% nel braccio sperimentale e 31% nel braccio di controllo, e non si sono verificati eventi avversi fatali in nessuno dei due bracci.
«I risultati di SU2C-SARC032 indicano che pembrolizumab rappresenta una nuova promettente opzione terapeutica per questi pazienti e suggeriscono una via per ottenere un effetto terapeutico ancora maggiore, ottimizzando ulteriormente l’immunoterapia», concludono gli autori.
Bibliografia
Y.M. Mowery, et al. Safety and efficacy of pembrolizumab, radiation therapy, and surgery versus radiation therapy and surgery for stage III soft tissue sarcoma of the extremity (SU2C-SARC032): an open-label, randomised clinical trial. Lancet 2024; 404(10467):2053-64 leggi