AdriaCo su YouTube con un nuovo videoclip


Il videoclip di Adriaco vuole esprimere la claustrofobia di una mente piena di idee che finiscono per soffocare e confondere nella ricerca di cosa davvero abbiamo da dire

adriaco

“È arrivata nel 2021. In terapia mi è stato chiesto dallo psicologo di rispondere alla domanda: chi sono io per me? Si aprì una voragine. Ho sempre definito ciò che non sono, ma mi accorsi di essere impreparato alla domanda opposta. Lo psicologo stesso mi sfidò a rifletterci e a scriverci una canzone. L’aridità creativa che mi ha bloccato per tanti anni, si è ripercossa su moltissimi aspetti della mia vita, ansie notturne, apatia al risveglio, ansia sociale e fatica nel curare me stesso e la mia interfaccia con il mondo. Un artista si mette sempre in gioco come persona quando espone allo sguardo dell’altro ciò che crea. Nel labirinto di aspettative e visioni esterne, si perde spesso il senso e l’autenticità di ciò che si è e ci si ritrova a desiderare ciò che non si desidera davvero, fino a sentirsi mai all’altezza e profondamente inadeguati per questo settore.”

Il videoclip vuole esprimere la claustrofobia di una mente piena di idee che finiscono per soffocare e confondere nella ricerca di cosa davvero abbiamo da dire. Per molte riprese è stato scelto il Museo dell’Altro e dell’Altrove, Metropoliz di Roma. Nell’esplosione di colori e immagini che si susseguono sulle pareti di questo particolare museo, si riflette il caos dell’espressione artistica nella società moderna, una società complessa, competitiva e violenta, che emargina minoranze e crea muri.

Nel video sono presenti anche grafiche animate dagli studenti dell’Istituto Cine-TV Rossellini di Roma, Elisa Dalu, Maria Clara De Santis, Valentina Paglino, Serena Ruggiero e Maria Troisi. Dire è anche il brano che più di tutti ha segnato un punto di svolta nella produzione del disco. Alessandro Passi ha ricevuto una demo piano e voce e da lì ha realizzato da zero l’arrangiamento, proponendo sonorità più elettroniche e moderne che hanno dato un imprinting poi a tutti gli altri brani di Collezione di Arretrati. Parallelamente, per amalgamare ai brani più rock, i samples sono stati sostituiti con la batteria di Bernardino Ponzani e vari campionamenti di rumori, mentre alcune tracce di tastiera sostituite con le chitarre elettriche di Emanuele Andolfi e Valerio Passi.